Adamo Sardella non ha dato il tempo al nipote di fermare la macchina: ha aperto lo sportello impugnando una vecchia pistola da guerra, l’ha puntata contro l’auto su cui si trovava la cognata e ha fatto fuoco. Poi ha tentato di ammazzare anche il compagno della donna, ma l’arma si è inceppata: è la ricostruzione drammatica dell’omicidio di Irene Margherito, avvenuto il 26 maggio dello scorso anno su una complanare della statale 7 Brindisi-Mesagne, davanti alla Corte d’Assise presieduta da Maurizio Saso.
È Paolo Giannuzzi, all’epoca in servizio al Commissariato di Polizia di Mesagne, a raccontare l’accaduto grazie alle immagini e agli audio delle telecamere di videosorveglianza dell’azienda davanti alla quale è avvenuto l’omicidio.
Il figlio di Irene Margherito, Alessandro, che in questa dolorosa vicenda di odi familiari ha di fatto accompagnato lo zio ad uccidere la madre, ha bloccato Sardella quando ormai era troppo tardi. Entrambi sono stati poi affrontati dal compagno della donna, Franco Acquaviva, che li ha colpiti con una katana alla quale non aveva comunque tolto il fodero.
In apertura d’udienza era stata esaminata il consulente tecnico Anna Greco che lo scorso 12 agosto ha depositato le trascrizioni delle conversazioni tra gli indagati e degli audio che si sono scambiati nelle chat.
Il processo riprende il 28 ottobre.