Caro intellettuale brindisino, non abbiamo bisogno di te

Caro intellettuale professionista brindisino, io so già come andrà; inizierai a leggere questa lettera perché ti sentirai naturalmente chiamato in causa da quell’aggettivo sostantivato col quale speri di essere etichettato e mentre, frase dopo frase, ti vedrai smascherato e, per certi versi, deriso, deciderai, senza successo, di interrompere la lettura di questa cosa , per te, “insulsa ed inconcludente”.

Ma non ce la farai. La leggerai tutta e ritenendo che essa si rivolga specificatamente a te, ti rifugerai nella speranza che il sito sia poco frequentato, o che almeno questa lettera l’abbiano letta in pochi oppure, ultima spe, che di quei pochi, pochissimi siano arrivati a leggerla tutta. Naturalmente, confortato da tali speranze, non ne parlerai con nessuno. 

Nei giorni seguenti le tue giornate scorreranno noiose e monotone come sempre: saranno giornate passate fra l’anticamera delle stanze del potere, l’ordine professionale di cui fai parte, ed il tuo studio davanti al computer i cui visiterai i siti no tav, no carbone, no rigassificatore, no centrale Federico II, no discariche, no piattaforma a.s.i., no e basta ecc ecc. Non so se hai un profilo su facebook. Se ce l’hai non è difficile immaginarlo: un po’ di sport, un po’ di famiglia e un po’ di impegno, tutto condito da un po’ (sempre un po’ che il troppo stroppia) di feroce sarcasmo su qualche bruttura locale ma senza niente di personale, senza fare nomi, così, senza colpevoli che, proprio quelli, prima o poi, possono tornare utili.

Forse, in una delle tue fugaci apparizioni in centro, sempre pensose, sempre frettolose, (che la calma ed il cazzeggio poco si addicono all’impegno civile) incontrerai un conoscente che, avendoti riconosciuto in questa breve descrizione ma non potendotelo dire, ti informerà soltanto della presenza di una cosa buffa che dovresti leggere. Capirai al volo a cosa egli si riferisca ma negherai d’averla letta, abituato come sei a dissimulare. Forse la rileggerai e ti angoscerà la circostanza che il quadro che ne viene fuori, più si tinge di comico e di grottesco, più non ti piace e più ti assomiglia. Allora, a tua difesa, passerai a mente il tuo passato “di sinistra”, tirerai fuori l’impegno politico che, se pur tiepido, ti ha spinto a votare Vendola alle elezioni regionali, ti trastullerai ripercorrendo la lista di tutti i politici (sempre di sinistra) che ti stimano e dei quali puoi dirti amico e, vero asso nella manica … riepilogherai le iscrizioni che possono andare dalla semplice adesione a Greenpeace alla tessera del wwf, passando per una adesione formale alla L.A.V., a Legambiente o, nei casi più estremi, ad Amici della terra.

Tutto dovrebbe servire a spostare da te i sospetti ma non è così e tu lo sai: questo inutile, tiepido, insulso, pseudo intellettuale sei proprio tu. Il tuo impegno politico si è, al massimo, concretizzato in una candidatura in una lista per il rinnovo del consiglio comunale ottenendo risultati da condominio (ma tanto tu l’hai fatto così, senza impegno, giusto per fare un favore);le amicizie di onorevoli, docenti universitari e consiglieri regionali che hai sono marginali e si esauriscono nello stesso momento in cui da loro non si ottiene neanche uno straccio di incarico professionale; tutte le adesioni alle varie associazioni ti hanno portato,in questi ultimi anni, al massimo a passeggiare per il corso in manifestazioni “di piazza” contro il rigassificatore ed anche in quelle ti abbiamo visto presente ma un po’ appartato, inquadrato ma di straforo, attivo ma con nonchalance, armeggiando con il tuo supercellulare in un gruppetto di avvocati, notai, medici e funzionari di banca, insomma non assieme ai poveracci.

Sul piano sociale sei quasi assente: ogni tanto un piccolo “fondo” intriso di perbenismo e di scandaloso stupore per i mali della città con uno stile che stempera la richiesta sociale in un pensoso tormento personale, che fonde l’attacco alle istituzioni con arcadici richiami a mondi sconosciuti e lontani ( dal paesino di settecento anime dell’entroterra umbro in cui si-ripristinano-manufatti-del-seicento- e-noi-invece-costruiamo-ancora, alla zona industriale di Seattle dove tutti i capannoni sono stati costruiti secondo i più moderni dettami della eco-compatibilità- e-noi-abbiamo-ancora-le-industrie-che-inquinano). Troppo tiepido per essere radicale e troppo micragnoso per essere chic, è davvero difficile etichettarti (ma credo che prima della fine della lettera mi riuscirà di farlo). Sei sempre pronto, verbalmente, a stabilire una netta demarcazione fra la tua “obbligata” esternazione di professionista iscritto all’Ordine e la tua “personale” convinzione. Le college, i pantaloni chino e le camicie timberland ti pongono a metà strada fra il giovanotto figo e l’uomo da cantiere se non fosse per gli occhialetti, se ce l’hai, piccoli, appariscenti, un po’(ma sempre un po’) strani e, naturalmente costosissimi.

So che ti piacciono i cortei (degli altri), che ammicchi benevolmente agli scioperi studenteschi, che segui con interesse lo sport cittadino (unico vero momento proletario e popolare da esibire con ostentazione), che ami la barca a vela (naturalmente dell’amico), che per la tua famiglia preferisci i tranquilli lidi delle spiagge esclusive e che, in certi momenti dell’anno ti chiedi se sia meglio affittare o comprare casa per la prole universitaria fuori sede, tra l’altro avviata, con raccomandazioni (di sinistra) a carriere forensi, mediche, tecniche o diplomatiche. Hai visto ? Mutatis mutandis, sei proprio tu! E so che ora stai pensando che sei attaccato perchè sei “scomodo” … aggettivo a te carissimo, ultimo rifugio e scusante quotidiana per la tua volatilità, per la tua presenza sociale incorporea, per la tua retroguardia evanescente, per il tuo impegno sociale marginale.

Ma tu non sei scomodo; sei solo inutile. So che ti ritrovi spesso con tuoi pari in occasione della presentazione di un nuovo “interessantissimo” volume dalle parti di Palazzo Granafei, o, forse, se anche quest’anno hai sottoscritto l’abbonamento, dalle parti del Nuovo Teatro Verdi, o, ultimamente, fra il convento Santa Chiara e le Scuole Pie, estremi rifugi elitari di questa caricatura provinciale di impegno socio-culturale. Ti è rimasto l’ecologismo da piazza, ultima frontiera del nientismo, usalo finchè puoi, almeno ti si vede in giro. Ti inviterei a lavorare di più dal momento che sono finiti i tempi dell’ecumenismo del sindaco Antonino ma so che non è che poi ne hai tutto questo bisogno.

Ciononostante lo studio langue e ti vedi costretto a penare per segreterie politiche ma così, con calma, come la pubblicità di Mediaset: giusto per ricordare. Hai votato Grillo lo so ; era il tuo modo per dimostrare tutto il disprezzo per coloro ai quali sei costretto a chiedere, ma non preoccuparti; ciò che andavi sbandierando prima delle elezioni noi lo abbiamo già scordato e so anche che se proprio tu confessassi saresti pronto a contestualizzare e storicizzare quel voto aggiungendo che quel comico ha perso una occasione, che allora andava data una scossa ai partiti ecc ecc., ma lascia stare che l’abbiamo già sentito. Insomma, avrai già capito che non solo ti conosciamo bene ma siamo anche convinti che tu non ci serva.

Di te possiamo fare a meno: non ci interessa la tua calma, i tuoi arricchimenti all’ombra del potere, il tuo snobismo da quattro soldi, le tue uscite fugaci, il tuo tepore, il tuo sottotonismo da periferia … insomma il tuo Impegno, patate e cozze tienitelo per te. Absit iniuria verbis.

A.Serni