Caro Mauro, un grande avvenire dietro le spalle

Caro Mauro,

ti scrivo perché ti incontro sempre meno.
Dove sei?
In giro non ti si vede quasi più.

Come passi le giornate? Facendo cosa? Ti interessi ancora di politica?
Non è una battuta, so che hai lo status di consigliere comunale ma tu sai che queste due cose non sono necessariamente collegate.
So che hai fatto un po’ di conti, probabilmente assieme a qualche funzionario comunale amante dell’intrigo, e che hai notato che forse la città non utilizzerà una cospicua parte di fondi strutturali e hai creduto che questa notizia deflagrasse portando scompiglio nella maggioranza e nella opinione pubblica e so che, ogni tanto, in Consiglio, a nome del centro destra, intervieni motivando il solito voto contrario con cipiglio e durezza sperando con ciò di delegittimare sindaco e maggioranza costringendoli alle più disonorevoli delle dimissioni.
So anche che ti indigni perché nelle candidature a capitale della cultura non è nominata la nostra Brindisi ma l’odiata Lecce.
E l’ultimissima è che, come un condor, ti aggiri su quelli che già sembrano essere i resti di questo Sindaco.
E queste, senza dubbio, sono le tracce della tua presenza in Consiglio Comunale.
Tutto qui?
Questo è il massimo che dobbiamo aspettarci dal “capo” dell’opposizione a Palazzo di Città?
Per questo ti chiedo se ancora ti interessi di politica, perché, insomma, al di là di queste misere cose, non è che poi si percepisca tutto questo impegno.
Eppure alla fine della scorsa puntata ti avevamo lasciato in ben altri panni.
Ti ricordo come un misto, e devo dire ben riuscito, fra sapiente ascolto democristiano, avanguardia tecnologica e faccia tosta berlusconiana.
Non eri poi così male. Nel grigio panorama di questa città hai brillato e non poco.
Certo erano altri tempi: altre maggioranze, altri protagonisti, altra economia.
Il mercato ancora tirava, le pubbliche amministrazioni apparivano ancora quelle vacche da mungere che per tanti anni sono state la linfa di imprenditori fasulli, di disoccupati cronici, di giovani attendisti, di associazioni virtuali, di volontariato all’acqua di rose.
Insomma esisteva ancora un sottobosco di clientela che, inevitabilmente, in buone mani, poteva essere trasformato in voti e supporters.
Era inevitabile che questo mondo, sempre attento ed aggiornato, guardasse a te come al futuro in arrivo, come la stella proxima cui fare riferimento.
Ma, non solo per loro eri una speranza.
C’era anche, ed anch’io lo ricordo benissimo, quasi la percezione che i giovani professionisti stanchi della lentezza della vecchia politica, che l’imprenditoria più giovane e scalpitante, che l’associazionismo più vitale ed innovativo, guardasse a te con fiducia e speranza.
E avevano i loro buoni motivi.
Eri il vice sindaco ma per tutti, buoni e meno buoni, eri il fulcro della politica cittadina.
Nelle riunioni culturali dalle parti di Palazzo Nervegna ti si vedeva in prima fila, attento, avido di nuove conoscenze, anfitrione di una città che andava pian piano svegliandosi, i grandi progetti comunitari passavano per le tue mani, l’accoglienza a Palazzo di città era sapientemente orchestrata da te e dai tuoi fedelissimi.
Eri riuscito in un paio d’anni a crearti ferocissimi nemici all’interno del tuo stesso partito e questo in politica rappresenta, più d’ogni altra cosa, la prova provata di un potere reale e di una costante crescita.
Insomma c’eri e contavi; eri “di peso”.
Eri il vice di chi ancora oggi viene definito come un grande sindaco ed un grande uomo dal carattere forte e risoluto; credevamo, tu per primo, che tu fossi il suo pupillo, che quella gavetta, anche se così sovraesposta, servisse a creare le paterne condizioni per una tua crescita finalizzata a succedergli.
In realtà era solo un carattere forte e risoluto che ti ha abbandonato senza uno straccio di testamento cui aggrapparsi .
Da lì è iniziata questa seconda, triste, spenta, grigia seconda puntata che ci va, via via, svelando sempre più inequivocabilmente, esplicitamente, inconfondibilmente che tu non eri una luce bensì un riflesso.
Eri il riflesso in una politica bloccata e appariscente che ha soltanto sapientemente rinviato problemi e criticità.
Una politica annunciata su riviste satinate ed articoli altisonanti e ostentata in prime teatrali e concerti elitari.
Tu, più pratico e “politico” eri il riflesso di tutto ciò; il riflesso del niente luccicante.
Secondo me la prima vittima di questo torpore baluginante sei stato proprio tu che hai finito per credere davvero che tutto quel luccichio fosse destinato a te.
Una luce vera se ne sarebbe accorta prima; una vera luce avrebbe tenuto ben stretti i suoi amici, non avrebbe ostentato tanta sicurezza e avrebbe coltivato la cautela .
Per questo sei un riflesso: perchè la luce che non emanavi tu ha finito per abbagliarti.
Ma cosa davvero ha fermato la tua corsa è stata la fretta; altro maledettissimo handicap di tutte le nuove generazioni di “politici”.
Capirai col tempo, forse troppo tardi, che chi intraprende il cammino della politica deve avere le qualità tipiche del maratoneta e non del centometrista.
Tu, invece, hai pensato che tutto ti fosse dovuto, tutto e subito.
Il resto è cronaca : una candidatura a sindaco voluta con forza ed alla fine quasi imposta, una serie di compagni di viaggio discutibili, una ricerca del consenso raffazzonata e, per finire, un risultato misero.
C’è ancora tempo e spazio per una ripartenza? Non so darmi una risposta.
Io me lo chiedo ancora. So che tanti nel centro destra se lo chiedono ancora … tu te lo chiedi ancora o per te va bene così?
Iniziando questa lettera ti ho detto che ti vedo poco in giro; è vero ma ogni volta che ti vedo mi ricordo di Vittorio Gassman, non perchè vi somigliate ma per la sua bellissima autobiografia dal titolo “Un grande avvenire dietro le spalle”.
Absit iniuria verbis.

A. Serni