Dismissione impianto cracking Eni-Versalis: il Governo non risponde ai sindacati


Condividi su

Di Marina Poci per il numero 376 de Il7 Magazine
Serpeggia la preoccupazione, tra i dipendenti dello stabilimento Eni-Versalis di Brindisi, in merito al piano industriale di trasformazione del comparto presentato dal colosso nazionale dell’energia e dalla sua società controllata lo scorso 24 ottobre, in base al quale, nell’ambito del progetto di decarbonizzazione e riconversione dei siti, è stata ufficializzata la chiusura dell’impianto di cracking brindisino: mentre il tavolo di lavoro presso il MIMIT (Ministero per le Imprese e per il Made in Italy) è slittato dal 22 novembre al 5 dicembre, allarme viene espresso dai sindacati e dalle rappresentanze sindacali unitarie, nonché dalla politica, tanto a livello locale quanto a livello regionale, con il governatore Michele Emiliano che ha scritto direttamente ad Adolfo Urso, titolare del dicastero, manifestando apprensione per la situazione industriale pugliese nel suo complesso e facendo specifico riferimento anche alla dismissione del Polo Petrolchimico di Brindisi.
Il piano industriale, che secondo i sindacati e le RSU non garantirebbe di mantenere i livelli occupazionali diretti e dell’indotto, prevede un accordo tra Eni e Seri Industrial, azienda attiva nel settore degli accumulatori di energia, per il potenziale sviluppo della filiera industriale delle batterie elettrochimiche al litio-ferro-fosfato, da impiegare per le auto elettriche e per gli impianti solari ed eolici. L’intenzione sarebbe quella di costituire una società compartecipata per realizzare nel sito brindisino un impianto di produzione di accumulatori di energia elettrica di tipo stazionario e uno di riciclo meccanico della plastica, che affiancherà un impianto analogo in corso di realizzazione da Fib, società controllata da Seri Industrial, nella provincia di Caserta.
Nel piano di riconversione di Eni, il cui obiettivo è quello di tagliare le emissioni per circa 1 milione di tonnellate di CO2, realizzando impianti industriali coerenti con la transizione energetica e riducendo drasticamente l’esposizione di Versalis alla chimica di base, rientrano anche la chiusura dell’altro cracking, quello di Priolo Gargallo, nel Siracusano, e dell’impianto per la produzione di Polietilene, situato a Ragusa. Ulteriori dettagli sul piano di trasformazione saranno forniti da Versalis il 21 novembre, data in cui sono state convocate a Roma le segreterie nazionali dei sindacati.
Per quanto l’impegno di Eni, così come manifestato all’atto della presentazione del piano, sia quello di garantire uno sviluppo industriale coerente con un sistema energetico sostenibile salvaguardando i livelli occupazionali esistenti senza fare ricorso ad ammortizzatori sociali e, anzi, portando il numero delle unità occupate dalle circa 480 attuali a più di 600, le rappresentanze sindacali unitari sono scettiche circa la possibilità che ciò avvenga senza sacrificio per i lavoratori: “La fabbrica di accumulatori statici e l’impianto di riciclo meccanico della plastica, non crediamo si possano realizzare in un battibaleno, motivo per cui in assenza di lavori attuativi evidenti, valutiamo perlomeno pericoloso, per la sopravvivenza del sito, iniziare a procedere con azioni propedeutiche allo spegnimento degli impianti”, si legge nella nota del RR.SS.UU., la cui preoccupazione appare legittima malgrado le rassicurazioni di Eni Versalis che gli impianti coinvolti nel piano strategico cesseranno le attività gradualmente e che l’avvio dei nuovi impianti, proprio per consentire il reimpiego dei dipendenti nel nuovo ciclo aziendale, sarà contestuale.
Nel lamentare “l’assenza di un preciso crono-programma del cosiddetto rilancio” e “il vuoto di comunicazioni ufficiali” che “rischiano di alterare il regolare e sereno svolgimento delle attività lavorative”, le rappresentanze sindacali unitarie denunciano “tutta l’incoerenza dell’operazione”, dimostrata dalla “scelta di chiudere la linea di produzione dell’olefine per un abbattimento delle emissioni di CO2 in Italia” da un lato, “insieme a quella di comprare, oltre confine, l’etilene con costi inferiori ma con emissioni molto maggiori di CO2 e con controlli approssimativi” dall’altro.
Altrettanta durezza è stata espressa in una nota a firma congiunta dai segretari generali territoriali Antonio Frattini (per Filctem Cgil), Marcello De Marco (per Femca Cisl) e Carlo Perrucci (per Uiltec Uil), che hanno chiesto di essere convocati per illustrare a Sua Eccellenza il Prefetto la pesante situazione che si sta delineando con il conseguente rischio sui lavoratori diretti e dell’appalto.
Nel ricordare che le scelte aziendali di Eni e Versalis hanno determinato, a livello nazionale, la dichiarazione dello stato di agitazione con il blocco delle prestazioni straordinarie ed un pacchetto di 8 ore di sciopero a disposizione dei livelli territoriali dove insistono siti Versalis, i sindacalisti fanno presente che dalle tre sigle è già stata presentata una richiesta di incontro a Palazzo Chigi, tuttora priva di riscontro. “Nel Petrolchimico di Brindisi”, dichiarano i sindacati, “la fermata del cracking potrebbe avere immediate pesanti ripercussioni su altri impianti strettamente interconnessi, quali la LyondellBasell, la centrale elettrica di Enipower e tante attività garantite dal Consorzio Brindisi Servizi Generali. Oggi si registra l’annullamento di una serie di attività previste sui forni del cracking, con crescenti criticità sulle ditte dell’appalto”. Secondo la lettura che ne danno le sigle sindacali, la nuova strategia di Eni cancella di fatto le scelte già a suo tempo annunciate per Brindisi, “quale quella di realizzare un impianto di economia circolare per il recupero, trattamento e trasformazione di rifiuti plastici non diversamente riciclabili, per produrre bio-combustibile da utilizzare nel cracking”.
A fronte delle dismissioni già in atto, dunque, i sindacati accusano Eni-Versalis di non avere ancora ottenuto le necessarie e dettagliate garanzie che il piano di trasformazione, così come dichiarato nell’ambito della presentazione “porterà un impatto positivo dal punto di vista occupazionale, contrastando le inevitabili conseguenze negative” della crisi irreversibile, strutturale e consolidata del settore a livello europeo. Nessuna polveriera sociale, dunque, per il territorio, ma – piuttosto – “un’opportunità”, così come dichiarato, in un’intervista a Nuovo Quotidiano di Puglia, dal responsabile della struttura “Industrial transformation” di Eni, Giuseppe Ricci, il quale, pronunciandosi anche sulle diverse competenze richieste al personale, ha ottimisticamente rassicurato che “le competenze diverse non devono spaventare nessuno ma essere uno sprone e uno stimolo per le risorse che possono accettare sfide nuove, orientate verso un mercato in crescita piuttosto che resistere nel passato e temere ogni giorno che il sito venga smantellato e che non ci sia più bisogno di loro”, perché “la nostra chimica non deve morire ma evolversi, specializzarsi verso produzioni migliori, che hanno una prospettiva ed un valore aggiunto maggiore”.
Prospettiva entusiastica che non sembra essere condivisa dai consiglieri comunali Francesco Cannalire (PD) e Lino Luperti, che, legando la situazione critica del sito Eni a quella della centrale Enel di Cerano, parlano di “annunci roboanti e sensazionalistici” seguiti da “un silenzio grave e sospetto aggravato dal continuo rinvio del tavolo nazionale della chimica”. I due, nel sottolineare che le criticità emerse “non possono e non devono rimanere circoscritte e derubricate a criticità locali”, parlano di vertenze occupazionali che, “alla luce delle premesse e delle dichiarazioni di esponenti di Eni”, non appaiono più come possibilità ma “stanno diventando una certezza e saranno diretta conseguenza delle scelte aziendali di Eni-Versalis e per le quali stanno emergendo interrogativi e riserve”. Non manca, nella dichiarazione congiunta di Cannalire e Luperti, il biasimo per l’amministrazione comunale di Brindisi guidata da Giuseppe Marchionna (“gli incontri isolati del Sindaco con aziende e possibili investitori rischiano di rappresentare una modalità disarticolata, e quindi senza una visione di insieme”): in tale ottica, i consiglieri chiedono la “convocazione urgente di una conferenza dei capigruppo, in modo da coordinare le azioni e le iniziative a tutela anche del personale dell’indotto di Eni-Versalis ed Enel e a tutela di investimenti che possano garantire sostegno alle aziende del territorio”.
Al momento, nessuna risposta è pervenuta dall’amministrazione comunale.
Senza Colonne è su Whatsapp. E’ sufficiente cliccare qui  per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati
Ed è anche su Telegram: per iscriverti al nostro canale clicca qui</a