C’è una svolta nell’inchiesta della Guardia di Finanza di Taranto che indaga su un presunto sodalizio criminale specializzato in frodi fiscali: dopo il maxi sequestro da 3,4 milioni di euro eseguito nei giorni scorsi, la Giudice per le indagini preliminari del Tribunale jonico, Alessandra Rita Romano, ha disposto misure cautelari per 6 dei 27 indagati.
Due imprenditori sono finiti ai domiciliari, mentre quattro commercialisti sono stati colpiti da provvedimento di interdizione dall’esercizio dell’attività professionale.
Il provvedimento arriva al termine di un’articolata attività investigativa condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria delle Fiamme Gialle, coordinata dal Procuratore Aggiunto Enrico Bruschi.
L’inchiesta ha portato alla luce un presunto sistema di frode, attivo dal 2017 al 2022, che avrebbe permesso a tre società operanti nel settore della raccolta e trasformazione dei rifiuti – poi confluite in un’unica azienda – di evadere l’Iva e le imposte dirette attraverso l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
Secondo gli investigatori, le fatture false – per un valore complessivo di oltre 9 milioni di euro – sarebbero state emesse da cartiere compiacenti, consentendo alle imprese coinvolte non solo di abbattere i costi fiscali, ma anche di generare fittizi crediti di imposta.
Tra questi figurano i crediti per industria 4.0, finanziati con fondi del PNRR, e i Crediti per Investimenti nel Mezzogiorno (CIM), per un valore complessivo stimato di oltre 700mila euro.
La Gip, sulla base degli elementi raccolti, ha inoltre disposto il sequestro preventivo – anche per equivalente – di beni e disponibilità finanziarie riconducibili alla società e agli altri indagati.