Giochi del Mediterraneo, ecco perché Ferrarese è stato nominato Commissario straordinario

di GIANMARCO DI NAPOLI

La nomina di Massimo Ferrarese a commissariato straordinario di governo per i Giochi del Mediterraneo di Taranto 2026 è stata una sorpresa per tutti. Ci si aspettava che la scelta dovesse ricadere su un prefetto o un burocrate, così come avviene nel momento in cui da Roma vengono spediti rappresentanti di governo a guidare amministrazioni o enti sciolti e sottoposti quindi al commissariamento, affidato a personalità di grande esperienza e di lungo corso.
Ma il ministro Raffaele Fitto ha sparigliato le carte in maniera geniale, nella consapevolezza che certi farraginosi meccanismi della burocrazia, cui sono inevitabilmente sottoposti i funzionari di Stato, avrebbero messo ulteriormente a rischio l’organizzazione dei Giochi del Mediterraneo, la cui lentezza riscontrata rispetto a tempi ristrettissimi per la realizzazione di strutture sportive incombe minacciosa sulla riuscita di una manifestazione internazionale che trasformerà l’Italia e la Puglia in una vetrina dello sport ma anche del turismo. Una lentezza che ha spinto il governo a decidere il commissariamento dei Giochi.
Fitto ha capito che per gestire una macchina così complessa non sarebbe stato sufficiente un ottimo conoscitore del sistema burocratico, abituato a guidare anche strutture amministrative complesse. Serviva una figura che avesse sì esperienze manageriali pubbliche di altissimo livello, ma che possedesse anche competenze tecniche sufficienti a valutare la qualità delle strutture da realizzare e soprattutto di valutare i tempi necessari per costruirle. Qualcuno che fosse in grado di decriptare la qualità dei progetti e dei materiali utilizzati, ma anche di non farsi irretire dai tempi di costruzione favoleggiati dalle imprese e mai rispettati. Perché per organizzare al meglio i Giochi del Mediterraneo sarà decisivo rispettare il timing per il completamento delle opere. Alcune delle quali sono particolarmente complesse.
Ferrarese è probabilmente l’unica figura di manager di Stato che ha sviluppato un’esperienza trasversale tale da poter garantire sia capacità di gestione delle notevoli risorse stanziate per l’organizzazione dei Giochi (si parla di centinaia di milioni di euro) che di analisi critica dei progetti e sulla loro realizzabilità in tempi utili.
Dal 2015 al 2019 Ferrarese è stato presidente di Invimit Spa, la società di gestione del risparmio del Ministero dell’Economia e delle Finanze che ha nel suo portafoglio tutti gli immobili patrimonio dello Stato: palazzi pubblici, tribunali, questure, prefetture, caserme, assumendo un ruolo di cerniera tra i soggetti pubblici, proprietari di ingenti patrimoni immobiliari, e il mercato. Si parla di beni per oltre un miliardo e 200 milioni di euro.
Prima ancora era stato presidente degli Industriali di Brindisi e dal 2007 al 2009 anche componente della giunta nazionale di Confindustria, durante la presidenza di Luca Cordero di Montezemolo, quello che ha organizzato i Mondiali di calcio di Italia 90.
Per otto anni si è dedicato alla politica, ma non con il centrodestra. E questo dovrebbe sgomberare il campo da qualsiasi illazione sul fatto che la scelta di Fitto possa essere stata di natura politica. Anzi. Nel 2009, candidandosi alla presidenza della Provincia con un suo “laboratorio” che metteva insieme idee e partiti diversi, superò a sorpresa proprio il candidato del centrodestra, il parlamentare di Alleanza Nazionale, Michele Saccomanno. Poi dal 2017 ha totalmente abbandonato la politica rimettendo nel cassetto il movimento che aveva fondato: “Noi Centro”.
 Ma Ferrarese è soprattutto un imprenditore, nel settore edile guardacaso. È attualmente amministratore unico di Prefabbricati Pugliesi, Dasco, Costruzioni Pugliesi, Eurocave e M&G. Costruisce grandi strutture industriali e commerciali, ma anche ponti. Recentemente ha avuto anche l’incarico di realizzare la più grossa struttura logistica del sud, un’azienda internazionale nella zona industriale di Lecce. Dunque ha una competenza specifica per valutare progetti tecnici, materiali da utilizzare e tempi di completamento dei lavori. E per i Giochi del Mediterraneo il conto alla rovescia è già partito.
C’è un’ulteriore componente fondamentale che rende Ferrarese la figura apparentemente perfetta per la gestione dei Giochi: “Taranto 2026” è un evento sportivo internazionale e dunque un momento in cui si affronteranno i più importanti atleti dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e in cui spettatori e tifosi si ritroveranno a vivere gare in cui lo spirito sportivo dovrà essere esaltato nel migliore dei modi. E l’imprenditore francavillese quello spirito lo conosce bene essendo stato protagonista di un autentico miracolo sportivo, portando in pochi anni il basket brindisino dalla possibile retrocessione in serie C al titolo di campione d’inverno e ai playoff per lo scudetto in serie A1.
A sostenere l’oggettivo valore della scelta di Fitto c’è stato un coro unanime e trasversale di condivisione sul nome di Ferrarese, compreso il messaggio del sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, componente di quel Comitato organizzatore che di fatto con il commissariamento diventa un organo consultivo.
Tutti si sono detti pronti a sostenere Ferrarese in questo percorso.
Tutti, tranne il presidente della Regione, Michele Emiliano, che ha annunciato l’intenzione di promuovere la questione di legittimità costituzionale dinanzi alla Corte Costituzionale ritenendo che la decisione del governo ponga ai margini dell’organizzazione dei Giochi l’ente pugliese. Emiliano ha precisato che “non ha alcuna riserva sulle qualità e competenze del commissario straordinario prescelto”, ma è determinato ad andare avanti.
Il ricorso alla Corte Costituzionale da parte del governatore non bloccherà il lavoro del commissario di governo sino al pronunciamento della sentenza.
Ma è chiaro che solleva una inutile barriera e apre uno scontro senza aver neanche dato il tempo a Ferrarese di insediarsi e di misurare in che modo egli intenda gestire l’organizzazione dei Giochi. Dimenticando che a partire dal “Laboratorio” politico per finire alla clamorosa cordata di imprenditori brindisini (tra cui Albano Carrisi) che riportò Brindisi dalla A2 all’A1 di basket, Ferrarese ha sempre giocato di squadra. Ma forse per Emiliano, eterno solista con il vezzo dell’occhio di bue, proprio questo è il problema. Peccato.