In televendita per 80 mila euro: così sono stati salvati gli argenti rubati dal Duomo 44 anni fa


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di GIANMARCO DI NAPOLI

Accendi la tv, a tarda notte segui una televendita di opere d’arte, e quasi sempre vedi croste che spacciano per capolavori. Capita però che una sera del 2023 un’emittente privata romana mette in vendita due meravigliosi bassorilievi d’argento che raffigurano due santi della tradizione cattolica. Prezzo per acquistarli entrambi 80 mila euro. Ben pochi possono permettersi una spesa del genere, soprattutto ancora di meno probabilmente si azzarderebbero a investire una cifra del genere scegliendo dalla tv.
Ma può capitare che la bellezza di quelle opere, i soggetti ritratti e soprattutto la cifra richiesta possano attirare anche l’attenzione di chi la cui missione è quella di setacciare il mercato nero e recuperare le opere rubate.
Il ministero della Cultura italiana ha istituito una aggiornatissima banca dati nella quale da decenni confluiscono le foto e i riferimenti di opere d’arte trafugate da musei, chiese e collezioni private. E il giovane carabiniere del reparto Tutela del Patrimonio culturale che ogni giorno setaccia i siti web, i mercatini d’arte virtuali, questa sera sta osservando la televendita e la sua attenzione è rapita da quelle due opere d’arte di tema religioso. Come è possibile- si chiede – che il venditore ne sia venuto in possesso?
Il carabiniere è quasi certo che troverà qualcosa nella Banca dati del ministero. La ricerca non è facile, tra migliaia di oggetti rubati e scomparsi forse per sempre. Ma la sua tenacia lo ripaga: scopre che nella notte tra il 17 e il 18 dicembre di 44 anni fa, nel 1980, dall’altare maggiore della cattedrale di Brindisi venne rubato un paliotto d’argento realizzato dal maestro napoletano Antonio Avitabile. Guardando con attenzione le foto, il militare capisce che i ladri hanno tagliato l’opera originaria in tre parti. Quella raffigurante la Madonna, posta al centro, è scomparsa. Le altre due, quelle ai lati dell’Immacolata, raffiguranti i due patroni di Brindisi dell’epoca, San Leucio e San Pelino, sembrano proprio quelle messe in vendita in tv. Il riscontro arriva dalla perfetta corrispondenza dei fori che fermavano il paliotto all’altare.
Per essere ulteriormente certi, qualche giorno dopo, i carabinieri si recano a Brindisi e convocano tutti gli anziani sacerdoti ancora in attività che celebravano già nel 1980. E mostrano loro i reperti, sollecitandoli a ricordare se fossero effettivamente le figure che decoravano l’altar principalee del Duomo. Anche in questo caso la risposta è positiva: è proprio una parte del paliotto il cui furto aveva provocato dolore e rabbia nella comunità brindisina.
L’opera nel frattempo è stata posta sotto sequestro e, con il coordinamento della Procura di Como, dove riportava la documentazione degli argenti trovata nella disponibilità di un’attività commerciale, che a sua volta riconduceva al vero proprietario. Si scopre che si tratta di un antiquario italiano residente a Montecarlo, con una serie di precedenti speciali specifici. Così parallelamente al sequestro penale delle opere, viene aperto nei suoi confronti un fascicolo per ricettazione.
Le indagini durano nel complesso un anno e arriva finalmente il momento della riconsegna all’arcidiocesi di Brindisi. La cerimonia si svolge nel Duomo, proprio davanti a quell’altare dal quale il paliotto era stato rubato.
Una piccola comunità di fedeli, alcune decine di studenti del Liceo artistico e i giornalisti assistono alla piccola ma suggestiva cerimonia.
Sono stati tre i furti clamorosi avvenuti negli ultimi cinquant’anni a Brindisi ai danni della Curia e del patrimonio religoso. Il primo, nel 1972, avvenne all’interno del Museo provinciale Ribezzo, quando venne rubata l’intera collezione di monete antiche, gran parte delle quali d’oro, esposte nelle vetrine del museo di piazza Duomo. Molte provenivano proprio dalla collezione ecclesiastica.
Il secondo, dieci anni dopo, nella Cattedrale con il furto del paliotto, il terzo – lo scorso anno – nella chiesa di San Paolo, dove i ladri agirono incredibilmente indisturbati.
Il paliotto fu commissionato nel 1706 all’argentiere napoletano Antonio Avitabile dall’arcivescovo di Brindisi, Fra’ Barnaba De Castro che si era appena insediato. Verso la fine dello stesso secolo gli altari laterali vennero sormontati da quadri che raffiguravano i due santi patroni che erano scolpiti nel bassorilievo d’argento: sull’altare di sinistra la predicazione di San Leucio e su quello di destra il martirio di San Pelino, entrambi realizzati da Oronzo Tiso tra il 1770 e il 1780. Sono tuttora visibili nella cattedrale, sulle navate laterali, sugli altari paralleli a quello principale.
L’unico che dedicò una pubblicazione al prezioso paliotto d’argento, un anno dopo il clamoroso furto, fu lo storico brindisino Rosario Jurlaro le cui foto a corredo di quello studio si sono rivelate preziose per cristallizzare l’opera.
Da quel momento sono passati oltre quarant’anni e quattro arcivescovi (all’epoca la Curia era guidata da Settimio Todisco) prima del ritrovamento.
È stato comunque un momento emozionante quello della scopertura delle due opere che sono ritornate in quella casa che le aveva ospitate per quasi 300 anni. Sarebbe bello che presto tornino al loro posto, esposte nella Cattedrale. Lo deciderà la Soprintendenza, anche in funzione delle garanzie di sicurezza che verranno richieste. La comunità brindisina del resto non potrebbe accettare di subire un altro doloroso furto.