L’onorevole non scherza, la la lalla là


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di Gianmarco Di Napoli per IL7 Magazine

Il deputato brindisino Mauro D’Attis ha annunciato con un roboante comunicato stampa di essere intenzionato a querelare il sito internet “Nonciclopedia”, colpevole a suo dire di aver gravemente offeso l’onore di Brindisi e dei suoi cittadini tracciando “un’immagine devastante della città”.
In particolare, D’Attis che, vivaddio è l’unico parlamentare del capoluogo, ha chiarito con fermezza che “Non è consentito a nessuno, neanche ad un sito internet “spazzatura” come quello in oggetto, denigrare l’immagine della mia città con offese gravissime e con una descrizione assolutamente non veritiera delle abitudini dei brindisini. Ho deciso, pertanto, di sporgere immediatamente querela nei confronti dei responsabili di questo portale e inviterò il sindaco Riccardo Rossi a farlo con me, a tutela del buon nome di Brindisi”.
In effetti la pagina web di “Nonciclopedia” si apre con il testo di un inno che mette in pessima luce la proverbiale capacità d’integrazione della nostra gente: “Nui simu brindisini la la la la la, e addò sciamu sciamu la la la la la la, lu cori vi lassamu la la la la la la, e lu culu vi spaccamu la la la la la la”. Tali versi fanno immeritatamente il paio con una frase attribuita – sempre in apertura della pagina di Brindisi – al famoso poeta Virgilio il quale avrebbe detto (scusate per la metrica): “Ma proprio in questa cacchio di città dovevo morire?”
I riferimenti storici del sito contribuiscono a creare un’ulteriore macchia sull’immagine della città. L’etnia principale viene infatti considerata quella dei “cacafave”, la moneta “Olive e Marlboro di contrabbando”. E che dire di come vengono considerate le donne nostrane? Ha ragione D’Attis a querelare: secondo gli ignoti redattori del sito, si rivolgerebbero sovente in questi termini agli uomini che tentano un approccio: «Ce cazzu uei!? Ci no ti ndi vai amprima mo chiamo frauma cu ti crepenta ti mazzati”. Chi mai potrebbe volere in sposa le donne brindisine?
Completamente distrutta anche l’immagine del maschio nostrano che, secondo Nonciclopedia sarebbe pregiudicata irrimediabilmente proprio dall’atteggiamento irritato delle donne locali: “Da ciò nasce l’indole violenta del truzzo brindisino, meglio noto al mondo con l’aggettivo di cacafave. Il tipico cacafave si atteggia a persona erudita, frequenta i locali più in della città, veste solo Prada, D&G, Richmond, Gucci (tutti ovviamente taroccati). Adorna la sua automobile con fari al neon dei colori più sgargianti, e sveglia tutta la città con canzoni napoletane propagate dai subwoofer, posti nel bagagliaio dell’auto più diffusa sul territorio adriatico: la Punto nera, degna erede delle ormai estinte Uno Turbo e Punto GT e ancora prima la mitica Alfetta”.
Terribile la ricostruzione socio-economica che in effetti rischia di allontanare da Brindisi ogni forma di investimento. Secondo il sito infatti “Dopo il florido periodo dei Romani e della valigia delle Indie, dal 1900 in poi Brindisi basa la sua fiorente economia su un’associazione parapolitica denominata SCU (Sacra Corona Unita), che garantisce un’occupazione a buona parte dei maschi brindisini. Tra le altre professioni ricordiamo: il pensionato, l’emigrato, l’operaio alla Montecatini, il carcerato, il lavoratore socialmente utile (alias l’ex-carcerato)”.
Insomma ha ragione D’Attis, Brindisi esce devastata da Nonciclopedia. E la sua coraggiosa azione di denuncia potrà tutelare anche Lecce la cui pagina si apre con la frase: “Sono leccese, amo la mia città, non la tradirò mai”, pronunciata da Antonio Conte su se stesso il giorno prima d’iniziare ad allenare il Bari. E poi Bari su cui scrivono “E’ una città Itagliana delle Puglie che si estende a nord fino alla Lombardia, ricomprendendo la frazione di Milano, a sud fino a Santa Maria di Leuca, a est dall’altro lato dell’Adriatico si trova il quartiere orientale chiamato Albania”. E magari anche Taranto: “E’ provincia della Terronia Apula, è la capitale mondiale delle cozze e del dissesto, spartendosi il primato con altre due grandi città terrone, Pescara e Messina”.
D’Attis un tempo avrebbe sorriso pure lui e magari, informandosi, avrebbe scoperto che “Nonciclopedia” non è un sito d’informazione spazzatura, ma un’enciclopedia online satirica, versione italiana della Uncyclopedia (creata il 5 gennaio 2005), e famosa in tutto il mondo per i suoi testi ironici, a volte (come ogni testata satirica) ben oltre le righe. Ogni città italiana ha una sua voce e viene bistrattata proprio come è stato fatto per Brindisi.
Il nostro parlamentare dovrebbe avere ben altre preoccupazioni: più che sentirsi offeso da un sito satirico e minacciare inutili querele, si dia da fare per contribuire – se è in grado di farlo – a rilanciare l’immagine della nostra città a Roma, dove da decenni non conta nulla. Altrimenti restermo in eterno «cacafave» e la prossima volta lo scriveranno persino su Wikipedia.