Lu Scattusu, L’epopea del folk made in Brindisi


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di Giovanni Membola per il7 Magazine

Tradizioni e costumi raccontati attraverso la musica popolare. Per quasi mezzo secolo il noto gruppo folcloristico brindisino “Lu Scattusu”, fondato nella prima metà degli anni ’70 dal compianto maestro Mimino Blasi, ha assunto l’importante ruolo di messaggero della propria terra, promuovendo le tante espressioni culturali di ascendenza popolare in numerosi spettacoli ed eventi internazionali. Almeno due generazioni di danzatori, musicisti e cantanti hanno manifestato la propria gioia di vivere con canti e balli d’amore, di corteggiamento e di sfida, ripercorrendo a ritroso il sentiero della memoria alla ricerca delle radici perdute.

La profonda passione per le tradizioni locali e per la musica antica condusse Mimino Blasi a riunire un folto gruppo di giovani e meno giovani intorno ad un progetto importante, riuscendo a creare una compagnia di quasi quaranta elementi accomunati dalla volontà di riscoprire e mantenere viva la cultura della civiltà di un tempo, rappresentando momenti di festa con canti e danze del passato. “Zio Mimino ci coinvolse e ci raggruppò tutti nel campeggio di Materdomini, dove trascorrevamo l’estate – ricorda Fedele Zurlo, nipote del Blasi nonché continuatore passionale della sua iniziativa – da lì siamo andati spesso a fare le prove di canto presso nel gabbiotto dell’EPT che si trovava in piazzetta Dionisi, sul lungomare del porto; successivamente ci siamo radunati alle Acli di via Bari prima di approdare definitivamente alla sede di via Congregazione, dove siamo rimasti per anni. Nei primi tempi eravamo piuttosto timidi, un po’ ci vergognavamo a cantare e a ballare, anche tra noi. Poi col tempo sono entrati a far parte del gruppo anche i nostri figli e molti amici, ci siamo divertiti tantissimo, ottenendo grandi soddisfazioni”.

Il repertorio veniva elaborato dopo un attento studio e la scrupolosa ricerca delle memorie tramandate oralmente, come per i costumi indossati durante le varie manifestazioni, realizzati a mano riproducendo fedelmente quelli in uso agli inizi del XVII secolo. Persino la scelta del nome si è ispirata ad un indimenticabile personaggio locale realmente vissuto, “era conosciuto da tutti come lu Scattusu perché era un uomo stravagante, amante della musica, che insegnò ad ognuno dei suoi figli uno strumento musicale”, spiega Zurlo. “Si dice che nei giorni di festa, accompagnato dai suoi numerosi figli, suonava per le strade della città per trasmettere alla gente la sua spensieratezza e allegria”.

Mimino Blasi premiato ad una manifestazione

Nel tempo l’Associazione si è sempre più aperta alla comunicazione e alla condivisione del passato popolare, e non solo con canti e balli. Tutti i componenti, infatti, sono stati coinvolti in iniziative di formazione e conoscenza delle tradizioni sonore tese a pubblicizzare il territorio brindisino, ma anche a partecipare ad attività creative finalizzate allo scambio di esperienze. In numerose occasioni il gruppo folk brindisino ha rappresentato la nostra terra in seguitissime sagre e rassegne, sia in Italia che in Europa, riscuotendo grandi consensi. Occasioni importanti per confrontarsi con culture diverse e per stringere relazioni d’amicizia e di collaborazione. Sono stati ospiti di vari programmi televisivi di intrattenimento trasmessi sia sulle reti Rai che su quelle Mediaset, inorgogliendo l’intera popolazione locale. Ma l’apprezzamento più grande è stato ricevuto nel 2011, in occasione del centocinquantesimo Anniversario dell’Unità d’Italia, quando il Ministero per i Beni Culturali ha voluto riconoscere Lu Scattusu come “gruppo di interesse nazionale”, un privilegio riservato a poche associazioni che si sono costantemente impegnate nelle varie iniziative di carattere sociale e culturale, quindi qualcosa di più di un fenomeno locale.
“In realtà il gruppo originale è stato in gran parte rifondato alla fine degli anni Novanta da me e da mia moglie Rosalia Borsetti – precisa ancora Fedele Zurlo – dopo che, per varie vicissitudini, alcuni elementi decisero di lasciare. Provammo a ricominciare con nuove forze e una rinata passione per le arti e le tradizioni popolari, fortunatamente la risposta fu immediata e positiva”. Da quel momento si organizzarono giornate di studio molto partecipate e un interessante laboratorio fono gestuale presso le scuole, con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo e alla formazione della personalità dell’individuo. Fedele Zurlo ha pure scritto testi di canzoni, commedie e musical in vernacolo, una di queste (“ci ti lu tici lu cori”, scritta a quattro mani con Rodolfo Scarano) è andata in scena con successo, in più repliche, al Teatro Impero di Brindisi. Inoltre, insieme a Romeo Tepore, ha organizzato numerose edizioni di “Brindisi in Bicicletta”, una manifestazione che ha visto punte di partecipazione di diecimila iscritti, di ogni età.

Un vulcano di idee, una persona sempre attiva e pronta a dare un valido contributo alla riscoperta e alla divulgazione degli usi e costumi della terra di Brindisi. Tutto ciò gli ha permesso di ricevere, meritatamente, una serie di premi, come quello di “Padre del Folklore” riservato a sole dieci persone distinte in ambito nazionale nella ricerca e valorizzazione delle tradizioni e della cultura del popolo. Ed ancora il “Premio Tancredi” per essersi distinto con impegno nelle attività di miglioramento dei rapporti umani nella vita di tutti i giorni, giusto per citare i più importanti.
Come consigliere della Federazione Nazionale Tradizioni Popolari nel 2012 e nel 2013 riuscì a portare a Brindisi rispettivamente la seconda edizione del Festival della Musica Popolare, che si svolse nella multisala Andromeda, e la storica rassegna giovanile “il fanciullo e il folklore”, organizzata nei teatri Verdi e Impero, che vide la partecipazione di centinaia di persone venute appositamente a Brindisi.

Fedele Zurlo

Lu Scattusu da qualche anno però non si esibisce più, gli impegni lavorativi e famigliari di tutti hanno impedito la continuazione di questa lunga e ricca esperienza. “Abbiamo cercato di creare una sorta di vivaio, attingendo dalle scuole i ragazzi interessati a questi argomenti, per coinvolgere e sensibilizzare le fasce giovanili alla cultura del rispetto nei confronti di altre culture e identità. Ma i ragazzi oggi, oltre agli obblighi scolastici, hanno tanti, troppi impegni a cui non è facile rinunciare; pertanto, alle riunioni si presentavano in pochissimi, non c’erano le coppie sufficienti per iniziare le prove, così abbiamo deciso di fermarci”.

Fisarmoniche, chitarre e tamburelli che per anni hanno scandito i ritmi delle danze popolari sono al momento fermi, in attesa di un nuovo inizio, sempre pronti ad esprimere tutta la loro potenzialità e la forza evocativa nei repertori classici e tradizionali, riarrangiati con lo spirito delle influenze moderne. Non si può perdere così un patrimonio di grande espressione musicale e sociale, ci sarà certamente una nuova rinascita che partirà da una nuova e più coraggiosa ondata di musicisti. A gloria della nostra città.