Primitivo, Susumaniello e Brindisi, vini sofisticati: chiesto il processo per 61

Le contestazioni sono quelle di sofisticazione, adulterazione e contraffazione di vino venduto con i marchi di garanzia Doc in tutta Europa: il pubblico ministero di Lecce Donatina Buffelli ha chiesto il rinvio a giudizio di 49 persone e 12 aziende che avrebbero immesso sul mercato un prodotto con caratteristiche qualitative più scadenti rispetto a quelle garantite. Al centro dell’indagine la cantina Megale Hellas di San Pietro Vernotico. Ma la novità più eclatante è stato il coinvolgimento negli ultimi mesi di una delle case vinicole più importanti d’Italia, la “Botter Carlo & Co. Spa”. Una azienda storica che commercia all’estero vini italiani. Sarebbe stata la socia occulta della Megale Hellas di San Pietro Vernotico, a parere dell’accusa, e avrebbe posto in vendita vino adulterato. Nella sede della Megale Hellas, durante le perquisizioni, fu trovata anche una sostanza definita “soluzione acquosa di gomma arabica e antociani”. Una sorta di colorante. E poi ancora fruttosio e soda caustica. Estratto acquoso proveniente dalle bucce rosse. Avrebbe operato una “associazione per delinquere dedita alla produzione di elevatissimi quantitativi di prodotti vinosi ottenuti mediante pratiche enologiche illegali” al fine di “rendere commercializzabile anche vino scadente e non vendibile, rendendolo idoneo, bevibile e non facilmente identificabile quale vino sosfisticato per mezzo di nuova fermentazione, aggiunta di sostanze vare, tagli vari tra vini di diversa annata e provenienza”. Tutto ciò “per soddisfare le richieste dei clienti ottenendo in questo modo, abbattendo costi e tempi di produzione, oltre ai prodotti richiesti dal mercato, quantitativi raddoppiati se non triplicati di prodotti finiti che la Megale Hellas e la Casa Vinicola Botter Carlo vendevano e commercializzavano”.
L’inchiesta nel mese di giugno dello scorso anno portò all’arresto di undici persone e al sequestro di trenta milioni di litri di vino.
La procura ipotizza l’esistenza di una vera e propria associazione per delinquere che avrebbe speculato sulla contraffazione per produrre, vendere all’ingrosso e commercializzare all’estero prodotto adulterato.
Marchi come Primitivo di Manduria, Brindisi Rosso Doc, Primitivo Passito, Salento Susumaniello Igt e altri ancora sarebbero stati attribuiti – secondo l’accusa – a vino in realtà importato in gran parte dalla Spagna o di provenienza ignota. Si sarebbe trattato di prodotto scadente e non vendibile, reso idoneo, bevibile e non facilmente identificabile quale vino sofisticato attraverso una nuova fermentazione, aggiunta di sostanze varie, tagli vari di vini di diversa annata e provenienza. Per aumentare la gradazione alcolica e cambiare colore, conferire al prodotto aromi, profumi e sapori tipici dell’affinamento-invecchiamento prolungato in recipienti di botti.
Spetterà al giudice per le indagini preliminari se e chi rinviare a giudizio. Tra le parti civili individuate ci sono il ministero dell’agricoltura, la Regione e le camere di commercio di Lecce, Brindisi e Taranto.



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