Talucci: «Paola? Che m’importa. Se la Procura vuole, chiarirò». E scrive ai parroci brindisini


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Da IL7 Magazine

L’arcivescovo Rocco Talucci parla per la prima volta, anche se in maniera inconsapevole, della vicenda di Paolo Catanzaro. Lo fa con una telecamera nascosta dall’inviata della trasmissione giornalistica di Retequattro, “Quarto grado”. Talucci, che ora vive a Venosa, suo paese d’origine, non risulta indagato nell’inchiesta che ha portato all’arresto dell’ex veggente Paola Catanzaro e del marito Francesco Rizzo. Più volte però il suo nome viene ripetuto nell’ordinanza di custodia cautelare per il suo sostegno – espresso anche pubblicamente – nei confronti di Catanzaro. Per oltre dieci anni lo pseudo veggente (che era stato “scomunicato” dal precedessore di Talucci, Settimio Todisco) fu di fatto legittimato dalla Curia, sia nelle presunte apparizioni mariane che nella realizzazione di spettacoli musicali organizzati dalla stessa Catanzaro.
Nel corso del programma “Quarto Grado” sono state mandate in onda anche immagini inedite di una di queste manifestazioni organizzate e messe in scena da Catanzaro a Brindisi, durante la quale Talucci siede in prima fila (accanto a lui c’è don Francesco Caramia, poi arrestato e condannato in primo grado per abusi sessuali su minori) e poi abbraccia con affetto Paolo Catanzaro salendo egli stesso sul palco.
Questa la trascrizione esatta delle riposte fornite da Talucci alla giornalista di Quarto Grado che si è recata presso la sua abitazione a Venosa.
Monsignore, è scioccato per quello che è accaduto a Paolo Catanzaro?
“Scioccato certamente no. Perché scioccato?”.
Perché l’hanno arrestato e lei non è scioccato?
“Ah, perché è stato arrestato? Non so nemmeno perché è stato arrestato”.
Lei lo faceva che Paolo faceva il mistico?
“A un certo punto ho seguito quello che avveniva…”.
Lei era vescovo all’epoca a Brindisi
“Sì, sì”.
Avevate un buon rapporto.
“Un rapporto come voi adesso che siete venuti a parlare”.
Beh, c’era un po’ di confidenza…
“Confidenza perché veniva spesso”
Però ci sono delle persone che ci hanno raccontato che praticamente lei nella chiesa di Veglie ha consentito a Paolo di dare l’eucarestia alle persone…
“No”.
Ci sono dei testimoni…
“Mai questo”.
Però lui che faceva il mistico, che aveva queste visioni, che sanguinava dalla fronte, faceva materializzare le ostie, questa cosa la sapeva?
“Non è vero questo”.
Non è vero che lo faceva?
“Questo non l’ho mai sentito”.
Lo sapeva tutta la città e non lo sapeva il monsignore di Brindisi?
“Ci sono dei documenti in Curia, si faccia capo alla Curia. Io non sono più vescovo di Brindisi. Ritengo che sia diventata così noiosa questa cosa”.
Non è noiosa per le persone che hanno perso tanti soldi, che sono state manipolate. Chieda a loro. Chieda a loro se è noioso monsignor Talucci.
“Ma lo chieda lei. Ma perché? E che importa a me? Se avranno da chiedermi qualcosa in procura me lo chiedono loro”.
E ma sono certa che glielo chiederanno, monsignor Talucci. Io sono contenta di aver avuto la possibilità di riferirle che ci sono tante persone che hanno creduto a Paolo Catanzaro perché comunque vedevano lei in diverse attività che affiancava Catanzaro.
“Noi siamo sacerdoti e quindi aiutiamo il discorso spirituale”.
Voglio dire: lei nella chiesetta di Uggio si è presentato…
“Io l’ho chiusa, l’ho murata”.
Dopo quanto tempo però, monsignor Talucci? Perché non era più agibile?
A questo punto monsignor Talucci invita la giornalista di «Quarto Grado» a lasciare la sua abitazione.
LA LETTERA AI SACERDOTI
Intanto Talucci rompe il silenzio con la comunità ecclesiastica di Brindisi con una lettera datata 2 febbraio 2018, inviata a tutti i sacerdoti dell’Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni. Questo il testo:
“Carissimi, col consenso del vostro Arcivescovo mi rivolgo a voi, dopo lungo tempo, per condividere la gioia di un dono, il dovere di un ringraziamento e il desiderio di una preghiera, in occasione del XXX di Episcopato, di cui dodici anni vissuti nella Diocesi di Tursi-Lagonegro, tredici nell’Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni e cinque da Arcivescovo emerito, dimorando nella mia diocesi d’origine che mi ha generato cristiano, prete, vescovo.
“L’appartenenza a voi è un sentimento nostalgico ma un legale vitale, non indebolito dal silenzio e dalla distanza e reso forte dalla preghiera continua. Io persevero nella celebrazione della messa pro-populo e, nell’ora di adorazione, mi faccio ancora guidare dall’annuario per tenervi tutti presenti. Il ricordo è particolare per quanti sono stati ordinati da me. L’imposizione delle mani crea un rapporto di paternità vera, perché generatrice del sacerdozio.
Il 31 dicembre 1987 a Melfi mi è stata comunicata “sub segreto” la scelta del Papa; il 25 gennaio 1988 a Rapolla è stata resa nota la nomina; il 25 marzo 1988 a Venosa sono stato ordinato.
Il prossimo 25 marzo 2018 vorrò ringraziare il Signore per il lungo tenpo di ministero episcopale. La data coincide con la solennità delle Palme e questa non consente la vostra presenza. Io comunque celebrerò in quel giorno la Santa Messa vespertina, alle ore 18, nella concattedrale di Venosa. Voi però ricordatevi di me. Se porto a termine una pubblicazione, sulla mia esperienza pastorale, la condividerò con voi. Mentre vi ricordo che a giugno ricorre il X anniversario della visita del Santo Padre a Brindisi, vi saluto e vi benedico con il cuore. Monsignor Rocco Talucci».