Uffici Anagrafe dei Comuni e direzioni delle carceri: un protocollo per assicurare i diritti dei detenuti

Di Marina Poci per Il7 Magazine
Un protocollo che uniformi le prassi di tutte le Anagrafi dei venti Comuni brindisini e renda agevole ed efficiente, in materia di Stato Civile, la collaborazione degli uffici comunali con i luoghi in cui si trovano le persone private della libertà personale: la proposta è arrivata il 30 aprile sulle scrivanie del presidente della Provincia di Brindisi Toni Matarrelli, dei sindaci e dei dirigenti degli Uffici Anagrafe dei venti Comuni del Brindisino, ai presidenti dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e dell’ANPAL (Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro), del direttore generale di Asl Brindisi e dei direttori della Casa Circondariale del capoluogo e della REMS (residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza) di Carovigno. La garante provinciale delle persone private della libertà personale, Valentina Farina, che se ne è fatta promotrice e sta lavorando alla redazione del documento, auspica che al più presto possibile il protocollo, che è ancora in fieri, diventi operativo perché, spiega “Da una disamina delle esigenze della popolazione detenuta è emersa la necessità di assicurare una adeguata e tempestiva fruizione dei servizi Anagrafe e Stato Civile in favore dei soggetti destinatari di misure restrittive della libertà individuale, con particolare riferimento all’emissione di certificati per residenti e carte di identità cartacee, al rilascio di autentiche e dichiarazioni sostitutive di atti di notorietà, alla ricezione delle istanze di iscrizione e cancellazione anagrafica e alla redazione di atti di riconoscimento di paternità”.
Lo scopo del protocollo, che costituirebbe una novità assoluta nella Provincia, è fornire un contributo efficace e qualificato per l’attuazione dei principi di cui all’articolo 27 della Costituzione Italiana, norma che impone il rispetto – quale nucleo irriducibile e insopprimibile dell’essere umano – dei diritti e della dignità delle persone, anche detenute.
“Al tavolo di lavoro che intendiamo proporre inviteremo i direttori della casa circondariale di Brindisi, della REMS di Carovigno, che accoglie le doppie diagnosi (cioè soggetti affetti da patologie mentali con comorbilità derivanti da dipendenze) e del CPR (Centro di Permanenza per il Rimpatrio) di Restinco”, precisa Farina, che indica i quattro ambiti nei quali si cercherà di definire procedure condivise: l’assenza di documenti di riconoscimento in corso di validità per detenuti, la residenza per detenuti abitualmente senza fissa dimora, i detenuti richiedenti asilo e titolari di protezione, i detenuti diventati padri, per tutto ciò che attiene il riconoscimento del figlio e i documenti del minore (adempimento di legge da espletarsi entro dieci giorni dalla nascita, motivo per il quale i ritardi di registrazione impediscono l’acquisizione dello status di figlio).
Un altro aspetto che sta particolarmente a cuore alla garante è costituito dalle segnalazioni tempestive da un istituto penitenziario all’altro: “I direttori devono individuare, secondo standard condivisi dal Ministero della Giustizia e dal capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, i detenuti da trasferire. Cosa che determina una serie di problematiche rispetto agli atti anagrafici e alla competenza sanitaria. Il protocollo che stiamo studiando andrà ad incidere anche su queste questioni perché – lo sappiamo bene – l’istituto di pena non può privare il detenuto dei suoi diritti in materia di Stato Civile e di salute”.
Dal punto di vista pratico, ciò a cui Farina e il suo staff stanno lavorando è l’individuazione di una procedura, condivisa su tutto il territorio provinciale, che garantisca la presenza degli ufficiali di Stato Civile, di volta in volta delegati dai dirigenti di area, nelle strutture che accolgono persone private della libertà, attraverso atti che autorizzino i dipendenti comunali a recarsi personalmente per espletare gli adempimenti richiesti in maniera tempestiva.
“Queste incombenze”, continua la garante, “venivano compiute dagli istituti di pena grazie alla collaborazione dei volontari e degli enti del terzo settore, ma non riteniamo più possibile proseguire in questo modo. Noi tutti riconosciamo che l’attività del volontariato è importante e irrinunciabile, ma per tutelare al meglio il detenuto rispetto ai suoi diritti di legge è opportuna la realizzazione di un accordo di programma tra le diverse istituzioni coinvolte”.
Accordo che nasce in ottemperanza al disposto dell’articolo 15 della legge numero 241 del 1990 (cosiddetta legge “sul procedimento amministrativo”), secondo cui le amministrazioni pubbliche possono concludere tra loro accordi per disciplinare lo svolgimento in collaborazione di attività di interesse comune, e che prevede, per espresso impegno di Farina, anche la costituzione di un gruppo di verifica per monitorare quale sia la resa del protocollo operativo e come funzioni la collaborazione degli uffici comunali.
“Ci auguriamo che mettere intorno allo stesso tavolo i sindaci, i dirigenti di area e i direttori delle strutture ospitanti contribuisca a innalzare i livelli di efficienza di un istituto penitenziario, quale è quello di Brindisi, che già opera eccellentemente. La finalità è di rafforzare il controllo sulla gestione dell’esecuzione della pena e rimuovere le situazioni che ledono i diritti dei detenuti, soprattutto se ad essere lesi sono anche i diritti di minori, come nel caso del riconoscimento di paternità che, qualora l’ufficiale di Stato Civile non si rechi tempestivamente in carcere o il detenuto non ottenga il permesso di recarsi egli stesso all’ufficio Anagrafe, è un’operazione che necessita dell’assistenza di un notaio. Ma noi dobbiamo pensare che ciò che per una persona in stato di libertà può essere semplice e veloce, spesso diventa complicatissimo per chi sta scontando una condanna. Anche perché, diciamolo chiaramente, non tutte le famiglie hanno la possibilità economica di farsi assistere da un avvocato anche per la tutela dei diritti non strettamente connessi alla sfera penalistica”, conclude Farina.