
Nel primo giorno di giugno, a Brindisi, pareva fosse scoppiata la primavera, iniziative d’ogni genere hanno immerso la cittadinanza in un complesso sistema di incontri e assemblee, nel segno di una ritrovata voglia di stare insieme, occupando piazze strade e parchi cittadini.
Nella sala universitaria di palazzo Granafei-Nervegna, forse l’iniziativa dai significati più intensi. Promosso dall’Associazione Regina Viarum, loggia massonica aderente al G.O.I. (Grand’Oriente d’Italia), patrocinata dal Collegio dei Maestri Venerabili di Puglia ed alla presenza del Gran Maestro Aggiunto Claudio Bonvecchio, si è svolto un interessante convegno su un tema che vede proprio la città di Brindisi, storica testimone dell’abrogazione, 75 anni fa delle drammatiche leggi razziali, emanate nel 1938.
A testimoniare il dramma della persecuzione, si sono avvicendati, con interessanti relazioni, il legale rappresentante nazionale della Comunità Rom, Michele Zunisi, il vice presidente ArciGay Salento, Gianmarco Caniglia, l’avv C. Yehudà Pagliara, Coordinatore del Centro Ebraico di Cultura”Torah veZiòn”. A Giancarlo Sacrestano de “il7magazine” è stato offerto il compito di introdurre gli aspetti storico-culturali che riconoscono a Brindisi il ruolo storico di Città Capitale della Tolleranza, dell’Accoglienza e dell’integrazione.
Svolgendosi nel pomeriggio del giorno di sabato, l’intervento del rappresentante del Centro studi Ebraico è stato videoregistrato in anticipo ed offerto ai partecipanti, nel pieno rispetto del dettato religioso che vuole il sabato, giorno in cui il fedele ebraico si astiene da ogni attività pubblica, sino al tramonto.
Al convegno hanno preso parte i dirigenti, i docenti, i familiari e gli studenti delle scuole medie inferiori della città che avevano aderito al concorso di tre borse di studio da 600 euro per i migliori tre elaborati sul tema di grande attualità: “Le discriminazioni ancora presenti nella nostra società”.
Considerazione benevolmente critica vuole che si sia registrata l’assenza degli eredi istituzionali di Brindisi città capitale dell’accoglienza. Neo che sottraggo ad ulteriore protagonismo e che lascio a latere, perché molto più importante è registrare come, nel mentre altrove Brindisi si ricercava tra le vie e le piazze ed i parchi, nella sua aula universitaria, siano giunti da più parti d’Italia, testimoni e protagonisti delle culture e delle minoranze che subirono il tragicissimo conto delle leggi razziali. Loro, sono venuti a salutarla, ringraziarla, promuoverla.
Brindisi, a prescindere, è il luogo vocato dalla storia a ricoprire il ruolo cardine di porta d’ingresso, alla speranza. Ne sa qualcosa Brento che la fondò oltre 28 secoli fa, lo sanno Pompeo, Ottaviano e Giulio Cesare che qui sancirono nel 40 A.C. il trattato di pace che portò equilibrio geopolitico nel mondo antico tra Africa, Asia ed Europa romana, e che per l’appunto prese il nome di Pace Brindisina. Qui approdò per trovarvi pace eterna Virgilio, che era di casa.
Brindisi ripropone la propria identità di approdo tranquillo ed accogliente, atteso che i latini già affermavano che tre erano i porti più sicuri al mondo: Giugno, Luglio e Brindisi. Sempre per restare alle pagine della grande storia, è a Brindisi che si sancisce l’accordo tra il Papa, l’imperatore d’occidente e la regina di Gerusalemme per la unificazione degli importantissimi territori euro-asiatici. Era il 9 novembre del 1225 quando sotto il protettorato di Papa Onorio III, Federico II di Svevia, sposava a Brindisi Isabella di Brienne, regina di Gerusalemme.
Le tumultuose vicende di quel tempo, videro Federico II, ormai ostile al Papa, trovare rifugio proprio a Brindisi, quando nessuna città voleva ospitarlo, dal che il suo notaro, Pier delle Vigne coniò per la città adriatica il motto “Filia Solis”, uno degli attuali appellativi di Brindisi.
Nel XX secolo, tanto per restare alle pagine di storia scritte in grassetto, Brindisi ospita, durante il primo conflitto mondiale l’intero esercito serbo in fuga. Un’operazione di trasbordo navale che occupò oltre duecento rotte per oltre 120mila fuggiaschi. Dal settembre ’43 al febbraio ’44 la città ricoprì anche il ruolo istituzionale di città capitale del Regno del Re, (King’s Italy) come l’appellavano gli alleati, e fu proprio in quel periodo che il governo italiano sollecitato fortemente e fortemente controllato nei suoi atti, avviò le rettifiche legislative necessarie a ricostruire quel minimo e necessario organo di leggi capaci di avviare l’italia verso la normalizzazione democratica.
Entro questi pilastri, troneggia la costante attenzione ai naufraghi, i profughi, i transfughi, i pellegrini, i naviganti che sono approdati sempre e comunque accolti fraternamente.
Finita la guerra, chiunque avesse bisogno di riappropriarsi delle proprie radici, tornare alla terra nativa, come gli ebrei superstiti dei campi di concentramento, proprio qui a Brindisi hanno fatto riferimento. L’indole del brindisino, aperto al sorriso e alla cordialità, ha reso possibile il ritorno del sorriso di molte persone.
Tragicamente emozionante il sostegno agli ebrei espulsi dall’Egitto nel ’56, che proprio qui a Brindisi sentirono riemergere dai loro cuori affranti, la speranza. In alcuni casi è bastata una “goccia di Latte”.
Chi scrive è umile esponente del Comitato Bologna Sanità&Conoscenza, una emanazione dell’antica università Felsinea; celebrando il 75° anniversario dell’abrogazione delle leggi razziali, nei luoghi dell’accoglienza e dell’ospitalità, opera perché l’impronta di Brindisi Capitale dell’accoglienza sia matrice di un’esperienza che colleghi tutti i luoghi d’Italia dell’ospitalità fraterna e solidale con chi ha sofferto l’offesa della persecuzione razziale.
Non sta forse nella storia che Brindisi, da luogo geografico sia divenuto saluto benaugurale e festoso?
Fa riflettere la cronaca delle stesse ore che vede Papa Francesco chiedere scusa al popolo Rom, proprio mentre a Brindisi Michele Zunisi, denunciava l’assenza di conoscenza di una storia, quella dei Rom, popolo senza terra che ha superato il concetto di Nazione, per farsi Nozione e sedere nell’organismo mondiale che raggruppa tutti i paesi del Mondo, l’ONU.
Fa clamore e confligge con la realtà, l’intenso ed emozionante racconto di Gianmarco Caniglia, che con delicatezza e tanta sensibilità ci portato ad accarezzare la devastante emarginazione vissuta da chi, omosessuale, è considerato malato, minorato, peggio, pazzo.
Di antica e profonda maturità la voce di Michele Bonvecchio, schietto e netto nel tracciare limiti e contorni di difficoltà e di speranze. L’istituzione massonica è e resta faro di umanità, esperienza che eleva l’individuo nella sua ricerca esoterica, ma che conosce il pericolo della caducità dell’esperienza umana.
Nelle parole del Gran Maestro, il segnale non è sottinteso, ma chiaro, il riferimento alle distorte dinamiche che fanno riemergere tensioni tra diversi, senza capire che è la diversità che unisce, gli egoismi, le prevaricazioni, gli abusi, i sovranismi, che si appropriano di interi gruppi sociali, possono essere il preludio di un ritorno del passato.
A Bonvecchio, Caniglia e Zunisi è stato riservato il compito di omaggiare di una borsa di studio tre studentesse brindisine, Greta Lafuenti, Gaia Olimpio e Elisabetta Giancane.
I loro elaborati, molto apprezzati, una nota comune, il loro sorriso, la loro visione chiara per una speranza non ideologica ma ideale, verso cui tendere. Meno male che il futuro c’è!