Quando si parla di assenteismo, come in questi giorni per i fatti che riguardano i vigili urbani di Roma, il fenomeno lo si legge piu’ spesso come conseguenza di caratteristiche negative individuali del lavoratore e non come espressione di malessere organizzativo.
Ai piu’, infatti, sfugge che l’assenteismo viene considerato come indicatore di contesti lavorativi in cui non viene curata la funzione e la cultura organizzativa, in cui non vengono definiti i ruoli, non si garantiscono evoluzioni di carriera, autonomia decisionale e controllo del lavoro, in cui non viene posta attenzione ai rapporti interpersonali tra i lavoratori e alla conciliazione tra la loro vita privata e il lavoro .
Quindi le assenze dal lavoro dei dipendenti, soprattutto se di massa, non sempre e non solo svelano cattive coscienze di sfaticati e irresponsabili ma, ad occhi piu’ competenti, possono far intravedere la necessità di migliorare alcuni aspetti piu’ strettamente connessi all’ambiente di lavoro e alla sua organizzazione.
L’assenteismo lì dove descrive la demotivazione del lavoratore, deve mobilitare l’attenzione di manager e responsabili, non tanto in termini punitivi e sanzionali, quanto in termini di azioni migliorative su criticità che vanno individuate tempestivamente .
Ciò diventa tanto piu’ urgente quanto piu’ si è costretti a confrontarsi con la carenza di risorse umane da cui si è schiacciati a causa della travolgente crisi.
Mariarita Greco