Alphaztl: dal video girato al CARA al Brindisi Performing Art


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Di Marina Poci per il numero 414 de Il7 Magazine
Si intitola “I Have A Dream” (perché si ispira al sogno di Martin Luther King, che immaginava che tutti gli uomini potessero essere uguali e che la gente non dovesse essere giudicata dal colore della pelle ma dalla propria personalità), il videodanza realizzato dal regista e coreografo brindisino Vito Alfarano, fondatore della Alphaztl Compagnia d’Arte Dinamica e direttore artistico del Brindisi Performing Arts Festival, che è stato selezionato nell’ambito del progetto internazionale Peace Letters to Ukraine, curato da Wilfried Agricola De Cologne e The New Museum of Networked Art e sarà proiettato nel corso dell’iniziativa, in programma dal 20 luglio al 28 settembre. È soltanto l’ultimo dei successi del Alphaztl, compagnia nata a Brindisi nel 2015, che lavora proprio con questo spirito: abbattere le barriere che ostacolano l’integrazione sociale, realizzando progetti che vedono la danza contemporanea e altre forme d’arte mettersi al servizio di temi di scottante attualità, come la violenza contro le donne, l’isolamento sociale, l’immigrazione, la detenzione, la dispersione scolastica e tutte le condizioni personali oggetto di discriminazione, con lo scopo di fornire ai partecipanti gli strumenti per una migliore conoscenza del sé, come singolo individuo, nella relazione con gli altri e in rapporto all’ambiente nel quale vivono. I Have A Dream, in particolare, che vede il montaggio di Punes e le musiche originali di Mirko Lodedo, è stato realizzato con la partecipazione di otto richiedenti asilo ospitati presso il Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo (CARA) di Restinco, nell’ambito di un progetto di inclusione sociale finanziato dalla Società Cooperativa Sociale Auxilium.
“A distanza di anni ci rendiamo conto che il sogno di King non si è ancora compiuto”, commenta Vito Alfarano, “Tanto ancora bisogna fare per accettare l’altro, il diverso, il profugo, colui che fugge dalla miseria e dalle guerre per approdare dopo tanti sacrifici e tanto dolore sulle nostre terre, considerate come una nuova occasione per vivere. Il sogno di questi uomini e di queste donne con i loro figli è di vivere una nuova vita in un mondo in cui non sono ancora completamente accettati. Per questo abbiamo trasformato in performance di danza il viaggio vissuto dagli immigrati e tutte le difficoltà incontrate: la sete, la fame, le torture, la morte e la speranza. Il nostro è un sostegno totale all’Ucraina da anni tormentata dall’invasione russa, che continua a distruggere vite e minacciare la libertà e la cultura. Essere stati selezionati per partecipare a questo ambizioso progetto di videoarte e solidarietà globale, che riunisce artisti da tutto il mondo, ci consente di affermare (oggi più che mai) il diritto alla libertà di parola, espressione e movimento”. Valori in cui Vito Alfarano e la Alphaztl credono profondamente e che, da dieci anni, ispirano quotidianamente il loro lavoro, a partire, per esempio, dai progetti di danza “Oltre i confini”, che portano negli istituti di pena: progetti in cui i detenuti, come i danzatori professionisti, firmano un contratto e sono retribuiti come lavoratori dello spettacolo, per proporre successivamente nei teatri il frutto dello scambio tra il mondo marginale di chi è sottoposto alla privazione della libertà personale nelle carceri e il mondo di chi vive fuori.
Per la compagnia Alphaztl l’arte è volontà educativa, scelta politica che quotidianamente unisce cultura e resistenza, possibilità di attraversare i confini del pregiudizio per diventare e restare umani insieme.
“Sono felice che le nostre attività e il nostro modo di fare cultura, con onestà, curiosità e spirito di inclusione, al servizio del territorio e dei cittadini, siano apprezzati in tutti i contesti nazionali e internazionali in cui portiamo la nostra arte”, continua Alfarano. “Ci motiva a proseguire sulla strada che da dieci anni a questa parte abbiamo scelto di percorrere e stempera, anche se non del tutto, la delusione per non riuscire a portare nella nostra città, oramai da due anni, il Brindisi Performing Arts, il festival di inclusione sociale multidisciplinare itinerante nella provincia, sebbene il Sindaco Marchionna ci abbia insignito di un riconoscimento il 10 maggio 2024 quali “ambasciatori dell’integrazione, dei valori civili e del cambiamento attraverso il linguaggio universale della danza”. Ma il bello di chi fa cultura perché crede nell’arte è che difficilmente si abbatte: abbiamo perso alcune occasioni, ne arriveranno delle altre”.
Proprio il Brindisi Performing Art, che si svolgerà in cinque comuni della provincia dal 24 al 31 agosto portando in giro il circo contemporaneo, la danza e il teatro d’autore con una programmazione dal respiro internazionale, è l’iniziativa a cui Alfarano lavora in questi giorni: “Saremo in alcuni dei luoghi più suggestivi e simbolici della provincia di Brindisi (la Casa Circondariale di Brindisi, la Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza di Carovigno, e poi Mesagne, ancora Carovigno, San Pancrazio Salentino, Torre Santa Susanna ed Erchie), per mettere in discussione attraverso i linguaggi dell’arte stereotipi, pregiudizi e disuguaglianze e aprire spazi di confronto e momenti di integrazione sociale”, spiega Alfarano, particolarmente felice di sottolineare come il filo rosso che lega Alphaztl all’Ucraina prosegua nel Brindisi Performing Art con i Dekru, il quartetto di mimi ucraini che ha conquistato i palcoscenici di mezzo mondo che si esibirà il 26 agosto a Mesagne con “Anime leggere”, scritto e diretto da Liubov Cherepakhina, una sequenza di quadri poetici e divertenti in cui quattro figure vestite di nero e truccate di bianco trasformano con il solo linguaggio del corpo una scena vuota in un caleidoscopio di emozioni.
E poi, novità interessantissima, la compagnia è pronta a portare in scena ad ottobre “Lady Up”, una performance di teatrodanza che celebra il talento, la determinazione e la libertà di essere sé stessi, con Francesca De Giorgi, danzatrice con sindrome di Down, protagonista assoluta in un ruolo creato su misura per lei (una star dello spettacolo che conquista la scena con grinta, sensualità e autenticità) e, accanto a lei, un corpo di ballo composto da danzatori professionisti e detenute. “Francesca non è simbolo di fragilità, ma di forza: la vedrete nei panni di un personaggio drag, una bio queen, forse la prima drag queen biologicamente donna con sindrome di Down ad apparire sulla scena professionale italiana. Guiderà il gruppo con la sua energia, emblema di una bellezza che non chiede permesso e rompe gli stereotipi sull’identità, sulla femminilità, sulla disabilità e sul concetto stesso di rappresentazione”, conclude con entusiasmo Alfarano.