Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore orba di tanto spiro…..il 5 maggio non è da ricordare solo per la morte di Napoleone Bonaparte nell’esilio dell’isola di Sant’Elena nel 1821, celebrata con versi immortali da Alessandro Manzoni.
E neppure, in ambito calcistico, nel 2002, per lo scudetto inaspettatamente vinto dalla Juventus ai danni dell’Inter, battuta clamorosamente da una Lazio che si era impegnata per non vincere.
Per i tifosi biancazzurri il 5 maggio 2002 è da incorniciare per il ritorno in serie C2, dopo 12 lunghi anni fra i dilettanti, del Brindisi di mister Boccolini e capitan Tiberio Ancora, grazie alla vittoria per 5 ad 1 sull’Altamura dopo un bellissimo ed esaltante campionato che segnò la riconciliazione fra il calcio e la città di Brindisi. Non a caso il motto scelto dal corpulento patron toscano Mario Salucci per conquistare la grazia della piazza brindisina era stato: “una squadra la tua città”.
Andiamo per ordine e ripercorriamo, insieme, questa esaltante stagione.
La serie D, appena raggiunta dopo tanto soffrire in Eccellenza, stava ancora stretta alla città ed il presidente Cogliandro era consapevole di non avere forze sufficienti per il salto fra i professionisti per cui ad inizio 2001, cedette la società alla B.T.I. di Mario Salucci.
Nel corso di una affollatissima conferenza presso la Biblioteca Provinciale, alla presenza di tutte le autorità sia civili che religiose, presentò alla città il suo progetto per riportare il Brindisi non in C2, non in C1, ma in B, in A e poi in Europa nel volgere di pochi anni, provocando il delirio della folla.
Di Salucci, personaggio enigmatico e contraddittorio si può dire di tutto e di più ma, sicuramente era addentro ai meccanismi del calcio ed in grado di allestire grandi squadre: non a caso in 3 anni ottenne una promozione dalla D, una Coppa Italia di serie C e due secondi posti in C2. A ciò aggiungiamo che riuscì a far disputare a Brindisi anche un intero girone del Torneo di Viareggio, segno evidente che una qualche conoscenza altolocata certamente l’aveva; su tutto il resto è meglio stendere uno spessissimo velo pietoso.
La sontuosa campagna acquisti estiva, i grandi proclami e l’ingaggio del migliore allenatore della categoria, ma anche amatissimo dai tifosi in quanto brindisino d’adozione, Gigi Boccolini, scatenò gli entusiasmi e le fantasie dei tifosi e spinse fin da subito gli addetti ai lavori a considerare il Brindisi come la più seria candidata alla vittoria finale.
Componevano la rosa di prima squadra i portieri Flauto e Silipo i difensori Ancora, Taurino, Chirico, Marinelli, Commitante e Cavallaro, i centrocampisti, Latartara, Tartaglia, Sabatini, Di Mella, Zizzari, Zinnari e Zammillo, gli attaccanti Alessandrì, D’Amblè, Sardelli, Cavallo e Volturno, mentre per il bomber gli occhi erano puntati sull’argentino Nacho Castillo, conoscenza diretta di Aldo Sensibile, che fu il reale assemblatore di quel Brindisi vincente, tant’è che si scherzava fra amici sulla presenza di troppi leccesi in squadra!
L’avvio non fu dei migliori: si parte con la scioccante sconfitta per 4 a 3 in quel di San Giuseppe Vesuviano: il Brindisi, in vantaggio di due reti grazie alle marcatura di Zinnari e Taurino, si fa raggiungere sul 2 a 2 e, dopo essere passato nuovamente in vantaggio con Checco D’Amblè, subisce altre due altre reti e torna a casa con le pive nel sacco.
Nell’esordio casalingo, vittoria di misura col Melfi, con reti di Zinnari e Roberto Taurino ma, nella seconda gara interna consecutiva si registra una tremenda sconfitta ad opera del Rutigliano di capitan Piero Caputo, con una doppietta degli ospiti che rende vana la rete di Ciccio Latartara.
Dopo 3 giornate il Brindisi è già a -6 punti dalla capolista Sangiuseppese: la piazza mormora ma Salucci resiste alla tentazione di dare il benservito a Boccolini e gli concede ancora fiducia, ampiamente ripagata nelle gare successive con la squadra che, metabolizzate velocemente le sconfitte, cominciò a menar la danza.
L’operazione risalita comincia alla quarta di campionato con la vittoria corsara per 3 a Casarano: in gol per il Brindisi Ancora, Alessandrì e Latartara all’ultimo assalto. Poi, vittoria interna sul Manfredonia grazie ad una magia di Alessandro Alessandrì. Dopo un buon pareggio esterno a reti bianche a Grottaglie, ci fu la vittoria per 1 a 0 sul Manduria con Riccardo Sardelli che bucò le mani a suo fratello Andrea, portiere avversario!
Risale a questo periodo la morte in un tragico incidente sul lavoro, del grande tifoso Michele Stasi, cui poi fu dedicata la Curva Sud.
Il 21 ottobre nella Città dei Sassi, superate le pastoie burocratiche per il suo tesseramento, potè finalmente esordire l’ancora sconosciuto calciatore argentino, pupillo di Sensibile, Ignacio Alvarez Castillo da Buenos Aires, detto Nacho, che già si allenava da alcuni mesi coi compagni.
L’emozione dell’esordio e la voglia di dimostrare tutto in una partita, gli giocò un brutto scherzo e, a metà ripresa, col Brindisi in svantaggio per 2 a 0, fu espulso per uno stupidissimo fallo di reazione; una impennata di orgoglio dei dieci rimasti in campo fece riagguantare il pareggio in virtù di un rigore messo a segno da Gerry Cavallo ed una punizione magistralmente battuta dallo specialista Ciccio Latartara: il Brindisi si ritrova a -4 dal Grottaglie che nel frattempo aveva superato la Sangiuseppese.
Nonostante altri due insipidi pareggi – 1 a 1, in casa col Terzigno con gol di Gerry Cavallo e a Pisticci con gol di Zinnari – chi sta davanti fa ancora peggio ed il Brindisi risucchia un punticino ma il malumore che serpeggia fra i tifosi sfocia nell’assedio negli spogliatoi del campo lucano.
Scontata la squalifica, Castillo può tornare in campo e la differenza si vede e si sente, la squadra cambia decisamente registro come se fosse passata dalla notte al giorno.
Un imperioso 6 a 1 inferto all’Angri con reti di Castillo, Ancora, Alessandrì e tripletta di Riccardo Sardelli, è seguita dal successo corsaro a Galatina con rete allo scadere di Castillo sotto la curva occupata da un migliaio di tifosi in un tripudio biancazzurro.
La vetta è ad un soffio e la si raggiunge, in splendida solitudine, il 24 novembre quando il Brindisi, nell’anticipo televisivo sulla RAI, batte, sotto un sferzante vento freddo di tramontana, davanti a 6.000 spettatori, il Potenza per 6 a 2, con reti di Sardelli, Cavallo, Alessandrì e tripletta del nuovo padrone di Brindisi: Nacho Castillo.
Scocca l’amore fra Brindisi e la sua squadra, un amore folle ed appassionato che contagia tutta la città e si diffonde in provincia: in città si scatena la “Brindisimania”, le presenze allo stadio aumentano a dismisura, i bambini non chiedono in regalo per Natale la maglietta della Juve del Milan o dell’Inter, ma quella con la V sul petto ed calciatori venivano considerati dei divi e la città riscoprì le sue ambizioni calcistiche, nei bar si parlava delle prodezze di Castillo, delle parate di Flauto, della geniale pazzia di Cavallo, della determinazione di Sardelli, della grinta del vecchio volpone Tiberio Ancora e della foga del giovane rampante Roberto Taurino oltre che, ovviamente, del grande mister Boccolini.
Una serie impressionante di risultati positivi consolidò questo rapporto: 1 a 1 ad Ostuni (D’Amblè), 3 a 2 sul Locorotondo (Castillo, D’Amblè e Cavallo), 2 a 1 sotto la neve ad Altamura (D’Amblè e Castillo), 1 a 1 col Nola (Ancora) ed il Brindisi chiude il girone di andata con ben 4 punti di vantaggio sulla Sangiuseppese, avversaria di turno nella prima di ritorno: tutto esaurito al Fanuzzi ed il Brindisi si impone per 2 a 0 con reti di Alessandrì e Castillo dopo un rigore fallito da Cavallo e si alza forte il canto che accompagnerà la squadra fino al temine della stagione “e se ne va, la capolista se ne va”, che ancora oggi, a distanza di 18 anni, suona nelle orecchie di chi lo ha cantato!
Altra sfida di cartello la domenica successiva a Melfi, che aveva appena soppiantato la Sangiuseppese al secondo posto, con netta vittoria per 4 a 0 grazie alle reti di Castillo, Latartara, Sardelli ed Alessandri ed i 600 brindisini che seguirono la squadra in quella trasferta vissero un momento di vero e proprio delirio collettivo, impossibile a descriversi.
Il 27 gennaio ci pensa la bestia nera Rutigliano a riportare sul pianeta terra il Brindisi con un netto 2 a 0: ma dopo 16 risultati utili consecutivi nessuno osò mugugnare per una battuta d’arresto, anche perché il vantaggio sulla seconda era di ben sei punti.
La domenica successiva è di scena il derby col Casarano, vinto 1 a 0 grazie a una rete di Cavallo. Il sabato di Carnevale si gioca Manfredonia-Brindisi con l’assoluta novità del manto in erba sintetica (quello sipontino fu il primo campo in erba non naturale omologato, a titolo sperimentale, dalla Lega) e con la sfera di cuoio che sembrava una pallina di ping pong impazzita, i padroni di casa si imposero per 2 a 0, sfruttando questo particolare “fattore campo” che gli permise di vincere quasi tutte le gare interne, laddove ebbe a perdere quasi tutte quelle esterne.
Un filotto di tre vittorie, mise a sopire ogni preoccupazione e rimise i conti a posto: 1 a 0 su Grottaglie (Ria) e Manduria (Sardelli) e 2 a 1 sul Matera (Castillo e Cavallo); poi la battuta d’arresto a Terzigno dove si perse per 3 a 2 (Cavallo e D’Amblè) e ritorno alla vittoria col Pisticci per 4 a 2 (Latartara, Cavallo e doppietta di Castillo)
I due pareggi consecutivi per 1 a 1 sul neutro di San Marzano sul Sarno con l’Angri (Castillo), coi tifosi biancazzurri brutalmente aggrediti da una folla di facinorosi, e col Galatina (D’Amblè) lasciano immutato il vantaggio di +8 sul Rutigliano ma la inaspettata sconfitta per 1 a 0 a Potenza preoccupa perchè è alla vigilia del derby contro un Ostuni che, dopo aver scalato posizioni su posizioni si era venuta a trovare secondo a -6 ed il suo presidente, l’avv. Marzio, gridava alla vittoria per riaprire il torneo.
Sono in 7.000 i brindisini che popolano il Fanuzzi quel 21 aprile e qualche centinaio gli ostunesi; neanche il tempo di studiarsi e D’Amblè, con un tiro imprendibile dalla distanza (scagliato ad occhi chiusi come confesserà nel post-partita) fa esplodere la Santabarbara del tifo brindisino: uno spiritosissimo trenino in mutande a fine partita, guidato dall’estemporaneo Gerry Cavallo viene immortalato sulla prima pagina della Gazzetta dello Sport ed in un’epoca in cui non esisteva il web e del giornale rosa si vendevano mezzo milione di copie, era il massimo della popolarità.
Mancano 3 giornate alla fine ed il Brindisi ha 8 punti di vantaggio sulla seconda: il pareggio per 1 a 1 a Locorotondo (Cavallo), sembra quasi voluto per poter festeggiare in casa la vittoria del campionato, giungiamo così al fatidico 5 maggio di manzoniana memoria. La gara con l’Altamura si gioca davanti a 9.000 spettatori, ben oltre la capienza consentita , ma donne e bambini entravano liberamente e si aggiunsero abbondantemente ai 6.200 maschi adulti paganti.
In campo per i padroni di casa (e del campionato): Flauto, Commitante, Marinelli, Latartara, Ancora, Taurino, Zinnari, Cavallo, Castillo, Sardelli, D’Amblè. Il Brindisi passa dopo 2 minuti con Castillo, momentaneo pareggio degli ospiti e poi una valanga di reti: doppietta di D’Amblè e gol di Sardelli e Zinnari per il 5 a 1 finale e la festa, si trasferisce dal Fanuzzi al centro della città, per il tradizionale tuffo nella fontana di piazza cairoli e la pacifica invasione della Scalinata Virgiliana, per poi durare tutta la notte, fino alle prime luci dell’alba di quello che sembrava dovesse essere un nuova e splendente mattino per il calcio biancazzurro.
Il campionato si conclude con il 2 a 2 a Nola e reti biancazzurre del solito Castillo e di Volturno.
Nel frattempo, dopo oltre mezzo secolo di anonimato, il Comunale di via Benedetto Brin aveva finalmente un nome: il sindaco Giovanni Antonino decise di intitolarlo al più grande presidente di tutti i tempi, il commendatore Franco Fanuzzi.