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Picchiata e bruciata viva dal figlio: la verità dei periti sull’anziana sammichelana

Cosima D’Amato è morta carbonizzata, con il naso e due costole fratturate, probabilmente in un altro punto della casa, ed è stata data alle fiamme quando era ancora viva: è la ricostruzione effettuata in aula dai medici legali Domenico Urso e Roberto Vaglio, incaricati dalla Procura della Repubblica di Brindisi di effettuare l’autopsia e i rilievi tossicologici sui resti carbonizzati della pensionata 71enne uccisa in una villetta di campagna di San Michele Salentino dal figlio Alberto Villani.
Rispondendo alle domande dei PM Alfredo Manca e Giovanni Marino, davanti alla Corte d’Assise presieduta da Maurizio Saso, i due consulenti hanno evidenziato almeno due tracce di un’aggressione subita dalla donna prima della morte: una al setto nasale provocata da un violento colpo al volto, e l’altra al fianco sinistro, con frattura di due costole.
“Era come un braciere”: così Urso e Vaglio hanno descritto il corpo della donna che era lontano dalla stanza da letto, luogo in cui si era verificato l’incendio, in una zona della cucina in cui l’unica parte bruciata era proprio il corpo della donna, dato alle fiamme probabilmente con un accelerante i cui resti sono ritrovati vicini.
La conclusione è stata che la 71enne sia stata violentemente colpita al volto e al fianco e poi data alle fiamme quando ancora era in vita perché nei polmoni sono state trovate tracce di fumo. Non è morta però asfissiata, hanno concluso i due medici legali, ma per le conseguenze della carbonizzazione che l’ha uccisa tra indicibili sofferenze.