di Gianmarco Di Napoli per #IL7 Magazine
Se Brindisi dovesse essere raccontata in una cartolina dal titolo “Occasioni perdute”, basterebbe l’immagine spettrale di quest’albergo. Cinquecento stanze, mille posti letto: da quasi dieci anni testimonial del villaggio-fantasma di Acque Chiare. Doveva esserne il faro, con il suo aspetto imponente che domina le villette costruite 13 anni fa da Vincenzo Romanazzi. E invece è stato inghiottito nel vortice di un’inchiesta giudiziaria che ha trasformato il villaggio in un luogo-non-luogo in cui le villette ci sono ma formalmente non dovrebbero esistere, i proprietari-non-proprietari le frequentano più per tenerle in vita che per godersi i soldi spesi e il giardino a due passi dal mare. E su tutte domina lui, il “Resort”, ancora senza infissi, con quintali di mattoni allineati ordinatamente nei piazzali, come se da un momento all’altro il cantiere dovesse rianimarsi, gli operai tornare al lavoro e gli ospiti iniziare a prenotare.
Nel progetto iniziale l’albergo era formato da 220 camere doppie ma quando Romanazzi, dopo anni di ricerca e di trattative, trovò l’accordo con il colosso Eden Viaggi (tour operator con villaggi esclusivi nelle località più esclusive del mondo), quest’ultimo pretese che la struttura fosse ampliata sino a 500 camere doppie, per un potenziale settimanale di 1.000 ospiti. Con la riprogettazione, il costruttore accettò di ridimensionare il numero delle villette, portandolo da 400 a 226 ampliando così l’albergo.
Il Resort Acque Chiare sarebbe divenuto un polo ricettivo all’avanguardia e con caratteristiche adeguate a soddisfare una richiesta di mercato che già all’epoca si rivolgeva a una clientela europea di qualità. La struttura (e per ora c’è soltanto quella) è composta da cinque corpi di fabbrica che ospitano le circa 500 camere e un sesto edificio destinato alle aree di servizio: zone commerciali, ambulatorio medico, rentcar, cappella, noleggio biciclette, bancomat.
Nel maggio 2008, quando una parte del Villaggio già viveva la sua festosa giovinezza, arrivò la guardia di finanza. Tutto sequestrato: la magistratura riteneva che le abitazioni non potevano essere vendute a privati ma utilizzate per ospitare turisti. Questo almeno per i dieci anni successivi all’inaugurazione.
I sigilli non risparmiarono il resort, ancora in costruzione, nonostante si trattasse dell’unica struttura del progetto che in effetti avrebbe avuto finalità esclusivamente turistiche ed era persino ottenuto una concessione edilizia autonoma (la numero 10 del 2005). Invano, nel corso di questi anni, gli avvocati di Romanazzi hanno tentato di ottenere – proprio in funzione della totale autonomia del resort rispetto al villaggio – il dissequestro della struttura, per riprendere immediatamente i lavori. L’ultimo “no” dei giudici risale ormai al 2010.
Da allora, ovviamente, Eden Viaggi ha investito altrove le proprie risorse. Il resort è stato depredato di qualsiasi cosa potesse essere portata via. Restano solo il rustico e le migliaia di mattoni depositati all’ingresso. Tutt’intorno, essendo la struttura esterna al perimetro tuttora vigilato del villaggio di Acque Chiare, si è creata una discarica abusiva in cui negli anni sono state abbandonate tonnellate di rifiuti. Di qualsiasi genere.
C’è una prima data in cui tutto potrebbe rinascere, o colare a picco definitivamente: il 29 settembre prossimo, la Corte di Cassazione (dopo un’infinità di rinvii) dovrà esprimersi sull’eventuale confisca definitiva dei beni. O meglio, decidere se sia possibile confiscare un bene se nel frattempo è intervenuta una sentenza di prescrizione per il reato di lottizzazione abusiva per il quale sono imputati i proprietari. La sentenza potrebbe determinare anche le sorti dell’albergo: dare il via libera alla ripresa dei lavori o rassegnarsi a vederlo trasformarsi per sempre in un albergo per i fantasmi.