Acque Chiare, restituito anche il resort: villaggio a un passo dalla rinascita

Anche l’albergo è stato restituito. E’ quello, molto più delle ville, il simbolo del tempo che si è fermato. Undici anni in cui “Acque Chiare” è rimasta poco più di una crisalide e che oggi può riprendere il suo percorso di crescita per affermarsi come uno dei punti di riferimento turistici non solo della provincia di Brindisi, ma dell’intero Salento. Cinquecento stanze, mille posti letto: un resort che quando sarà completato sarà uno dei più grandi della Puglia. Cinque corpi di fabbrica che ospitano le camere e un sesto edificio destinato alle aree di servizio: zone commerciali, ambulatorio medico, rentcar, cappella, noleggio biciclette, bancomat.
I militari del Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di Finanza di Brindisi hanno proceduto alla restituzione dell’albergo e di 53 ville, alcune delle quali oggetto di preliminare di vendita, in ottemperanza alla sentenza emessa il 5 luglio scorso dalla Corte di Cassazione che ha revocato la confisca, dichiarando in parte la prescrizione ed esprimendosi per l’assoluzione riguardo una sola posizione.
Il patrimonio immobiliare è stato per il momento affidato alla curatela fallimentare in quanto, proprio a causa del lungo sequestro preventivo, la società “Acque Chiare srl” è finita in sofferenza ed è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Brindisi. Ma la revoca della confisca arriva proprio poco prima che la Corte d’Appello di Lecce esamini il reclamo presentato contro il fallimento dall’imprenditore Vincenzo Romanazzi. La restituzione delle immobili – ha sottolineato nella memoria difensiva il prof. Andrea Violante – porterebbe nelle casse della società una tale liquidità che le consentirebbe di saldare i pretesi crediti contestati che hanno aperto la procedura di fallimento.
Parallelamente alla vicenda della società che ha creato il villaggio c’è quella dei 173 proprietari delle villette che in questi giorni stanno ricevendo il sospirato provvedimento di restituzione degli immobili da parte delle Fiamme gialle. Sono tutti in attesa che vengano finalmente depositate le motivazioni con cui la Corte di Cassazione, ormai quasi cinque mesi fa, aveva revocato la confisca di buona parte del villaggio e ordinando la restituzioni delle ville. In quell’atto si comprenderà infatti la destinazione d’uso degli immobili resterà ricettiva o se invece potranno essere utilizzati da subito come abitazioni. E se la revoca della confisca, finora riguardante esclusivamente l’area definita “comparto C” (ossia l’albergo e le ville) possa comprendere in realtà anche le altre zone del villaggio, indicate come comparti A e B, ossia il lato spiaggia e dunque lo stabilimento balneare, le piscina, il ristorante e tutte le infrastrutture che la “Acque Chiare srl” aveva realizzato per impreziosire l’offerta ai residenti e ai turisti. Su queste aree nulla è stato scritto nella sentenza ma è assai probabile che le motivazioni chiariranno definitivamente se anche queste verranno restituite alla società costruttrice.
La restituzione delle ville è iniziata da una decina di giorni: i proprietari vengono convocati presso il comando della guardia di finanza di Brindisi dove viene redatto un verbale in cui si attesta la notifica della sentenza del 5 luglio scorso con cui la Corte di Cassazione “Annulla senza rinvio la sentenza nei confronti di tutti gli imputati per essere il reato estinto per prescrizione. Annulla altresì la sentenza impugnata con riguardo alla disposta confisca dei fabbricati del comparto C che revoca ordinando la restituzione degli stessi agli aventi diritto. I 170 proprietari nel frattempo sono stati anche prosciolti, per intervenuta prescrizione, dal reato di lottizzazione abusiva.
A prescindere dal contenuto delle motivazioni della sentenza degli Ermellini, il villaggio di Acque Chiare è oggi pronto a riprendere quota con ambizioni precise: diventare un volano per il turismo nel Salento e creare un numero rilevante di posti di lavoro. Ma per fare tutto ciò è fondamentale l’apporto delle istituzioni locali che, finora, sono state totalmente assenti, come se il villaggio non facesse parte del territorio comunale, come se gran parte dei proprietari che hanno lottato per undici anni non fossero cittadini brindisini. Ma qui non si tratta di tagliare un nastro.