di Gianmarco Di Napoli per IL7 Magazine
Così come abbiamo fatto in tutte queste settimane, il nostro giornale non vi darà alcuna indicazione di voto, né si schiererà a favore o contro qualcuno dei candidati. Dobbiamo essere sinceri, se ci fosse stato tra loro uno che ci avesse stupito favorevolmente, una mezza lancia l’avremmo pure spezzata per lui, non nell’interesse di una delle coalizioni, ma semplicemente in quello della città. Ma in queste settimane abbiamo assistito a una delle campagne elettorali più scialbe e inutili che la storia ricordi.
Eppure di idee e progetti per restituire dignità a una città che vive nell’ombra da decenni e sotto commissario da un anno ce ne potevano essere a bizzeffe: era solo necessario lavorare duro, studiare le situazioni, individuare le soluzioni, avanzare proposte. I nostri fantastici cinque non hanno avuto voglia di fare nulla di tutto questo, a parte accapigliarsi, insultarsi, accusarsi reciprocamente, creare polemiche.
Per questo motivo, amici lettori, con tutto il cuore, vi invitiamo a votare davvero chi vi pare, nella convinzione che mai come nella prossima amministrazione non sarà il sindaco eletto a determinare le sorti della giunta che sarà chiamato a guidare. O quantomeno non ne avrà l’autonomia sufficiente.
Chi comanderà davvero, e più di prima, sarà il Consiglio comunale.
Ne abbiamo avuto la prova già durante l’ultima Amministrazione eletta, quella con Angela Carluccio sindaca. A fronte di una maggioranza risicata, situazione che con molte probabilità si determinerà anche nelle prossime assise (visti i numeri e le prospetive), il vero potere non sarà nelle mani degli assessori quanto in quelle dei consiglieri che li supportano.
Un tempo i consiglieri comunali erano componenti organiche dei partiti alle cui linee si adeguavano. Così i sindaci e gli assessori, interloquendo con i responsabili dei partiti, avevano la possibilità di individuare una linea strategica condivisa con la maggioranza e, qualche volta, persino con l’opposizione. Perché i consiglieri seguivano le linee guida dettate dai rispettivi capigruppo.
Invece la frammentazione estrema alla quale, dopo anni di sbandamenti, si è ridotta la politica brindisina, legittima l’esistenza di tante piccole entità in aula, che hanno maggiore potere degli stessi partiti e delle coalizioni che li hanno fatti eleggere. Un po’ come accadeva con le “città-Stato” che godevano di un ampio grado di sovranità e autonomia nonostante fossero sotto la giurisdizione di governi territoriali sulla carta più accreditati.
In questo modo, con una maggioranza minima, è chiaro che ogni singolo consigliere arriva ad avere più potere di un assessore e dello stesso sindaco perché in qualsiasi momento la sua scelta di passare all’opposizione può determinare (direttamente o meno) la caduta di un’amministrazione. Come il personaggio che, non avendo ottenuto il posto per la consorte, ha determinato di fatto la caduta dell’ultima giunta comunale di Brindisi.
Ecco perché alla fine di una campagna elettorale in cui i riflettori sono stati puntati esclusivamente e inutilmente sugli aspiranti sindaco, facendo emergere una sensazione di sottovuoto spinto, il vero obiettivo percorribile sarebbe riuscire ad eleggere un Consiglio comunale composto da donne e uomini responsabili e che abbiano a cuore più le sorti della città che i propri interessi. E’ vero, non è semplice. Del resto una prova di grandissima irresponsabilità la diedero recentemente proprio i 17 consiglieri che, senza alcun motivo plausibile, determinarono la fine di un’amministrazione eletta democraticamente.
Che fine hanno fatto quei 17 che buttarono giù tutto, con la promessa di essere protagonisti in prima persona della rinascita? Più della metà si sono sciolti come neve al sole. Ed esaurito il compito di decapitazione, non corrono neanche per il Consiglio comunale: Marino perché ha detto che farà l’allenatore e non si candida, D’Attis sta comodo a fare l’onorevole, Luperti e Rollo sono stati azzoppati dal caso Pietanza, Palazzo è passato a miglior vita, i due grillini Alparone e Giglio svaniti dalla scena politica. Persino Ribezzi assente. Insomma otto dei 17 che rimandarono a casa la Carluccio non daranno seguito alle loro promesse di ribaltare le sorti (secondo loro all’epoca compromesse) di questa città.
Ecco, più che il sindaco – chiunque sia quello eletto democraticamente dai cittadini – il futuro di questa città passerà come non mai dalle mani dei prossimi consiglieri comunali.
Per questo motivo domenica sarà ancora più importante andare a votare e scegliere con grande senso di responsabilità i propri rappresentanti in aula perché dipenderà da loro, prima ancora che dalla giunta, la possibilità di realizzare progetti, accedere a finanziamenti, offrire all’esterno l’immagine di un Consiglio che seppur diviso sul piano delle idee e dei modi per realizzarle, abbia un proprio senso di appartenenza, una unicità di obiettivi: gli interessi di Brindisi e dei cittadini.
Non è semplice. Le persone per bene da anni preferiscono stare lontane dal Palazzo, rimanere rifugiate nei loro studi, negli uffici e poi nelle loro famiglie, piuttosto che essere coinvolte nei giochetti di basso cabotaggio cui i soliti noti ci hanno abituato. Eppure, scorrendo le liste, ci sono ugualmente candidati che meriterebbero una possibilità, che hanno coraggiosamente deciso di mettersi in gioco sfidando i “professionisti” del santino elettorale, tentando di accompagnare fuori dalla porta il “cenacolo” che da decenni imperversa a Palazzo di Città. Sempre e solo le stesse facce, e quando cambiano e perché sono quelle dei figli o di fedelissimi.
Sarebbe bello avere finalmente un Consiglio comunale nuovo, pulito, ambizioso. Non importa di che colore, anche perché non cambierebbe nulla: i partiti in quanto tali non esistono più, lo stesso concetto di politica è diventato aleatorio: destra, sinistra, populisti.
Votate pure da qualsiasi parte, ma votate pulito. Quando farete il segno della croce (perdonate il titolo volutamente un po’ sacrilego ma anche carico di laica speranza) pensate alla vostra città, al vostro futuro e a quello dei vostri figli. Facciamo in modo che la fine della precedente Amministrazione diventi anche il capolinea di un certo modo di essere consiglieri comunali.
Solo in questo modo il prossimo sindaco, chiunque esso sia, potrà avere (se sarà capace e onesto) la speranza di portare a termine la legislatura. Altrimenti saranno altri ricatti, minacce di sfiducia e congiure. Sino all’epilogo tradizionale: la sfilata del prossimo commissario prefettizio accolto come il salvatore della Patria.
Cara Brindisi, speriamo che questa lunga notte porti davvero Consiglio.