di Doriana Calò per il7 Magazine
Per decenni, generazioni intere, hanno udito per le vie del paese la famosa frase “Amore mio, cicorie? Niente tu?”. Questa era la simpatica “frase marketing” ad effetto che la signora Gina Panelli (Angela all’anagrafe) urlava per annunciare la sua presenza in sella alla sua Graziella colma di verdure e ortaggi, già meticolosamente pesati e sistemati in buste agganciate ad una cassa dove all’interno metteva la merce più pesante. Sono circa 10 anni che Gina “Amore Mio” – come amano chiamarla i latianesi e non solo – ha smesso di girare per le vie del paese e in molti si sono chiesti che fine avesse fatto la tanto amata e simpatica beniamina?
Soprattutto negli ultimi giorni, questa domanda se la sono posti in molti, anche manifestando l’affetto e la stima per Gina sui social dopo che, da qualche giorno, è stato realizzato un murale che la ritrae in sella alla sua graziella su un muro nei pressi della zona urbana 167. In tanti, come una sorta di pellegrinaggio, si recano ad ammirare l’opera dello street artist leccese Giancarlo Nunziato.
Gina Panelli sta bene e saluta calorosamente i suoi amati concittadini e tutti quelli che la conoscono – bisogna precisare che è conosciuta anche nei paesi limitrofi – purtroppo, a causa di un embolia polmonare abbastanza importante, è costretta a stare a letto accudita dalla figlia Margherita e dal marito Antonio, circondata dall’amore di tutti i suoi figli e dei nipoti. Non ha però perso il suo grande spirito ironico e la forza che la contraddistingue.
“Tutt’oggi i medici dell’ospedale di Francavilla Fontana, dove è stata ricoverata e in seguito curata – spiega la figlia Margherita – mi chiamano per accertarsi delle condizioni di mia madre e si meravigliano della grande forza che ha avuto e che tutt’ora ha nell’affrontare questa situazione di disabilità che l’ha colpita. Ricordo che quando era in rianimazione, i medici mi dissero che non c’era più speranza per mi madre e mi dissero di riportarla a casa, e io in un momento di sconforto dissi:”S’è persu l’Amori di Latianu” e l’infermiera mi disse che la conosceva pur essendo di Oria perché veniva appositamente a comprare la verdura da lei. Tutti noi, figli e nipoti, cerchiamo di salvaguardarla e di rincuorarla. Quando abbiamo saputo dell’omaggio del murale ne siamo rimasti contenti e l’abbiamo messa al corrente, facendole vedere la foto. Si è molto commossa perché ha capito quanto sia stata importante per il suo paese e quante persone le vogliano bene”.Grazie alla tecnologia internet abbiamo incontrato Gina e le abbiamo fatto qualche domanda anche per conoscerla meglio.
Tutti la conoscono come “Gina Amore mio”, ma chi è Angela Panelli?
“Mi chiamo Angela Panelli e sono nata il 31 ottobre del 1934, sono sposata con mio marito Nuccio – Antonio De Nitto – dal 1960 ho 5 figli, 11 nipoti e 2 pronipoti. Non ho sempre fatto la venditrice ambulante di frutta e verdura, quello ho iniziato a farlo dopo sposata, ma per me era più un divertimento che un lavoro vero e proprio. Quando ho iniziato ero già grande, avevo i figli e con mio marito avevamo un pezzo di terreno che coltivavamo e io poi andavo in giro con la bici a vendere quello che piantavamo e gridavo “Amore mio, oggi niente tu? Cicori, zanguni, pipaluri…” era tutta merce di prima mano non trattata, genuina. Il pomeriggio mio marito andava a raccogliere la verdura e io la mattina presto, prima di iniziare il giro, la pesavo e la sistemavo già nelle buste e facevo “la misura, la mezza misura” insomma mi portavo avanti e poi agganciavo queste buste – con dei ganci – alla cassetta dove dentro mettevo la frutta perché era più pesante e iniziava la giornata con la mia graziella ovviamente non pedalavo ma “mi trascinava cu li pieti”.
Ma da ragazza non facevo questo, andavo dai monaci – presso il Santuario di Cotrino – per le “giornate” a piantare e raccogliere tabacco, facevo la “fattora” (capo fattura).
Quando ero signorina andavo con mio padre in campagna ad arare la terra, in quanto la figlia più grande, avevamo due cavalli e uno lo portavo io si chiamava Fiorello ed era nero, poi quando mio fratello ha finito il militare ed è tornato “è pigghiatu iddu li redini di lu cavaddu”.
Ci può raccontare come ha conosciuto suo marito?
“Ho conosciuto mio marito Nuccio (Antonio) perché lavoravo in campagna con le sorelle io ero la “fattora”, all’inizio non mi era molto simpatico mi prendeva in giro, mi sfotteva. Era bellissimo, però lo vedevo un po’ farfallone. Una volta ero con le mie amiche/compagne di sartoria (il pomeriggio seguivo una scuola di sartoria) ed entra lui con la scusa che gli dovevamo cucire un bottone, tutte le altre si alzarono e si andarono a nascondere per l’imbarazzo perché piaceva, io sono rimasta a cucirgli il bottone, una volta terminato anziché ringraziarmi mi disse “ci ieri ciucciu mia no ti tava mai pagghia a mangiare” (se fossi una mia cavalla non ti darei nulla) e io gli risposi a tono “Mannagghia li m… tua, pi sobbra”. Questo per dire che io mi sono sempre rapportata col genere maschile alla pari. A mio padre non piaceva, mi diceva “Cuddu no eti masculu” (quello non è uomo per te). Però anche se a mio padre non mi piaceva io l’ho sposato lo stesso pur essendo più piccolo di me e molto ambito, ho sempre fatto di testa mia e all’epoca mi chiamano “l’americana”, perché non vestivo come le altre ragazze del paese, mi piaceva vestire alla moda, mi facevo spedire dall’America i vestiti da mia zia e le mie cugine oppure andavo dal sarto con le riviste e mi facevo cucire le cose. Sono sempre stata un po’ fuori dagli schemi spaventavo gli uomini col mio carattere, addirittura dicevano che fossi mezza donna e mezzo uomo. Ma Nuccio mio alla fine mi ha conquistato ed è l’Amori Mia”.
Cosa pensa dell’omaggio del murale ,che in tanti si recano a vedere?
“Sono molto contenta e orgogliosa, hanno fatto una bella cosa. Forse chiedono ancora di me perché io nella vita non ho mai fatto del male a nessuno, sono sempre stata una gran lavoratrice per il bene dei miei figli. Con la mia bici giravo d’inverno, d’estate anche al mercato (quello settimanale che si svolge il venerdì) tutti mi conoscevano e mi chiamavano “Amore mì”. I bambini mi sfottevano e io ogni tanto qualche parolaccia la dicevo eh! Io sono così, genuina. Mi piaceva parlare e scherzare con tutti, se qualcuno voleva un piacere io ero sempre disponibile”.
Ma la frase “Amore mio, niente tu? Cicorie…” l’ha pensata come uno slogan per attirare la gente?
“No, l’ho pensato così. Se non conoscevo il nome di una persona come dovevo chiamarla? E quindi dicevo “Amore, niente tu?”, mi veniva spontaneo chiamare le persone così. Da lì poi ho iniziato a urlare questa frase per le vie del paese così sapevano che stavo arrivando e se qualcuno voleva qualcosa si fermava o usciva da casa per comprare. Era diventata una frase che dicevano tutti, anche i bambini quando mi vedevano”.
Vuole fare un saluto ai latianesi e tutti quelli che la conoscono?
“Amore, saluto tutti li “Tianisi” (latianesi) e quelli che mi conoscono. Gina vostra vi vuole bene e vi pensa, mi manca tanto girare per le strade e fermarmi a parlare con voi. Un Buon Anno a tutti da Gina Amore Mio”.
Una donna molto forte, che nonostante la malattia che l’ha costretta a letto, non ha perso la simpatia e genuinità che l’ha resa così amata da tutti.
Di lei la nipote Melissa De Michele dice:”Mia nonna è sempre stata una donna fuori dagli schemi che rispetto a molte donne del paese dell’epoca, è sempre stata più emancipata pur avendo un padre molto severo, lei aveva questa visione da imprenditrice da sempre, lavorava per poi acquistare appartamenti, ecc.. per darli ai figli e non far mancare niente. Lei e mio nonno sono da esempio per tutti noi, con questa loro visione di pensare sempre al futuro cercando di fare le migliori scelte. Si dice le persone grandi siano grandi consiglieri e molto sagge, mia nonna per me è così difatti quando ho da prendere delle decisioni importanti io ne parlo con lei perché ha sempre qualcosa da consigliare. Io la vedo un po’ come la “Chiara Ferragni” del secolo scorso inventando questa imprenditoria “porta a porta” in un paese con la mentalità all’epoca un po’ chiuso fregandosene del giudizio e andando avanti seguendo i suoi obiettivi. È stata ed è una donna forte, che ha sempre lavorato non temendo mai nessuno e come diceva lei, mettendosi al pari con gli uomini, anzi erano loro a temerla. Per me è un esempio da seguire”.
Angela Panelli (Gina Amore Mio) è tutto questo, donna forte e con le idee chiare, grande lavoratrice, mamma, moglie e nonna molto amata. Amata anche dal suo paese che – come già detto – ha voluto dedicarle un murale apparso nei giorni scorsi su uno dei dieci pannelli destinati ai muri della zona urbana 167 di Latiano, realizzato grazie al laboratorio “167 LAB” – di Officina Didattica in Natura APS e Collettivo NODI – facente parte dei progetti laboratoriali finanziati con fondi ministeriali dal Comune – Assessorato alle Politiche Sociali.
L’autore del murale di Gina è lo street artist leccese Giancarlo Nunziato , anche lui rimasto sorpreso del grande apprezzamento avuto da tutti – latianesi e non – infatti fa sapere:” L’anima del mio lavoro è caratterizzata dalla curiosità della storia di ogni individuo che ritraggo. Appena arrivato a Latiano ho voluto cercare un volto e la sua storia che mi potesse emozionare tanto da dedicargli un ritratto. Era ancora molto presto e in giro c’era poca gente, chiacchierando con uno degli organizzatori del collettivo Nodi da cui sono stato invitato, si parlava della passione che ci accomuna per le bici e del vivere continuamente con questo mezzo. È saltato fuori La Persona che ha vissuto un’intera vita tra la terra e la bici, una bici così piccola che conteneva una grande quantità di buste di raccolto. Ma la cosa che più mi ha colpito, sin da subito, è stata la scelta della frase utilizzata dalla signora Angela Panelli quando vendeva la verdura: Amore cicore! Contro tutti gli slogan da specchietto per le allodole di oggi con cui cercano di venderti inutilità facendole passare per essenziale…con tutte le parole che poteva scegliere, Amore è quella che collega la terra, i suoi frutti e coloro che la consumano, con amore appunto…e con Amore ho dedicato subito questa esperienza, questa sensazione senza tempo che ha bisogno di essere divulgata per poter destare una cosa fondamentale nell’uomo: l’emozione! Credo sia per questo che il dipinto abbia destato clamore, il fatto che abbia emozionato una vita intera sia la persona che lo riguarda e sia coloro che l’hanno conosciuta. Il coraggio d’aver affrontato la vita in un modo in cui non tutti son capaci d’affrontare, quindi, emoziona!…ora il dipinto è visibile e può essere contemplato da tutti all’aperto, per strada…così come s’incontrava Angela e il suo Amore Cirore…nonostante sia ancora viva ma non esercita più il suo lavoro sulla bici, continua ad essere Amore per tutti ancora oggi. L’arte ha questa meravigliosa potenza,ci abbraccia tutti, nonostante tutto…!”.