Arrivano 150 ragazzi stranieri (gran parte dei quali africani) ma il sindaco Rossi non li accoglie

Dov’è il sindaco?”. No, il sindaco non viene per “improvvisi impegni”. Lo certifica un messaggino inviato poco prima dell’orario previsto sul cellulare degli organizzatori. Bene, manderà qualcuno a sostituirlo. No, nessuno, in fondo siamo in pieno agosto, chi vuoi che rinunci a una mattinata al mare?
I centocinquanta ragazzi provenienti da tutto il mondo per partecipare al meeting internazionale per la Pace “Carta di Leuca” sono a Palazzo Nervegna, davanti al simbolo della città, il capitello romano. Ma nella sala è l’unico elemento che rappresenti Brindisi. Il Comune è assente.
La “Carta di Leuca” è uno straordinario manifesto di pace e di fratellanza razziale che per il quarto anno attraversa la Puglia con un cammino silenzioso e multietnico che si conclude con una marcia notturna silenziosa sino al santuario di Santa Maria di Leuca passando per la tomba di don Tonino Bello. Nel punto più estremo della Puglia, alle prime luci del giorno, si svolge un momento di preghiera interreligiosa con la proclamazione della Carta di Leuca: l’appello per la Pace redatto dai giovani nelle “Tende della Convivialità”, è sottoscritto con una cerimonia solenne. Il contenuto dell’Appello, ogni anno diverso e dedicato ad una tematica specifica, testimonia come una nuova cultura sia possibile, eliminando dalle nostre vite la violenza, l’egoismo e il razzismo. Rivolgendosi ai governi e alle ONG dei Paesi partecipanti, il documento esprime orientamenti e proposte concrete, che sollecitano un’agenda di impegni volti a vincere le paure, rispettare i diritti di tutti e progettare un mondo senza confini, senza steccati e senza barriere.
Ogni anno centinaia di ragazzi, provenienti dai cinque continenti, aderiscono al Cammino. Sono quasi tutti studenti, molti giovanissimi, tanti provenienti dall’Africa, che colgono quest’occasione per fraternizzare con i coetanei di tutto il mondo e scrivere tutti insieme una testimonianza contro l’odio razziale. Un messaggio che acquisisce un significato ancora più pressante, per il nostro paese, a causa del clima di odio che è stato generato nei confronti di chi, proprio dall’Africa, cerca di fuggire verso l’Italia alla ricerca di un’esistenza dignitosa, lontana dalle guerre e dalla miseria.
Lo scorso anno Brindisi venne coinvolta nel progetto del “Cammino” in maniera più concreta. Centinaia di ragazzi si ritrovarono, giungendo da tutto il mondo, presso il Terminal della stazione marittima. Da qui, grazie a decine di volontari che misero a disposizione le loro imbarcazioni, ebbero la possibilità di compiere un giro nelle acque del porto per sbarcare ai piedi della scalinata virgiliana. Quindi si trasferirono presso il Duomo dove fu celebrata una messa. Infine il piccolo viaggio prima ad Alessano e poi a Santa Maria di Leuca.
Quest’anno il programma è stato ridimensionato, eppure gli organizzatori hanno voluto ugualmente fissare a Brindisi l’arrivo dei giovanissimi partecipanti: “Non è stata casuale la nostra scelta di partire da Brindisi”, aveva spiegato don Stefano Ancora, presidente della fondazione “Terra del Capo di Leuca”. “Siamo voluti ripartire da qui, ricordando l’esperienza e la splendida accoglienza dello scorso anno, ma soprattutto per sottolineare come Brindisi e Leuca siano legate da questo cammino. E’ un’iniziativa in cui il Mediterraneo, che le cronache negli ultimi mesi ci rappresentano come un mare di scontri, di chiusure e di morti, possa diventare un’agorà dei popoli”.
Così i primi centocinquanta ragazzi sono arrivati alla spicciolata sabato mattina al museo archeologico “Ribezzo” dove era prevista l’accoglienza e la registrazione dei partecipanti. A salutarli, tra gli altri, rappresentanze delle associazioni “Unione Africana” e “Nigeriani a Brindisi”. Il programma poi prevedeva il trasferimento dei giovani provenienti dalle diverse sponde del Mediterraneo nel tempietto di San Giovanni al Sepolcro dove l’associazione “Brindisi e le Antiche Strade” aveva messo a disposizione una guida per illustrare le meraviglie di quel monumento. Infine, alle 11.30, il trasferimento nella sala più importante della città, quella che nel Palazzo Granafei-Nervegna ospita il capitello originale della Colonna romana per incontrare il sindaco.
Ma una volta giunti, delegazione e ragazzi, non hanno trovato nessuno ad attenderli. Nella sala c’era solo la Colonna. Il sindaco Rossi, poco prima dell’appuntamento, ha comunicato di essere impossibilitato a intervenire a causa di un impegno imprevisto. Il primo cittadino ha ritenuto di non investire nessun altro del compito di rappresentare la città in un momento così speciale e che era stato voluto dagli organizzatori proprio per omaggiare il senso di accoglienza di Brindisi: né il vicesindaco, né un assessore o un consigliere comunale.
Così gli organizzatori se la sono dovuti cavare da soli, senza ovviamente una sola parola polemica, ma evidentemente confusi e amareggiati per quanto era accaduto nella città che avevano voluto ringraziare proprio per l’accoglienza dell’anno precedente.
A peggiorare le cose, un post tardivo nella pagina Facebook di Riccardo Rossi Sindaco dove, dopo la una lunga serie di messaggi promozionali relativi agli spettacoli (ai quali è però stato sempre presente) e una difesa accorata di Emiliano dall’attacco di Salvini, scrive “Oggi questa manifestazione con il suo cammino ha un significato ancora più profondo, una marcia di giovani del mondo che è un appello verso chi governa affinché il Mediterraneo cessi di essere un luogo di morte, si sviluppino politiche di integrazione, si custodiscano e costruiscano ponti: ponti di accoglienza, di coesistenza, di solidarietà, ponti contro la paura e per il libero migrare dei popoli. In un clima così carico di odio e paura, il passaggio di questi giovani da Brindisi riscalda l’anima”.
Il cammino riscalda l’anima, ma non il cuore di Rossi che ad accogliere quei giovani non c’era, cosa per altro documentata dalle foto allegate al post medesimo.
Ora non osiamo immaginare cosa sarebbe successo se a snobbare i ragazzi, gran parte dei quali extracomunitari, e a non accoglierli, fosse stato un sindaco leghista. Sarebbe scoppiato un finimondo, si sarebbe parlato di un caso di grave razzismo a spese dei ragazzi. Invece Brindisi ha un’amministrazione di centrosinistra e Rossi è ancor più di sinistra degli alleati. In altri tempi avrebbe indossato la magliettina della pace e avrebbe accolto i ragazzi provenienti dai paesi del Mediterraneo con la cordialità che avrebbero meritato, in una città che si è sempre distinta per un innato sentimento di fratellanza nei confronti di chiunque sia arrivato.
La sua assenza, e quella di un suo sostituto che rappresentasse degnamente la città, sono un ulteriore sintomo preoccupante, di un progressivo allontanamento di Rossi dai princìpi che ne avevano caratterizzato la carriera politica, che avevano segnato le sue battaglie più audaci e coraggiose. Ma anche un evidente stato di confusione del sindaco e del suo entourage.
E’ sufficiente scorrere la sua pagina Facebook istituzionale, quella con la scritta “Sindaco”, per rendersi conto di quanto Rossi in questo momento viva in una realtà parallela terribilmente lontana da quella della quotidianità cittadina. Speriamo che riprenda la giusta strada prima che sia troppo tardi: dietro l’angolo ci sono un Comune che rischia il default e l’ennesimo commissario prefettizio. E che da oggi zoppica persino sull’accoglienza.