di Gianmarco Di Napoli per IL7 Magazine
Alcune centinaia di giovani brindisini “under 30” hanno dichiarato di volersi impegnare politicamente perché – dicono – desiderosi di decidere del proprio futuro “senza delegare più la responsabilità di ricostruire la città alle stesse persone che hanno distrutto Brindisi negli ultimi anni”.
I ragazzi, il cui slogan è “Ora tocca a noi”, puntano il dito sull’incapacità di trattenere le migliori menti le quali, dopo gli studi, vanno via per sempre: “Sono oltre 15mila i brindisini emigrati per motivi di studio o lavoro a seguito della crisi economica, costretti alla fuga”, urlano con rabbia.
Durante le vacanze di Pasqua, quando anche gli universitari erano rientrati in città, c’è stato il primo incontro – organizzato su apposita pagina Facebook – presso un locale del centro storico. Qui, erano un centinaio, hanno ribadito il loro desiderio di capire quale ruolo possono giocare nelle prossime elezioni amministrative.
Il fatto che tanti giovani, apparentemente senza riferimenti politici, abbiano deciso di svolgere un ruolo attivo nella politica locale è l’unica, vera novità di questa tormentata campagna elettorale. Anzi, probabilmente, potrebbe esserlo degli ultimi cinque anni della misera vita politica di questa città. L’augurio di tutti è che il progetto possa crescere dopo gli ardori iniziali e, proprio in questa prospettiva, riteniamo opportuno sollecitare qualche riflessione che, speriamo, possa essere costruttiva.
Questi ragazzi hanno dichiarato di voler rompere con il passato, ma in qualche maniera (seppure inconsapevolmente) hanno ricalcato tempistica e toni di quegli stessi vecchi politici navigati che invece vorrebbero mettere da parte.
Sulla tempistica va osservato che sebbene l’ultima giunta comunale sia naufragata quasi un anno fa e la politica locale molto ma molto prima, seppure fosse da tempo chiaro che non ci sarebbe stato alcun ricambio generazionale e che alle prossime urne avremmo rivisto le medesime facce (con qualche ruga in più), i ragazzi hanno deciso di uscire allo scoperto solo due mesi prima dalle elezioni, come avrebbe potuto fare una qualsiasi compagine della politica che loro vorrebbero cancellare, pronta a scendere in campo all’ultimo momento con interessi unicamente elettorali.
Per quanto riguarda i toni, gli “under 30” hanno subito dichiarato di non voler riconoscere come interlocutore “chi ha avuto responsabilità politiche e ci ha portato qui”, scimmiottando un certo modo di fare di alcuni movimenti politici che – almeno in campagna elettorale – sostengono di non voler avere a che fare con nessuno. Qualsiasi operazione di cambiamento, invece, non può non passare da un confronto – anche serrato – con chi ha rappresentato (nel bene e nel male) la classe politica che finora ha guidato la città. E dunque, al contrario, questi ragazzi devono confrontarsi, comunicare le loro idee (che non possono restare solo semplici slogan) e indicare – se sono in grado di farlo – ai “vecchi” dove hanno sbagliato e come questa città può e deve essere cambiata.
Siamo convinti che i ragazzi siano realmente animati da intenti positivi e determinati ad avere un ruolo attivo in questa città. Ma siamo altrettanto sicuri che in questo momento in cui ogni piccolo pacchetto di voti può spostare gli equilibri di una campagna elettorale mai così incerta e confusa, i partiti dei “vecchi” cercheranno di tirare verso di sé gli studenti con la stesso disinteressato altruismo con cui Girolimoni offriva caramelle in giro nei parchi pubblici.
Non vorremmo che questo progetto ambizioso, che potrebbe rappresentare davvero l’unica luce nell’oscurità patologica della politica brindisina, venisse banalizzato e trasformato in stampella per uno dei qualsiasi partiti politici in corsa, o barattato con la candidatura strumentale di qualcuno dei ragazzi.
La sua reale consistenza sarà invece misurata dopo il 10 giugno, a urne chiuse. Se, superati gli interessi elettorali, esisteranno ancora questo progetto e l’entusiasmo che l’ha fatto nascere, se questi ragazzi avranno ancora voglia di mettersi in gioco per salvare la loro città e non si saranno fatti risucchiare dalle sirene stonate del voto, allora sì che davvero potranno prepararsi a diventare protagonisti. E saranno pronti per la successiva tornata elettorale. Che non tarderà.