Bosco di Cerano fra i luoghi del cuore candidati dal Fondo ambiente italiano

I Luoghi del Cuore è una campagna nazionale per i luoghi italiani da non dimenticare, promossa dal Fondo Ambiente Italiano (FAI) – una fondazione sorta con l’intento di agire per la tutela, la salvaguardia e valorizzazione del patrimonio artistico e naturale italiano attraverso il restauro e l’apertura al pubblico di beni storici, artistici o naturalistici e che promuove l’educazione e la sensibilizzazione della collettività alla conoscenza, al rispetto e alla cura dell’arte e della natura e l’intervento sul territorio in difesa del paesaggio e dei beni culturali italiani – giunta alla decima edizione.
Quest’anno, fra le svariate candidature che sono giunte su scala nazionale, ce ne è una, in particolare, che mi hanno emozionato, e questo non tanto e non solo perchè riguarda da vicino Brindisi ed il suo bel patrimonio naturale, ma in quanto è relativa ad un luogo ingiustamente non molto considerato dalla popolazione locale e che merita di essere meglio conosciuto ed apprezzato, come io stesso ho cominciato a fare solo negli ultimi anni.
Si tratta di Tramazzone, meglio conosciuto come il bosco di Cerano e ricade tra i territori di Brindisi e San Pietro Vernotico, confina con la Centrale a carbone Federico II e si spinge fino alla costa, seguendo quello che probabilmente era l’alveo di un antico grande fiume e rappresenta l’ultima traccia dell’antica foresta che una volta ricopriva, rigogliosa, gran parte della costa salentina.
Dal punto di vista naturalistico è estremamente importante per la presenza di specie animali e vegetali tutelate rigorosamente da Direttive Comunitarie e da orami 18 anni questo magnifico ecosistema boschivo è parte integrante della Riserva Naturale Regionale Orientata “Bosco di Cerano”, estesa complessivamente oltre mille ettari mentre, la parte più propriamente boschiva copre attualmente poco più di cento ettari ed è di forma stretta ed allungata in quanto si sviluppo e viene attraversata da un canalone naturale, detto “Li Siedi”, ricco di diramazioni secondarie di chiara origine erosiva.
Personalmente ho dedicato più di qualche camminata, nelle più diverse stagioni, per girare in lungo ed in largo questo bellissimo polmone verde posto popchi chilometri a sud del capoluogo messapico, percorrendolo dal lato che si affaccia dal lato della centrale di Cerano per giungere fino alla masseria Guarini e, poi, verso l’interno dai vigneti fino agli uliveti, ma anche introducendomi da nord, calpestando, con rispetto e quasi devozione, il tracciato di quella che è stata la vecchia via Traiano-Calabra, la strada romana che collegava Brundisium a Valesium, l’antico nome di Torchiarolo, le cui vestigia sono in parte visibili a pochi chilometri dal bosco.
Le particolari condizioni microclimatiche, e la naturale umidità del suolo, hanno consentito lo sviluppo di numerose nicchie ecologiche e conseguente biodiversità ed è questo l’elemento che più lo distingue dagli altri ambienti boschivi.
Passeggiando fra i Lecci e le Roverelle e facendoci strada fra gli arbusti, si possono scoprire le tracce di diversi mammiferi, fra cui Faine (Martes foina), Volpi (Vulpes vulpes) e Tassi (Meles meles), che popolano il bosco e che meriterebbero assai più rispetto dall’uomo; se si è particolarmente fortunati, specialmente alle prime luci dell’alba, è possibile intravedere qualcuno di questi animali che si inoltra nel fitto della vegetazione attraverso sentieri a noi invisibili. Più facile è l’incontro, specie sul far del tramonto, nel ottobosco a macchia mediterranea ricco di Mirto, Lentisco, Asparago, Rosa canina e Ginestra, con il simpatico Riccio comune (Erinaceus europaeus) ed i topi selvatici (Apodemus sylvaticus), che hanno ben poco a che vedere con ratti e topi di fogna, per cui vanno lasciati assolutamente in pace in quanto anche loro facenti parte della fauna selvatica.
In prossimità dei corsi d’acqua, nel fondo valle, le particolari condizioni microclimatiche, più umide, favoriscono la presenza dell’Olmo campestre, del Prugnolo, del Biancospino e del Ligustro, nei canali e nelle pozze d’acqua della falda idrica superficiale è possibile individuare anfibi come la Rana verde minore (Pelophylax kl.esculentus) e, nel periodo riproduttivo, la Raganella italiana (Hyla italica) ed il Rospo smeraldino (Bufotes viridis); per quanto concerne i rettili oltre il comune Biacco (Hierophis viridiflavus), vi sono altri serpenti come il Cervone (Elaphe quatuorlineata) ed il più raro Colubro Leopardino (Zamenis situla), un serpente dai disegni inconfondibili, il capo è stretto con occhi rotondi di colore arancione ed una fila di macchie irregolari marroni e rosse su tutto il corpo, bordate di nero su una base chiara di colore beige e una fila di macchie più scure sui fianchi era molto noto già all’epoca della Magna Grecia, dove veniva considerato sacro e venerato all’interno dei santuari dedicati ad Esculapio, il dio della medicina. Fra i cespugli e gli arbusti è tutto un trionfo di cinguettii di uccellini come il Fringuello (Fringilla coelebs) l’Usignolo (Luscinia megarhynchos), la Capinera (Sylvia atricapilla), il Pettirosso (Erithacus rubecula), sui rami degli alberi si possono scorgere oltre a vari tipi di tordi anche le Cince, il Rigogolo (Oriolus oriolus), dall’inconfondibile corpo giallo ed il Cuculo (Cuculus canorus), scrutando il cielo nelle radure infraboschive si può godere del volo di rapaci diurni come la Poiana (Buteo buteo) ed il Gheppio (Falco tinnunculus) mentre, se ci si attarda fino a dopo il tramonto, è il turno dei rapaci notturni come il Gufo Comune (Asio otus) ed il piccolo Assiolo (Otus scops).
Il bosco degrada fino alla costa adriatica, non lontano dal Parco Naturale Regionale di Punta della Contessa che ogni anno attrae diverse specie di uccelli in migrazione, sia autunnale che primaverile, aggiungendosi alle specie stanziali, esaltando la magnifica varietà biologica di questo bosco.
Non a caso è uno dei luoghi preferiti in cui vengono liberati molti animali, sia mammiferi che uccelli, curati presso il Centro Fauna Selvatica della Provincia di Brindisi, una volta che sono rinvigoriti e ben messi in salute.
Una accurata cartellonistica mette in guardia i cercatori di funghi, specialmente quelli improvvisati, della presenza di alcune specie velenose che possono essere confuse con varietà commestibili.
Per chi ama la campagna è impossibile non notare ed apprezzare come alcune radure che intervallano il bosco sono ben coltivate a vigneto ed oliveto, a dimostrazione che l’agricoltura ben si contempera anche con il rispetto e la tutela delle aree boschive selvagge.
Anche per questo Tramazzone è un bosco unico nel suo genere oltre che per la interessante e quanto mai varia geomorfologia, ricca di pendii ed avvallamenti, grazie ai quali, con ogni probabilità, è sfuggito agli appetiti che nel dopoguerra ed a cavallo fra gli anni cinquanta e sessanta, in nome della tanto decantata Riforma Agraria, ha, di fatto, snaturato tante aree verdi un tempo presenti nel nostro territorio, portando a canalizzare i fiumi, cementificandone le sponde ed a distruggere migliaia di ettari di foreste e fitti boschi per far posto a coltivazioni più o meno intensive che hanno impoverito ed a tratti addirittura desertificato il suolo.
Abbiamo chiesto a Roberta Lopalco, architetto ed assessore del Comune di Brindisi con delega ai Parchi ed all’Ambiente, persona che ha sempre dimostrato particolare sensibilità per la natura, il suo pensiero su questa candidatura a luogo del cuore: “La candidatura del FAI del bosco di Tramazzone è una bella opportunità per un bene naturalistico importante per il territorio brindisino, da conoscere e valorizzare. Il bosco di Tramazzone è una Riserva Naturale Orientata Regionale, costituisce l’ultimo lembo di bosco di macchia mediterranea che caratterizzava la nostra costa e la presenza del Canale Siedi lo rende un habitat particolarmente interessante per la presenza di biodiversità da tutelare, tanto da essere riconosciuto come Sito di Importanza Comunitaria. La valenza ambientale del sito ci deve portare a riflettere sulla sua importante funzione di conservazione della natura, a tutela degli ambienti naturali e delle specie presenti. La conservazione e la tutela dell’area vuol dire tramandare il nostro patrimonio naturale, in tal senso un’area protetta deve avere anche funzione sociale e per questo occorre che la comunità ne abbia consapevolezza. La candidatura del FAI aiuta a ricordare a tutti noi la bellezza e l’importanza di una parte caratteristica del nostro territorio, da vivere e da rispettare”.
Fra i primi ad esprimere il suo voto per il bosco di Cerano è stato Riccardo Rossi, Sindaco di Brindisi e Presidente dell’Amministrazione Provinciale il quale, ha esteso l’invito a votarlo anche sui social: “oggi ho votato Tramazzone, il bosco di Cerano che è il simbolo della resistenza della natura nel nostro territorio. Racconta la macchia-foresta che una volta ricopriva gran parte della costa, che sopravvive ad una centrale a carbone e ci sarà anche dopo. I primi classificati tra I luoghi del cuore di tutta Italia, riceveranno premi in denaro come contributo alla tutela. Il bosco merita il nostro voto”.
Infine, abbiamo sentito al riguardo anche Andrea Rizzo, un giovane volontario molto attivo, appartenente ad “Eterea, l’albero della vita” una associazione ambientalista di San Pietro Vernotico che si propone di diffondere la cultura dell’ecosostenibilità con particolare riguardo al rapporto uomo-ambiente, e che della valorizzazione e tutela di questo magnifico bosco ne ha fatto una missione, promuovendo la candidatura del Bosco di Cerano a luogo del cuore del FAI: “Il bosco Tramazzone per me è come un portale, che permette di staccarmi della routine urbana ed immergermi nella natura più assoluta, e una volta dentro, sì avverte subito una emozione unica, come un legame antico ritrovato, così forte che non si ha quasi più voglia di lasciare. E quella emozione nel sentire i diversi versi degli animali, o i tronchi delle querce scricchiolare al sorgere del sole, come se gli alberi si stessero risvegliando dalla brezza notturna; e come spesso, può succedere durante una camminata, anche se si è soli, sì può avvertire una strana sensazione, quella di essere continuamente osservati. Ed è qui che è nata la mia richiesta di candidatura del bosco al censimento dei luoghi del cuore FAI, dal momento che è l’ultima testimonianza dell’esistenza, in passato, di una grande foresta sul nostro territorio. Questa cosa da un lato mi entusiasma, dall’altro mi rattrista perché, in realtà è ridotta ormai ad una piccola parte. Tutta la sua diversità botanica e faunistica, ha bisogno di essere tutelata maggiormente e questa maggior tutela oggi il FAI la può dare”.
Ho avuto modo di conoscere i ragazzi di Eterea, incontrati proprio mentre erano impegnati nella vigilanza e nella pulizia volontaria del bosco di Cerano e di scambiare quattro chiacchiere con loro e li ritengo dei veri e propri angeli custodi di questo lembo, ancora selvaggio, di bosco, presente nel nostro territorio.
Non potendo, per ovvie ragioni, questi ragazzi sostituirsi alle autorità, specie nella lotta al bracconaggio ed ai teppisti che, quasi quotidianamente utilizzano i sentieri del bosco per folli scorrazzate con moto da enduro o da cross, per cui, al netto del buon lavoro di repressione che svolgono i Carabinieri Forestali è auspicabile che anche i comuni competenti, Brindisi e San Pietro Vernotico, ci mettano del loro per prevenire e combattere questi fenomeni e dare una mano allo sviluppo di questo bellissimo bosco.