di Gianmarco Di Napoli per IL7 Magazine
L’alba di lunedì 9 aprile 2018, quando una motopala ha aperto uno squarcio nel muro di cinta dell’ex Lido della Marina Militare, ridotto a rudere da 30 anni, non può rimanere solo la data di inizio dei lavori per la realizzazione di “Cala Materdomini”.
Non perché il progetto non sia valido o utile alla città. Tutt’altro. Si tratta della prima spiaggia pubblica attrezzata del Comune di Brindisi e viene realizzata (bisogna darne atto) grazie al progetto presentato e ai finanziamenti ottenuti dalla giunta dell’ex sindaco Mimmo Consales che a suo tempo acquisì quell’area abbandonata con l’idea di restituirla alla città.
La nuova spiaggia sarà moderna, con passerelle in legno, prato e solarium. Ci saranno una piattaforma galleggiante per fare i tuffi, le docce, un cocktail bar e un punto ristoro. Al posto del rudere del vecchio night “Estoril” sarà creato un parcheggio. E l’ingresso al lido sarà per tutti gratuito, con possibilità di portarsi dietro ombrellone e spiaggina.
Insomma un piccolo gioiello. Ma piccolo, appunto. Secondo i calcoli dei progettisti, la spiaggia potrà ospitare qualche centinaio di bagnanti, numero che in considerazione dell’attitudine dei brindisini a capitalizzare gli spazi, azzardiamo pure che possa aumentare. Ma sarà sempre una spiaggia per pochi fortunati. E immaginiamo già la corsa mattutina a occupare qualche metro quadrato di sabbia con ostensione di asciugamani matrimoniali e spargimento di ciabatte a delimitare il territorio.
In una città di 90mila abitanti, tenuto conto che sarà collegata anche al vicino Porticciolo e dunque verrà utilizzata pure dai turisti, e nelle vicinanze di complessi residenziali che ospitano ormai centinaia di famiglie, non sarà certo Cala Materdomini a determinare la svolta nelle abitudini balneari dei brindisini.
La nascita della prima spiaggia pubblica e l’abbattimento di quel muro, che presto consentirà per la prima volta la vista del mare a chi transita sulla litoranea con affaccio su uno degli angoli più suggestivi della nostra costa, non deve essere considerato un punto d’arrivo, ma solo un buon punto di partenza.
Diversamente si commetteranno gli stessi errori compiuti nel recente passato quando progetti che avrebbero potuto contribuire a rilanciare davvero la costa a nord di Brindisi, e pagati fior di quattrini, sono implosi perché realizzati senza essere inseriti in un piano omogeneo. Basti pensare al parco marino di Punta del Serrone, 25 ettari di macchia mediterranea a ridosso del mare, dal “Cavallino bianco” e sino al lido Granchio rosso. La zona venne bonificata, attrezzata con passerelle e protetta da telecamere con inaugurazione nel luglio 2014. Poco prima (agosto 2013) qualche chilometro più a nord era stato bonificato e aperto al pubblico anche il parco di Sbitri dopo che decine di case abusive erano state finalmente demolite per restituire alla costa il suo aspetto originario.
Ma non essendo stati inseriti in un piano di rilancio della costa che ne capitalizzasse il valore, sono rimasti entrambi abbandonati, alla mercè dei vandali che continuano a distruggere tutto ciò che possono e dei ladri che portano via staccionate, passerelle in legno e persino le componenti delle telecamere di videosorveglianza.
Cala Materdomini non può rimanere un progetto fine a se stesso. Non avrebbe lunga vita e forse nemmeno senso. Deve invece diventare il punto di partenza (e in ciò è agevolata dal fatto di essere la spiaggia che apre le porte all’intero litorale) per il rilancio dell’intera costa che arriva sino ad Apani, per restituire alla città quelle spiagge e le potenziali strutture turistiche che ha perso negli ultimi 40 anni.
Parliamo del parco di “Babylandia”, la cui splendida pineta si affaccia proprio su Cala Materdomini. Nel 2009 l’area che ospitò il luna-park più bello che Brindisi abbia mai vuto, dismessa dal demanio militare, fu acquisita da un imprenditore di Martina Franca. Il progetto era ambizioso, ma si arenò per lo stato dei luoghi e per la burocrazia. Un cartello con la scritta “vendesi” e un numero di telefono campeggiano tristemente da anni. Con la nascita della spiaggia e di quella splendida balconata sul mare, potrebbe essere l’occasione per individuare possibili investitori per la creazione di una struttura turistica, magari alberghiera, o un campeggio.
In questo elenco di ex “qualcosa” non può mancare l’ex Picnic, il ristorante che si trova ai piedi della diga di Bocche di Puglia, un tempo rinomato punto di riferimento per gli appassionati di frutti di mare e pesce fresco. Il locale, chiuso da vent’anni, è a poche decine di metri dalla nuova spiaggia e dunque potrebbe tornare in auge, posizionato com’è sugli scogli con affaccio sul mare. Qualche anno fa l’imprenditore Teo Titi presentò un progetto per la sua riapertura, ma anche qui le pastoie della burocrazia ebbero la meglio. In questo caso, pare, da parte dell’Autorità portuale che bloccò tutto.
Una sua riapertura lo collocherebbe magicamente tra la nuova spiaggia e il Castello Alfonsino che si trova al di là della diga e che, forse per un segno del destino, solo poche settimane fa ha ottenuto un cospicuo badget per la sua ristrutturazione e che potrebbe diventare il gioiello turistico della zona.
Immettendosi sulla litoranea, poche centinaia di metri più a nord, invoca giustizia l’altra enorme struttura della Marina, con annessa piscina olimpionica, abbandonata e dismessa. Come le abitazioni militari, ridotte a ruderi, sull’altro lato della strada. Poi ci sono i due parchi di cui abbiamo detto e alcuni tratti di mare in cui sono stati effettuati interventi per mettere in sicurezza la falesia ma che di fatto hanno reso impossibile persino il transito dei bagnanti.
E infine si arriva a quello che è il monumento per eccellenza all’ex. Acque Chiare, la più geniale e innovativa idea che sia stata mai realizzata sulla costa brindisina: da dieci anni è sotto sequestro. Un “ex” villaggio, un agglomerato fantasma: l’hotel ancora fermo al giorno in cui la guardia di finanza venne ad apporre i sigilli, i villini disabitati. Non si potrà mai pensare di ripartire con un progetto per il rilancio della costa brindisina se prima non si restituirà la vita ad Acque Chiare, alle case, all’albergo, alla spiaggia.
Ecco. Il 9 aprile 2018 e l’apertura del cantiere per la nascita di Cala Materdomini siano una data e punto di partenza e non un punto d’arrivo. E l’inaugurazione della spiaggia (prevista per l’estate dell’anno prossimo, a Dio piacendo) non diventi solo il pretesto per una passerella balneare del nuovo sindaco – che taglierà il nastro senza averne avuto alcun merito – , ma sia l’occasione per far crollare davvero un muro molto più difficile da perforare. Quello della burocrazia, quella stessa che ha provato con tutti i suoi cavilli a rallentare l’inizio dei lavori a Materdomini, con ben tre anni di rinvii). E poi quello dell’inerzia e anche quello del giustizialismo esasperato.
Brindisi ha il diritto di riaffacciarsi sul mare e quella spiaggia dedicata alla Madonna, anch’essa così oltraggiata negli ultimi tempi da mistici e truffatori, deve essere solo la prima fermata. Non può essere considerato un nuovo capolinea.