di Gianmarco Di Napoli per il7 Magazine
Andrea, la nipote non voleva portarla in discoteca. “Domani devi andare a scuola, cosa vieni a fare con noi. Sei ancora troppo piccola”. La ragazzina, 14 anni, è già una piccola stella di quel mondo particolare che è la musica neomelodica, fatta di struggenti canzoni d’amore e storie di scugnizzi & malavita. Lei è già una piccola star del settore più romantico della napoletanità tanto che il suo ultimo brano, pubblicato su Youtube pochi mesi fa, ha già raggiunto la ragguardevole cifra di 25mila visualizzazioni. E i precedenti oltre 70 mila, con tanto di pubblicazione sulla piattaforma Spotify. Forse già più brava e senza dubbio più famosa di papà, Francesco Tassone, 45 anni, che con la sua hit “Cella 31”, ambientata in un carcere dopo un ipotetico arresto, ha totalizzato 12 mila visualizzazioni in quattro anni.
Gente di spettacolo, dunque. Andrea (che ha 47 anni fa l’operaio) invece no. Non si era mai intromesso nelle scelte della ragazzina che evidentemente vuole seguire le orme del padre, che sulla pagina Instagram si presenta come “Musicista cantante, mi occupo di eventi privati come matrimoni compleanni feste aziendali ecc ecc, dove è richiesta musica neomelodica”. Ma quella sera, domenica 24 ottobre, dopo averla portata con sé a mangiare una pizza con alcuni amici, l’ha riaccompagnata a casa. Lei si è arrabbiata, il padre si è innervosito e ha accoltellato alla gola Andrea: la lama si è fermata a due centimetri dalla giugulare. Sarebbe stata morte certa. E’ stato arrestato e portato in carcere, stavolta senza musica.
Le vecchie palazzine del Villaggio Pescatori, costruite nella parte superiore delle case bianche realizzate negli anni Trenta per accogliere le famiglie sfollate dal rione Sciabiche, dalla parte opposta del Porto e abbattute nel periodo fascista, sono spesso utilizzate come scenografia per i video musicali della famiglia Tassone. Così quando il 6 novembre i carabinieri si sono presentati in un vecchio condominio accanto alla tabaccheria e hanno portato via Francesco più di qualcuno ha pensato che si trattasse solo di una messinscena. E invece sotto il braccio aveva l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Tea Verderosa, su richiesta del pm Pierpaolo Montinaro, con accuse pesantissime: tentato omicidio aggravato dai futili motivi e dall’averlo compiuto in presenza di una minorenne, la figlia appunto.
Non è stato Andrea a denunciarlo. Non è stato lui a mandare in galera il marito della sorella, nonostante l’abbia quasi ammazzato. Si è inventato una storiella quando l’hanno interrogato i carabinieri: c’erano due ragazzi con una moto e il casco in testa sotto casa. Abbiamo litigato per il parcheggio e uno di loro mi ha accoltellato. Fine della storia.
Ma i carabinieri sono andati a fondo. Hanno rintracciato gli amici che lo hanno soccorso salvandogli la vita e che l’hanno lasciato in ospedale. Hanno recuperato le immagini della telecamera esterna della tabaccheria. Hanno intercettato le conversazioni che Andrea ha avuto in ospedale. E alla fine il quadro è stato chiaro e le prove inattaccabili.
Decisiva è stata proprio la testimonianza di un’amica che l’ha soccorso che, in un primo tempo reticente, aveva raccontato poi tutta la verità. Ha spiegato di frequentare spesso Andrea con il quale però non ha una relazione sentimentale. Lui si è separato dalla moglie ed è andato a vivere a casa della sorella e del cognato, al Villaggio Pescatori. La sera del 24 ottobre hanno deciso di mangiare una pizza con Andrea a casa sua, insieme alla sorella di lei e al compagno. Andrea ha portato con sé la nipote, cui è molto legato. A fine cena, era domenica sera, il gruppo ha deciso di andare in un locale. La ragazzina voleva seguirli ma lui è stato irremovibile: “Ti riaccompagniamo a casa, non hai ancora l’età per fare tardi e domani devi alzarti presto per andare a scuola”.
La ragazza se l’è presa, tanto che la discussione è proseguita in maniera animata in auto sino all’arrivo a casa. Quando è scesa ha sbattuto con le mani contro il finestrino della vettura, pronunciando parole poco rispettose nei confronti dello zio, tanto che quest’ultimo ha suonato al citofono chiedendo alla sorella di scendere per spiegarle quello che era accaduto mentre la nipote correva stizzita a casa, al terzo piano della palazzina. La madre è scesa in vestaglia visibilmente agitata temendo per il fratello, avendo percepito che il marito non avesse gradito il trattamento riservato dallo zio alla figlia. E infatti quello si è affacciato al balcone e ha invitato il cognato a salire.
Andrea non ha avuto timore, pensando a un normale chiarimento. Ma dietro di lui, temendo invece per la sua incolumità, è andata l’amica con cui aveva cenato. Neanche il tempo di salire che Francesco Tassone, armato di coltello a lama lunga, lo ha affrontato per le scale e lo ha pugnalato all’altezza della gola Andrea urlando “Ti cciu”. La donna si è messa in mezzo e ha evitato che gli sferrasse una seconda coltellata, che sarebbe stata probabilmente fatale. La ragazzina assisteva impotente a quello che stava succedendo. Nel frattempo gli altri due amici, che erano rimasti per strada, hanno sentito le urla e hanno sfondato il portoncino per soccorrere Andrea che perdeva sangue copiosamente.
Lo hanno accompagnato in ospedale mentre Tassone, la moglie e la figlia rientravano in casa. Quando i carabinieri poco dopo sono arrivati nella palazzina hanno trovato il pianerottolo al secondo piano lavato con la varechina. Non c’erano più macchie di sangue.
L’operaio, arrivato al pronto soccorso, ha perso conoscenza. Il medico che lo ha preso in consegna, il dottor Giuseppe Minunni, ha spiegato che la coltellata poteva essere mortale: “Si trattava di un’unica ferita da arma da taglio in regione retroclavicolare sinistra, profonda. Nel corso della successiva esplorazione della ferita e del relativo intervento, io e il mio staff abbiamo constatato che si trattava di una ferita profonda che arrivava quasi all’altezza della cupola polmonare inferta dall’alto verso il basso. L’intervento si è concluso positivamente. Per mia esperienza posso dire che oggettivamente il paziente ha rischiato di morire poiché la ferita era prossima alla vena giugulare e alla vena succlavia. Sarebbero bastati due o tre centimetri per danneggiare un grosso vaso arterioso”.
La volontà omicida di Tassone sarebbe confermata – secondo gli inquirenti – dal fatto che dopo la prima coltellata ha cercato di colpire nuovamente Andrea e che non c’è riuscito solo grazie al provvidenziale intervento della donna. Inoltre, rileva il magistrato, “l’aggressione è del tutto sproporzionata ed è stata un mero pretesto per dare sfogo a impulsi criminali, anche tenuto conto che Tassone ha colpito il cognato senza neanche consentirgli di fornirgli una spiegazione sui motivi del litigio con la figlia”.
Il cantante neomelodico, rinchiuso nella casa circondariale di Brindisi, nel corso dell’interrogatorio di garanzia (assistito dall’avvocato Francesco Cascione) ha ammesso di aver accoltellato il cognato ma ha negato qualsiasi volontà omicida.
Due famiglie devastate da una vicenda incomprensibile. Qualche giorno prima la moglie di Tassone aveva pubblicato sulla pagina una sua foto con Andrea e in sottofondo la musica “C’est la vie”, con la scritta: “Mio fratello, la mia vita”.