Caso Catanzaro, dopo sei anni la prima vittima potrà parlare davanti ai giudici

di Gianmarco Di Napoli per IL7 Magazine

Se nel 2012, quando presentò la denuncia davanti alla Procura di Bari, la magistratura avesse dato il giusto peso a Isabella De Bellis e alla storia che aveva raccontato (e documentato) su Paola Catanzaro – alias Sveva Cardinale – e la sua setta, forse gran parte dei danni, economici, e non solo, compiuti in questi anni sarebbero stati evitati. E invece solo grazie alla successiva inchiesta avviata alla Procura di Brindisi e sfociata – alla fine dello scorso mese di gennaio – nell’arresto di Catanzaro e del marito Francesco Rizzo, quella che sembra essere una delle più grosse truffe a sfondo mistico mai messe a segno in Italia è stata interrotta.
Paradossalmente chi ha avuto il coraggio di fermare tutto con la denuncia, la De Bellis appunto, si trova a essere marginale nell’inchiesta brindisina contro Catanzaro. La sua querela originaria infatti ha dato il via a un processo che procede stancamente davanti al Tribunale di Bari da cinque anni e che sembra indirizzato verso la prescrizione. In questo processo, visto che la procura barese aveva ipotizzato solo il reato di truffa ma non l’esistenza di un’associazione per delinquere, Catanzaro è imputata a piede libero, insieme al marito e alla presunta “cassiera”, Lucia Borrelli.
Sei anni dopo quella denuncia però, per la prima volta la De Bellis potrà raccontare davanti ai giudici la sua storia e di quei circa 300 mila euro che avrebbe consegnato negli anni al mistico che gli aveva promesso la guarigione del padre, colpito da un male incurabile. L’udienza si svolgerà a Palazzo di giustizia di Bari venerdì 27 aprile alle ore 9. E le dichiarazioni della De Bellis saranno importanti perché verranno acquisite anche nel processo brindisino in cui sarà sicuramente chiamata a testimoniare.
Ma sarà interessante, successivamente, ascoltare in aula anche il racconto dell’imputata Lucia Borrelli la quale, interrogata recentemente dalla guardia di finanza di Brindisi, ha di fatto ammesso l’enorme mole di denaro che finiva nelle tasche di Catanzaro, confermando per altro il ruolo centrale rivestito in quegli anni dalla Curia brindisina che, con l’arcivescovo Rocco Talucci, aveva legittimato il ruolo del veggente.
Ecco quello che dichiara nel verbale: “E la cosa che non mi darà pace è stata la – come si dice? – Chiesa, il ruolo della Chiesa in questa storia. Perché́ monsignor Talucci ogni volta che andavo da lui non mi ha mai detto: “Apri gli occhi Lucia, stai attenta”, anzi Paola mi diceva: Quando vai o a Natale o a Pasqua mettigli nella busta un contributo dell’associazione”. Una volta 500 euro mi ha fatto mettere in busta spedita con gli auguri di Natale da parte del gruppo di preghiera a Talucci. Un’altra volta 250 euro, un’altra volta 350 euro. Quindi, io andavo a parlare con monsignor Talucci e tornavo… mi parlava sempre bene di Paolo, di questo ragazzo che offriva le sofferenze quaresimali per pulire le colpe della Chiesa. E lo abbiamo visto in Chiesa a Veglie da don Amelio il suo padre spirituale, dare la comunione,quindi come ministro straordinario. E tutti, come degli idioti in fila ad andare per prendere la comunione da Paolo, più da Paolo che dal sacerdote o da altri ministri straordinari”.
Anche la guardia di finanza di Brindisi, nel rapporto finale firmato dal tenente colonnello Gabriele Gargano, comandante del Nucleo di Polizia tributaria, sottolinea il ruolo decisivo della Chiesa locale: “L’arcivescovo Settimio Todisco ha avuto modo di esprimere il suo dissenso con uno specifico comunicato rivolto ai parroci e ai sacerdoti dell’Arcidiocesi di Brindisi. Malgrado la grave presa di posizione di Todisco, monsignor Rocco Talucci, suo successore al governo della Diocesi, senza mai abrogare il precedente provvedimento, ha sostenuto l’autenticità di Paolo Catanzaro e gli ha consentito di continuare gli incontri di preghiera, inducendo in errore quanti si sono rivolti a lui per avere conferme sull’operatore del mistico. Si dovrà attendere l’intervento del suo successore, monsignor Domenico Caliandro, il quale con decreto datato 5 novembre 2013 dichiarerà non autentiche le esperienze mistiche vietando tutti gli atti di culto, direttamente o indirettamente riconducibili a Paolo Catanzaro”.
Monsignor Talucci non è mai stato iscritto nel registro degli indagati ma appare probabile che venga chiamato a testimoniare nel processo che si svolgerà a Brindisi nei confronti di Paola Catanzaro e del suo presunto cerchio magico.
Dagli interrogatori effettuati negli ultimi mesi emergono altri particolari inediti inquietanti: il professionista di Padova che continua a versare centinaia di migliaia di euro all’anno all’ex mistico e che ha dichiarato di non avere alcuna intenzione di denunciarlo, ha raccontato che inizialmente Paola Catanzaro trascorreva parte del suo tempo presso l’Istituto delle suore vincenziane di piazza Duomo. L’istituto ospita bambini appartenenti a famiglie difficili che, su segnalazioni dei servizi sociali, vengono accompagnati a scuola dalle suore e il pomeriggio si trattengono nell’istituto per svolgere i compiti, sino alle 17. Cosa ci faceva Paolo Catanzaro in quell’istituto? Una delle sue presunte vittime ha confermato che una domenica, all’interno della chiesetta che si trova all’interno del convento delle vincenziane, ci fu una sorta di consacrazione del mistico ad opera dell’arcivescovo Talucci. Ma mai era emerso che il ragazzo che diceva di vedere la Madonna fosse stato tenuto in contatto per tanto tempo, e non avendone avuto alcun titolo, con i ragazzini ospitati nelle ore pomeridiane. E ai quali diceva di destinare il denaro ricevuto dai suoi accoliti.
L’indagine brindisina, in attesa di possibili sviluppi sul piano fiscale, è stata chiusa e si avvia al processo. Sveva Cardinale è tuttora rinchiusa nella sezione femminile del carcere di Lecce. Il Tribunale del Riesame ha respinto la richiesta di scarcerazione e anche di concessione degli arresti domiciliari. Se dovesse subire il termine massimo di carcerazione preventiva, potrà tornare in libertà alla fine del prossimo mese di luglio. Il marito Francesco Rizzo potrebbe lasciare gli arresti domiciliari già alla fine di questo mese.