«Chi dipende dalla cocaina non può ricoprire incarichi pubblici. L’interrogazione è il primo passo»

«Non ho nessuna intenzione di fermarmi all’interrogazione parlamentare: aspetto la risposta del ministro dell’Interno e se non arriverà andrò avanti, porterò la questione alla Commissione Affari costituzionali”: Ubaldo Pagano, 42 anni, è il deputato del Pd che ha presentato un’interrogazione con risposta scritta al Viminale per chiedere chiarimenti sulla vicenda del rappresentante istituzionale brindisino coinvolto (come acquirente) nell’acquisto di cocaina da una banda di spacciatori e il cui nome emerge dalle intercettazioni telefoniche effettuate dai carabinieri della compagnia di Brindisi. Pagano è stato eletto nel 2018 nel collegio plurinominale Puglia-03, lo stesso che ha portato a Montecitorio il brindisino Mauro D’Attis (Forza Italia).
Pagano ha presentato l’interrogazione nella seduta del 18 maggio, riprendendo il contenuto nella nota pubblicata dal sindaco Riccardo Rossi poco dopo la pubblicazione di un articolo de “il7 Magazine” che svelava la vicenda: ““Il sindaco Rossi – scrive nell’interrogazione il parlamentare del Pd – “ha espresso, in un comunicato ufficiale, poi condiviso sui suoi canali social, il suo rammarico per i «rapporti di contiguità con esponenti di organizzazioni criminali dedite allo spaccio di stupefacenti» intrattenuti da un rappresentante istituzionale che, peraltro, come si apprende da organi di stampa, risulterebbe aver ricevuto un incarico dal Governo; nella stessa occasione, il sindaco, segnalando ancora una volta l’inopportunità per un uomo delle istituzioni di avere rapporti di «vicinanza e familiarità con quel mondo», ha invitato a «una riflessione» sulla convenienza di proseguire con l’esercizio di un incarico di rappresentanza del territorio, «che su questo tema non può avere dubbi o incertezze», chiedendone le dimissioni, quali «unica strada per salvaguardare territorio ed istituzioni».
Pagano puntualizza che “nei giorni precedenti e in quelli immediatamente successivi, infatti, diversi organi di stampa locali si sono interessati ai fatti emersi dalla inchiesta condotta dai carabinieri della compagnia di Brindisi, e coordinata dalla procura, che ha portato all’arresto di nove persone, tra cui O.L., già noto alle forze dell’ordine e individuato come fornitore di sostanze stupefacenti di figure di spicco dell’alta società brindisina, tra cui, come emerge dalle attività di indagine, facoltosi imprenditori e lo stesso rappresentante delle istituzioni”. Fatte queste premesse, l’on. Pagano entra nel merito dell’interrogazione: “Tale familiarità tra il rappresentante istituzionale e il fornitore di sostanze stupefacenti si evince, oltre che dal fatto che si rivolgessero l’un l’altro chiamandosi «compare», anche dai numerosi inviti «a fare un bagno in piscina» nell’abitazione di residenza del primo, come rivelano le intercettazioni. Chiedo se secondo il Ministro interrogato, alla luce dei fatti esposti, sussistano ancora i requisiti di onorabilità, professionalità e indipendenza richiesti per l’assunzione di importanti ruoli istituzionali e se i rapporti emersi e riportati in premessa non possano, invece, costituire elementi di condizionamento nell’esercizio della funzione;se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per fare piena luce sulla vicenda”.
Ma come mai un parlamentare non brindisino (è originario di Bari) ha scelto di impegnarsi in una vicenda brindisina? “Sono stato eletto in un collegio che comprende anche Brindisi, ma a prescindere da questo ho sentito la necessità di dare un seguito al grido d’allarme lanciato dal sindaco Rossi”, spiega Pagano. “Voglio capire se ciò che ha denunciato il sindaco corrisponda al vero e se i soggetti controllori abbiano effettuato tutti i passi di propria competenza. Non a caso ho scelto di indirizzare l’interrogazione al ministro dell’Interno”.
I tempi tecnici della risposta sono in media intorno ai due mesi e dunque la questione potrebbe avere tempi lunghi a meno che nel frattempo la vicenda non abbia un’evoluzione diversa con un provvedimento del governo, lo stesso che ha nominato il rappresentante istituzionale finito nella bufera.
“In ogni caso non mi fermerò e chiederò conto di quella che mi è stato detto essere una nomina governativa», conferma Pagano. «Chiederò se una persona che esercita un pubblico ufficio possa parlare al telefono in maniera confidenziale, al punto da farsi chiamare “compare” dallo spacciatore e possa chiamarlo alla stessa maniera. E se una persona che ricopre un incarico istituzionale possa farlo lucidamente in una posizione di dipendenza dalla cocaina, così come emergerebbe dagli atti processuali. Ci affanniamo a lanciare campagne contro l’uso di sostanza stupefacenti, cercando di sensibilizzare in questo modo i giovani, e poi scopriamo che proprio chi dovrebbe dare il buon esempio ne fa uso. Dobbiamo evitare di dare segnali negativi e screditare le istituzioni: ritengo che se dovesse essere confermato quanto denunciato dal sindaco Rossi, questa persona vada rimossa immediatamente dal suo incarico. E farò di tutto perché la sua posizione possa essere valutata con attenzione da chi può prendere questa decisione”.