Cocaina & istituzioni a Brindisi: se ne occuperà il ministro dell’Interno

Il silenzio, quasi totale, sul caso del rappresentante istituzionale brindisino che acquistava dosi di cocaina da un pregiudicato, con il quale per altro intratteneva rapporti confidenziali, viene interrotto in maniera clamorosa da un’interrogazione parlamentare, con risposta scritta al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. E’ stato un deputato (ovviamente non brindisino), il barese Ubaldo Pagano, eletto alla Camera con il Pd, a sollevare il caso presentando l’interrogazione nella seduta del 18 maggio.
Pagano porta a conoscenza del ministro il comunicato-stampa diffuso dal sindaco Riccardo Rossi il 6 maggio scorso, dopo l’uscita di un articolo de “il7 Magazine” che rivelava il coinvolgimento – seppure «solo» nelle vesti di acquirente di cocaina – di un rappresentante istituzionale brindisino in un’indagine dei carabinieri che aveva portato all’arresto di nove persone coinvolte nello spaccio della droga e nei furti d’auto.
“Il sindaco Rossi – scrive nell’interrogazione il parlamentare del Pd – “ha espresso, in un comunicato ufficiale, poi condiviso sui suoi canali social, il suo rammarico per i «rapporti di contiguità con esponenti di organizzazioni criminali dedite allo spaccio di stupefacenti» intrattenuti da un rappresentante istituzionale che, peraltro, come si apprende da organi di stampa, risulterebbe aver ricevuto un incarico dal Governo; nella stessa occasione, il sindaco, segnalando ancora una volta l’inopportunità per un uomo delle istituzioni di avere rapporti di «vicinanza e familiarità con quel mondo», ha invitato a «una riflessione» sulla convenienza di proseguire con l’esercizio di un incarico di rappresentanza del territorio, «che su questo tema non può avere dubbi o incertezze», chiedendone le dimissioni, quali «unica strada per salvaguardare territorio ed istituzioni».
Pagano puntualizza che “nei giorni precedenti e in quelli immediatamente successivi, infatti, diversi organi di stampa locali si sono interessati ai fatti emersi dalla inchiesta condotta dai carabinieri della compagnia di Brindisi, e coordinata dalla procura, che ha portato all’arresto di nove persone, tra cui O.L., già noto alle forze dell’ordine e individuato come fornitore di sostanze stupefacenti di figure di spicco dell’alta società brindisina, tra cui, come emerge dalle attività di indagine, facoltosi imprenditori e lo stesso rappresentante delle istituzioni”.
Fatte queste premesse, l’on. Pagano entra nel merito dell’interrogazione: “Tale familiarità tra il rappresentante istituzionale e il fornitore di sostanze stupefacenti si evince, oltre che dal fatto che si rivolgessero l’un l’altro chiamandosi «compare», anche dai numerosi inviti «a fare un bagno in piscina» nell’abitazione di residenza del primo, come rivelano le intercettazioni. Chiedo se secondo il Ministro interrogato, alla luce dei fatti esposti, sussistano ancora i requisiti di onorabilità, professionalità e indipendenza richiesti per l’assunzione di importanti ruoli istituzionali e se i rapporti emersi e riportati in premessa non possano, invece, costituire elementi di condizionamento nell’esercizio della funzione;se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per fare piena luce sulla vicenda”.
In assenza di prese di posizione da parte delle istituzioni locali (che evidentemente non ravvedono alcuna stranezza in questa vicenda), e della scelta del personaggio coinvolto di restare al proprio posto, la questione finisce dunque sulla scrivania più importante del governo: quella del ministro dell’Interno. Lamorgese dovrà adesso chiedere chiarimenti sulla vicenda alla prefetta di Brindisi, Carolina Bellantoni, alla quale dovrebbe essere giunta la segnalazione da parte dei carabinieri della compagnia di Brindisi della presunta tossicodipendenza del personaggio in questione.
Riassumiamo brevemente la vicenda: sulla base di un’inchiesta condotta dai carabinieri della compagnia di Brindisi, e coordinata dalla procura, nel marzo scorso sono state arrestate nove persone, tra cui Oronzo Lorenzo, detto Ronzino, già noto alle forze dell’ordine e individuato come fornitore di cocaina della cosiddetta “Brindisi Bene”, ossia di quarantenni facoltosi e fortemente dipendenti dalla droga.
Nelle carte dell’indagine che sono a disposizione dei difensori degli imputati esiste un fascicolo intitolato “Le cessioni a…”. Segue il nome del noto rappresentante istituzionale: all’interno ci sono 21 pagine di intercettazioni telefoniche e ambientali (effettuate sull’auto dello spacciatore) e in cui è indicato il numero di telefono cellulare del “colletto bianco”, per altro il medesimo numero che utilizza attualmente nelle sue mansioni istituzionali e di rappresentanza.
Dalle intercettazioni, per quanto appurato dai carabinieri, confermato dalla procura, accolto dal gip com l’emissione delle ordinanze di custodia cautelare e ribadito dai giudici del Tribunale del Riesame, emerge che Lorenzo vende frequentemente dosi di cocaina al rappresentante istituzionale e che tra i due esiste un rapporto fortemente confidenziale, al punto da invitare lo spacciatore a fare un bagno in piscina nella villa in cui abita con la famiglia o a salire nel suo ufficio a prendersi qualche bottiglia di vino buono. Al punto da chiamare lo spacciatore “compare” e da farsi a sua volta chiamare allo stesso modo.
Del resto nell’ordinanza è scritto che i numerosissimi incontri tra lo spacciatore e i suoi sei clienti abituali (oltre al colletto bianco ci sono commercianti e ristoratori) “consentono di ritenere assolutamente dimostrata l’attività continuativa e abituale di spaccio al dettaglio di dosi (in numeri variabili, ma sempre non più numerose di quelle necessarie a una piccola scorta per gli acquirenti, infatti riforniti con cadenza di una o più volte alla settimana).
Il7 Magazine ha scritto per due settimane consecutive della vicenda ma l’unico a prendere una posizione netta è stato, come detto, il sindaco Riccardo Rossi: tutta la schiera di parlamentari, consiglieri regionali, provinciali e comunali, rappresentanti istituzionali hanno mantenuto un silenzio totale. Così è toccato a un parlamentare non brindisino a farsi carico del passo più semplice da compiere, a tutela della collettività: investire il governo della questione (visto che la nomina del rappresentante istituzionale è stata effettuata da quello in carica) e chiedere semplicemente se il personaggio in questione – vista la sua presunta dipendenza dalla cocaina e i rapporti di assoluta confidenza con si il suo spacciatore, noto pregiudicato brindisino – sia compatibile con il ruolo che svolge.
Aspettiamo ancora risposte, dunque. Ma questa volta del ministero dell’Interno.