Colmata nel porto di Brindisi, arriva lo stop dell’Autorità di Bacino

Lucia Portolano per il7 Magazine

Arriva una frenata al progetto di realizzazione di una vasca di colmata tra il pontile del Petrolchimico e Costa Morena, quella che l’Autorità di sistema portuale intende costruire per contenere i sedimenti del dragaggio del porto di Brindisi. L’area presenta pericolosità idraulica e pericolosità geomorfologica, e così l’Autorità di Bacino, il quale parere è vincolante per ottenere il via libera, esprime parere negativo, o quasi. Nell’atto a firma del dirigente tecnico Gennaro Capasso e del segretario generale Vera Corbelli, entrambi geologici, “viene evidenziata la necessità che l’ente proponente valuti attentamente la possibilità di individuare altre zone della costa meno esposte a queste pericolosità. Solo in caso di motivata impossibilità ad individuare un altro sito per la cassa di colmata, allora l’intervento potrebbe risultare compatibile con le previsione e le prescrizioni del Piano per l’assetto idrogeologico e a determinate condizioni”. Prescrizioni e condizioni che al momento sembrano quasi impossibili a realizzarsi.
È arrivato qualche settimana fa il parere dell’Autorità di bacino in merito alla richiesta di valutazione di impatto ambientale per l’opera della colmata. La Regione Puglia ha inviato tutto al ministero dell’Ambiente che dovrà decidere sulla Via. I tecnici il 30 gennaio scorso hanno fatto un sopralluogo sull’area in cui dovrebbe sorgere la colmata. Hanno immediatamente rilevato che la località interessata alle opere si classifica nel Piano stralcio di bacino idrogeologico a “pericolosità geormorfologica molto elevata e a pericolosità geormologicamente elevata, inoltre ad alta pericolosità idraulica in presenza della foce di Fiume Grande, presenta morfologie poco pendenti in corrispondenza dell’area centrale ed orientale dell’insenatura, e significativamente più marcate in corrispondenza della sponda a sinistra della stessa”. I funzionari durante la loro visita hanno rilevato la presenza di due scarichi industriali (quello del Petrolchimico e dell’ex centrale di Brindisi nord) e le foci di due corsi d’acqua idraulicamente significativi, dei quali però non è stato possibile desumere i rapporti di interferenza, si è supposto comunque un possibile collegamento idraulico tra loro nelle aree immediatamente a monte degli sbocchi a mare, poste in corrispondenza della strada litoranea. Insomma lo sbocco del fiume e degli scarichi potrebbe essere strozzato e creare problemi nell’area circostante in caso di alluvioni. Brindisi ha già conosciuto una situazione simile con il fiume Patri.
L’Autorità portuale ha chiesto la Via per procedere sia al dragaggio del fondale di una vasta area del porto di Brindisi (comprese le banchine del porto industriale), che dovrebbe passare da meno 12 a meno 14, che per la realizzazione della colmata da realizzare in mare nell’insenatura di Costa Morena, accanto alla colmata di Capobianco (quella lasciata dalla Brindisi Lng). La vasca dovrà contenere tutto ciò che verrà fuori dal dragaggio (sabbia, gaia, fanghi). Secondo i tecnici del porto di Brindisi ne serve una da 700mila metricubi, per questo motivo sarebbe stata esclusa la colmata di Capobianco che avrebbe una portata minore. In realtà al momento non è mai stata fatta la caratterizzazione del fondale per stabilire le caratteristiche dei sedimenti, quindi quanta sabbia sarebbe pulita, tanto da essere rigettata in mare (o utilizzata per il banchinamento), e quanta invece inquinata e andrebbe nella vasca. Il rischio è che si faccia un’opera molto più grande di quanto realmente possa servire. Per la vasca di colmata esiste un finanziamento da 40 milioni di euro, mentre altri 20 milioni servirebbero per i dragaggi. Indicazioni in merito al dragaggio erano stato già date all’Autorità portuale nel 2006, in occasione della Via rilasciata alla variante al Piano regolatore portuale per la nascita di tre accosti a Sant’Apollinare.
Allora il ministero dell’Ambiente stabilì, su parere della Direzione generale dei Beni archeologici, che prima di qualsiasi altra opera da realizzare sarebbe stato necessario procedere alla “caratterizzazione ed eventuale bonifica delle aree a mare e a terra”. Operazioni che non sono state mai realizzate, tanto che ad oggi l’area archeologica di Punta delle Terrare è invasa dai rifiuti di ogni tipo e non si conosce cosa ci sia nel mare. Tornando al parere sulla cassa di colmata, i funzionari dell’Autorità di bacino segnalano che la realizzazione dell’opera determinerebbe una significativa modifica morfologia di Costa Morena e anche nelle arie prospicienti le foci di Fiume Grande e del canale di sfioro dei due scarichi, nonché la variazione della conformazione delle stesse foci. In conclusione la vasca potrebbe essere costruita solo se: “sarà dimostrato il non peggioramento delle condizioni di pericolosità idraulica dell’area attraverso “uno studio di compatibilità idrogeologica e idraulica”. Non solo, ma dovrà essere anche dimostrata una “riduzione del grado di pericolosità geomorfologica del Piano attualmente esistente attraverso studi e interventi di consolidamento, sistemazione e mitigazione dei fenomeni di dissesto che possano garantire stabilità geormorfologica (opere che dovranno sempre passare il vaglio dell’Autorità di bacino).
Queste prescrizioni sono valide solo se l’Autorità portuale dimostrerà “tecnicamente” che non esiste un sito alternativo. Ma di questo dovrà convincere l’Autorità di bacino. Le osservazioni sono molto simili a quelle inviate dall’assessorato all’Urbanistica del Comune di Brindisi a gennaio scorso, nonostante l’amministrazione comunale abbia dato successivamente un “via libera politico” alle opere progettate dall’Authority, votando un ordine del giorno in favore della vasca, del dragaggio e del banchinamento di Sant’Apollinare che vorrebbe raddoppiare gli approdi nonostante quelli esistenti siano ancora vuoti. Per non perdere il finanziamento bisognerà realizzare la vasca di colmata entro i prossimi 4 anni. Ma la strada si complica.