Comune in pre-dissesto ma spende 420 mila euro in spettacoli, il doppio del passato. E Rossi dimentica Parco Bove

Confesso di avere grandi difficoltà a comprendere esattamente quale sia la reale situazione del Comune di Brindisi da quando Riccardo Rossi ne è divenuto sindaco, ossia da oltre un anno. Ho difficoltà persino a capire di che colore sia realmente la sua amministrazione, sbarcata in piazza Matteotti cantando Bella Ciao e con i pugni sinistri sollevati al cielo e che frequentemente deborda in atteggiamenti e toni che farebbero impallidire la destra più estremista.
Confesso di essere molto confuso perché non riesco a capire se questo Comune sia sull’orlo del dissesto economico, e dunque debba procedere con la cautela massima amministrando con attenzione ogni euro che viene speso – e in queste vesti abbiamo il Rossi versione monaco cercantino che dispensa raccomandazioni e invita tutti a tenere il culo stretto perché siamo in un periodo di austerity, ovviamente provocato dalle giunte precedenti (“qui si è sempre vissuto al di sopra delle reali possibilità per mantenere posizioni di potere acquisite nel tempo e che non era ormai più rinviabile un cambio di rotta per evitare il dissesto”, citando il freschissimo comunicato diffuso da Brindisi Bene Comune sui cui dopo torneremo) – o se invece ci possiamo scialare spendendo e spandendo, e vantandoci di quello che stiamo facendo, e in queste vesti abbiamo il Rossi-Vittorio Salvetti, l’uomo che ha trasformato Battiti-Live nel Festival di Sanremo de’ noantri arrivando a sostenere che sei milioni di spettatori avevano assistito alla puntata brindisina trasmessa su Italia Uno quando (dati Auditel alla mano) la realtà dice 1 milione 480 mila, meno di quanto ottenuto negli altri appuntamenti dello stesso show.
Saremmo ovviamente più felici che la vera Brindisi e il vero Rossi fossero i secondi, che questa povera città avesse la possibilità di permettersi il lusso di regalare ai suoi abitanti, e ai turisti, spettacoli di qualità spendendo ciò che le pare. Come si faceva negli anni Ottanta quando l’Estate brindisina era un happening nazionale al quale partecipavano i migliori big. Ma ci sembra di capire che non sia così, visto che anche nel prossimo Consiglio comunale non si parlerà che del riconoscimento di debiti fuori bilancio e che il Comune viaggia verso il dissesto finanziario, come onestamente ammesso dall’assessore al ramo Cristiano D’Errico. E ci chiediamo cosa succederà quando tutti i beni immobili messi in vendita per far quadrare i conti (palazzi enormi da ristrutturare che probabilmente mai nessuno acquisterà mai) resteranno al Comune come un cerino acceso che prima o poi brucerà le dita.
E invece, a spizzichi e mozzichi, frazionando le operazioni in modo tale da non far apparire eccessivamente onerosi i costi, l’Amministrazione Rossi ha speso finora per l’Estate brindisina una cifra considerevole che oggi siamo in grado di documentarvi. Preparatevi: 276.943 euro e 6 centesimi. Il tutto senza considerare gli appuntamenti tradizionali di cui non si potrà sicuramente fare a meno e che saranno deliberati nelle prossime settimane: il Medieval Fest, il Barocco Festival, le luminarie e i fuochi d’artificio per la festa patronale di Brindisi e per quella del rione Casale. Per tutti questi eventi, ancora, l’Amministrazione, prima di deliberare, dovrà trovare il denaro per realizzarli visto che un bel gruzzoletto è stato già speso.
E allora come si arriva a sforare i 276mila euro senza considerare questi eventi ancora da inserire nel badget? Ecco il conto, ottenuto semplicemente analizzando gli atti pubblicati sull’albo pretorio del Comune.
La “Bella stagione”, quella affidata all’organizzazione monopolistica della rinnovata Fondazione “Nuovo Teatro Verdi” e il cui cartellone è stato deciso in maniera totalmente monocratica, è costata relativamente poco: 64.933 euro. Fuori da quel calendario sono state poi inserite con delibere autonome il “Puglia Book Fest” (20.000 euro), il “Festival del Blues” (20.980 euro) e, dulcis in fundo lo “Yeahjasu Brindisi Pop Fest” che l’assessore Covolo si è portato direttamente dall’ex Fadda di San Vito dei Normanni. Poi ci sono nell’ordine: “Motonautica Adriatic Cup” (48.000 euro), “Regata Brindisi-Corfù” (37.000 euro), Motoraduno Tuturano (2.000 euro), Torneo della Civetta (5.000 euro), Madonna del Giardino (4.000 euro), “Il centro in movimento” (3.000 euro), il Concerto della banda dei carabinieri (2.500 euro). Un discorso a parte merita “Battiti Live” per il quale, oltre agli annunciati 40.000 euro spesi dall’Amministrazione comunale per lo spettacolo organizzato da Radionorba, ce ne sono stati altri 11.530 euro per il servizio di security.
A tutto ciò mancano gli eventi ancora non oggetto di delibera. Facciamo due conti, sulla base delle spese già sostenute negli anni precedenti: per la festa patronale l’anno scorso fuochi e luminarie, affidati ad Energeko, sono costati 54.000 euro, gli eventi della Diocesi circa 10.000 euro, la security per la festa (steward, bagni chimici, transenne e Jersey) almeno altri 25.000 euro. Poi ci sono il Barocco Festival con 12.000 euro, il Medieval Fest 5.000 euro, la Festa del Casale 5.000 euro e, dulcis in fundo, lo spettacolo di Alvaro Soleil per il quale al Comune toccano palco, service e security per almeno altri 30.000 euro.
Totale 420.000 euro, o su di lì.
Le precedenti amministrazioni, quella di Mimmo Consales e quella di Angela Carluccio, orbitavano intorno ai 150 mila euro, mai comunque sforando i 200 mila. Dunque l’Estate brindisina proposta da Rossi, in un Comune che rischia di precipitare da un momento all’altro per la situazione economica disastrosa, è costata oltre il doppio di quella dei suoi predecessori. Per altro con un programma che non ha una sua logica, una sua linea guida, ma è un assemblamento di eventi che escludono completamente (e questo non era mai accaduto) i quartieri periferici. Dove non ci sarà nulla.
Quindi a cosa vale il richiamo alle responsabilità da Rossi lanciato nell’ultimo Consiglio comunale?
Un sindaco che appare sempre più distaccato dalla realtà vera, quella della povera gente della quale un tempo si ergeva a paladino. Lo ha dimostrato non partecipando, e probabilmente imponendo ai suoi di non partecipare, a una diretta televisiva da Parco Bove in cui gli abitanti delle baracche del rione Paradiso, cui aveva promesso le nuove case pronte per lo scorso mese di marzo, chiedevano chiarimenti sul loro destino. Poco dopo partecipava invece all’ennesima reinaugurazione del Palazzo Guerrieri, già effettuata dalla Carluccio due anni fa, in un incontro che sembrava per altro una sorta di paraculata a quelli di Parco Bove: “Laboratorio di innovazione urbana”, il titolo. Una di quelle cose in cui si parla inutilmente di progetti che non si faranno mai, mentre al Paradiso la gente sta crepando sotto i soffitti di amianto. Secco il commento su Facebook di Rubina Ruggiero, professionista e donna del Pd che raramente sbaglia un intervento: “La Sinistra si dimentica degli ultimi. Brindisi non fa eccezione”.
Rossi intanto consente a un’azienda che gestisce la rete elettrica nazionale il passaggio di cavi ad altissima tensione a pochi metri dal canile comunale (la notizia è stata diffusa da Brindisi Time), senza porsi il problema dei campi elettromagnetici in un’area in cui operano i dipendenti del canile, i volontari e in cui sono assistite centinaia di bestiole.
Chissà cosa avrebbe fatto, o detto, o scritto il Rossi d’un tempo per commentare le gesta del Rossi di oggi.

P.S. Brindisi Bene Comune, il movimento di Rossi, ha diffuso un comunicato isterico nei toni e vergognoso nei contenuti contro il consigliere comunale d’opposizione Gianluca Quarta. Ora, premesso che di Quarta non abbiamo mai condiviso metodi, atteggiamenti e modi d’agire, nessuno in un paese democratico – tantomeno chi rappresenta il sindaco di una città – può permettersi di offendere un consigliere che sta semplicemente svolgendo il suo compito di controllo, dicendo cose giuste o sbagliate poco importa.
Bbc ha vergognosamente attaccato Quarta sul suo passato lavorativo: “sono finiti i tempi in cui faceva il karaoke e l’animatore nei villaggi turistici”. Quando quelli di sinistra sfottono uno perché da giovane si è barcamenato a fare lavori umili o improbabili siamo veramente alla frutta. Inoltre nello sciagurato comunicato, BBC spiega a Quarta che “e sono finiti anche i tempi di ridicoli sit-in per scongiurare fantomatiche chiusure della stazione ferroviaria di Brindisi”. E ancora “Il consigliere Gianluca Quarta fa ancora in tempo a dimettersi per manifesta incapacità politica. Brindisi non sentirà certo la mancanza di chi è capace solo di scaldare i banchi del consiglio comunale e delle commissioni a spese dei cittadini”.
Cari signori di Brindisi Bene Comune e soprattutto caro Rossi, Quarta (che per altro ci risulta, dopo aver fatto il disc-jockey, abbia risollevato le sorti della moribonda Farmacia comunale, operazione non di poco conto e della quale tuttora l’Amministrazione gode di benefici) ha il diritto di effettuare gli stessi sit-in che le formichine di Rossi un tempo consideravano uno strumento di lotta democratica e pacifica. Quarta ha il diritto di dire ciò che vuole perché è stato chiamato democraticamente a svolgere un ruolo di opposizione, quello che evidentemente Rossi – urlatore incallito in aula quando era dall’altra parte della barricata – ha dimenticato troppo presto.
Invece di invitare Quarta alle dimissioni, Rossi e i suoi pensino a conservare il più a lungo possibile il loro scranno che inevitabilmente mostra le prima crepe, si facciano un bell’esame di coscienza, sprechino meno denaro e tentino davvero di rimettere in sesto questa città. Un tempo sembravano gli inquilini proletari della Casa del Popolo, ora urlano, offendono e minacciano come squadristi di Casapound.