Avevano pensato di ingannare il sistema doganale facendo entrare in Italia dal nord Europa tabacchi lavorati esteri e alcolici per poi immetterli sul mercato nero, documentando l’uscita della stessa merce dal porto di Brindisi, verso l’Albania, che però sui documenti di accompagnamento diventava un carico di lavatrici e cavi per smartphone. È questo il meccanismo pensato da tre persone arrestate insieme ad altre sei, che invece rispondono di traffico stupefacenti, dalla guardia di finanza di Brindisi in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale. Dei nove destinatari – che facevano parte di due distinti sodalizi – uno risulta irreperibile.
Il sistema prevedeva il deposito di una cauzione, per poter introdurre in Italia la merce, che doveva essere poi restituita una volta terminato il transito in territorio nazionale. Ad accorgersi del presunto intento fraudolento sono stati i funzionari della Dogana di Brindisi che hanno fatto partire le indagini, condotte dai militari del Gruppo della guardia di finanza. Sette degli arrestati sono di nazionalità italiana: cinque sono di Brindisi, Luciano Pagano, Italo e Giuseppe Lorè, Luigi Spina e Nicola Magli. Uno di Bari, Simone Bressani.
Una di San Martino Valle Caudina (Avellino), Luisa Savoia. È stato poi condotto in carcere Keljant Llaka, albanese. Due i sodalizi criminali su cui si sono concentrate le indagini: uno attivo nel settore del contrabbando di tabacchi lavorati esteri ed alcool proveniente dall’Olanda, Lituania e Polonia, e l’altro dedito al traffico di sostanze stupefacenti tra l’Italia e l’Albania. Nel corso delle indagini, il 15 dicembre del 2016 in località Lendinuso, marina di Torchiarolo (Brindisi) sono stati sequestrati 480 chili di marijuana, un’auto e un motoscafo. Secondo quanto accertato, con il sistema di frode doganale che prevedeva anche l’impiego di documenti falsi, sarebbero state immesse sul mercato 30 tonnellate di alcolici e 15 tonnellate di sigarette.