Traffico internazionale di sigarette di contrabbando con l’aggravante dell’appartenenza alle forze armate italiane: con queste accuse la procura di Brindisi ha aperto un fascicolo penale a carico – per il momento – di tre militari (ma l’inchiesta non è affatto chiusa) che avrebbero nascosto della stiva della nave Caprera 720 chili di sigarette di contrabbando.
Gli avvisi di garanzia sono stati firmati dal pm Giuseppe De Nozza, titolare dell’inchiesta primaria e che si snoda parallelamente a quella condotta dalla procura militare di Napoli. Tra i militari indagati, un giovane originario di Mesagne. Gli altri due sono un tarantino e un romano.
Ma l’inchiesta, si diceva, è ancora in corso. Gli uomini del Nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza stanno ricostruendo con attenzione quando accaduto negli ultimi mesi a bordo della nave appoggio della Marina militare che per 108 giorni è stata in missione nelle acque territoriali libiche. Ed è da qui che provengono i 72 cartoni di sigarette marca “Maxi” che sono stati nascosti all’interno di un deposito della nave attraverso alcune botole.
Le sigarette dovevano essere poi sbarcate nel porto di Brindisi dove la nave ha fatto scalo di ritorno da Tripoli, attraccando alla banchina del seno di Ponente, poco lontano dal Castello sede del comando della Marina.
Il primo a essere beccato è stato un marinaio fermato dai carabinieri che presidiano l’ingresso del comando, all’uscita dell’arsenale: in un borsone aveva alcune stecche di sigarette scaricate dalla nave. Non sarebbe uno dei militari direttamente coinvolti nel traffico, ma solo un acquirente. I militari implicati sarebbero stati individuati sia tra quelli in servizio per la gestione della nave che nel personale tecnico imbarcato per effettuare gli interventi di assistenza alle altre unità navali che hanno operato nelle acque libiche.
Ecco cosa ha raccontato il marinaio sorpreso con le sigarette a uno degli inviati delle Iene: «Non so chi abbia preso quei cartoni. Noi a bordo le pagavamo sei euro a stecca, la maggior parte Maxi e poi altre marche di là. Noi parlavamo con l’ufficiale in seconda di bordo. Sicuramente qualcuno è andato lì e ha parlato con i libici direttamente. Sicuramente una decina di persone si sono messe d’accordo e le hanno portate a bordo perché comunque stavano in una stanza che non era accessibile a tutti, in una stiva-magazzino. Non tutti sapevano che erano lì perché non possono entrare tutti. Io non entrerei mai in un magazzino del genere. Sulla nave c’erano le guardie: vedevano chi entrava e chi usciva, sicuramente uno non si poteva portare il cartone in braccio e portarlo su. Per questo sembra molto strano. La nave era ormeggiata di sinistra. Subito a sinistra c’era il personale e dalla parte che si affaccia sul mare c’era un’altra persona». Quindi non era possibile entrare sulla nave senza essere visti.
Il sequestro è stato effettuato quasi tre mesi fa. Domenica 15 luglio la nave ha fatto il suo ingresso dal canale Pigonati nel porto di Brindisi, diretta nel seno di Ponente. Il giorno successivo all’attracco, il comandante Oscar Altiero ha informato il suo comando e la procura militare di Napoli della presenza sulla nave di un quantitativo ingente di sigarette di contrabbando.
Militari ddella Guardia di Finanza di Brindisi hanno perquisito la nave. I 72 cartoni di sigarette erano stati scaricati attraverso alcune botole che si trovano in coperta e che comunicano con i depositi riservati al materiale tecnico nella pancia dell’imbarcazione. Tremilaseicento stecche di sigarette “no logo” come vengono definite in gergo, prodotto nella penisola balcanica e che sono destinate al mercato delle comunità straniere erano nascoste nelle stive.
Il valore della merce è stimato in circa 20 mila euro al momento dell’acquisto ma che avrebbero potuto fruttare 70 mila euro nel caso di vendita al dettaglio in Italia.
Il comandante della nave, intervistato da un inviato della trasmissione televisiva “Le Iene” ha confermato sia la presenza delle sigarette a bordo che la sua denuncia all’autorità giudiziaria.
Il caso ha suscitato, comprensibilmente, grande clamore perché si tratta di un’onta che la Marina militare intende cancellare al più presto e per questo motivo ha fornito tutto il supporto possibile all’autorità giudiziaria.
Come il carico di sigarette sia finito nelle stive della nave per ora non è chiaro. Il primo mistero che va risolto è in che modo siano state acquistate, come siano state pagate e in che modo 72 cartoni di sigarette siano stati caricati sulla Caprera senza che nessuno si accorgesse di ciò che stava accadendo. Il secondo passaggio da chiarire è in che modo doveva avvenire lo sbarco e quale fosse la destinazione per lo stoccaggio dei cartoni e la vendita al dettaglio.
Pare che per dissimulare il reale contenuto, le casse fossero state rivestite di buste di plastica che nascondevano la marca stampata sul cartone. Tutta la merce, posta sotto sequestro dalla Finanza, è stata chiusa in un deposito e posta a disposizione della magistratura.
Ci sono già degli indagati, almeno cinque, ma si ha la sensazione che l’inchiesta possa presto ampliarsi. Di certo tra questi non c’è il comandante della nave, dalla cui segnalazione è partita l’inchiesta. Altiero ha comunque già lasciato la plancia della Caprera, sostituito dal tenente di vascello Lorenzo Racconi: un cambio della guardia già programmato, fanno sapere dalla Marina, e non legato agli avvenimenti delle ultime settimane.
La Marina militare ha diffuso in queste settimane un unico comunicato: “Il 15 luglio scorso su Nave Caprera, ormeggiata nel porto di Brindisi e di rientro dall’Operazione Nauras in Libia (durante la quale l’unità ha fornito supporto tecnico alla Guardia costiera ed alla Marina militare libiche), in seguito ad attività di controllo disposta dal comandante della nave stessa, sono stati rinvenuti degli scatoloni contenenti tabacchi lavorati esteri. Della scoperta sono state prontamente informate le autorità giudiziarie militare (Procura di Napoli) e ordinaria (Procura della Repubblica di Brindisi) e, il 16 luglio», gli uomini della Guardia costiera e della Guardia di Finanza, delegati dalle due procure, hanno effettuato, insieme al comando dell’unità, il sequestro delle sigarette.
«Le indagini – aggiunge la Marina – sono tuttora in corso e la Marina militare, nel confermare la massima collaborazione con le autorità giudiziarie, ha anche avviato una inchiesta sommaria interna», essendo suo «intendimento perseguire anche disciplinarmente gli eventuali responsabili». «Le azioni poste in essere dal comando di nave Caprera – sottolinea lo Stato maggiore – dimostrano l’approccio limpido della Forza armata nell’opera di prevenzione, controllo e repressione di eventuali comportamenti illeciti. La Marina militare ha sempre agito con grande senso di responsabilità e trasparenza nel rispetto della legge e garantisce una continua sensibilizzazione verso il proprio personale nonché una continua vigilanza sulle attività svolte dai componenti degli equipaggi delle unità navali anche se impegnati fuori sede e fuori dal territorio nazionale, ponendosi al fianco degli organi giudiziari qualora se ne presenti l’occasione».