Doloso l’incendio a Torre Guaceto: il quarto della stagione. Le accuse del Consorzio

Nella giornata di ieri, è stato appiccato il fuoco nell’area protetta, zona a monte della strada statale 379. Quest’oggi le fiamme si sono risvegliate per fortuna senza provocare ulteriori danni.
La mano incendiaria ha toccato un terreno agricolo. Muovendo dalla complanare ovest, le fiamme si sono propagate sino all’interno dell’area distruggendo completamente il canneto che caratterizzava il terreno in questione.
L’incendio ha devastato un’area vasta 3,5 ettari e rientrante nella zona C della Riserva. Le fiamme alte hanno raso al suolo la vegetazione.
Il terreno interessato dal rogo era stato verificato dal Consorzio di Gestione di Torre Guaceto già a giugno.
“L’ente – scrive in una nota il Consorzio – aveva sollecitato un maggiore controllo delle Autorità competenti circa il pericolo generato dalla contiguità tra area agricole e zone umide poste a monte della 379.
Questo perché, come è opportuno sottolineare, l’ente è deputato al controllo dell’attuazione delle norme stabilite dallo statuto istitutivo dell’area protetta in tutte le parti che rientrano nel perimetro della Riserva, anche quando queste sono proprietà privata.
“E’ quasi superfluo sottolineare la natura dolosa dell’incendio di ieri. Incendio che ha provocato danni all’ecosistema della Riserva e che avrebbe potuto generarne di ben peggiori se solo gli operatori del Consorzio e la squadra anti incendio dell’ARIF non fossero intervenuti tempestivamente ed i vigili del fuoco non avessero prima messo in sicurezza l’area, impedendo che le fiamme si espandessero fino a raggiungere la palude di Torre Guaceto, esattamente come accaduto nel 2007, poi provvedendo allo spegnimento.
L’area caratterizzata dal canneto e dal chiaro d’acqua celebre per essere luogo di vita e nursery per molti degli animali che nascono in Riserva, infatti, è posto oltre la complanare, a pochi metri di distanza dal luogo interessato dal rogo. Realizzato nell’ambito del piano della lotta agli incendi boschivi, lo specchio d’acqua avrebbe fermato la propagazione dell’incendio, ma tutto il resto sarebbe andato distrutto e la vita della fauna stanziale sarebbe stata messa in serio pericolo.
Non è la prima volta che soggetti mettono le mani sulla Riserva e la minacciano con il fuoco, in alcuni casi con fini intimidatori, in altri per perseguire i propri interessi in sfregio dell’area protetta. Il fuoco ha toccato troppe volte Torre Guaceto. L’incendio di ieri è quarto del periodo.
Il 23 maggio balordi hanno colpito un’area in corso di rinaturalizzazione da tre anni a questa parte. Area di proprietà dell’Agenzia del demanio e concessa in fitto al Consorzio, ben lontana da campi agricoli e non fruita da turisti, quindi a riparo dal rischio di incendi provocati da agricoltori intenti a dare fuoco a stoppie e da visitatori che gettano a terra mozziconi di sigaretta ancora accesa.
Solo 7 giorni dopo, il 31 maggio è toccata ad un’area agricola posta accanto alla macchia San Giovanni aldilà della strada statale 379, area da anni interessata da un progetto di rinaturalizzazione della vecchia zona a pascolo, ancora una volta vicino alla palude.
Il 22 giugno hanno appiccato il fuoco in un terreno situato nei pressi del ponte che separa la località di Punta Penna Grossa dalla strada che conduce alla borgata di Serranova. Tutti questi episodi, compreso quello di ieri sono di natura dolosa ed è possibile dedurre siano imputabili a soggetti distinti.