Focolare, ritardi e omissioni: la procura apra un’inchiesta

Mercoledì 15 aprile la Asl di Brindisi ha annunciato di aver avviato un’indagine epidemiologica su tutte le residenze per anziani della provincia di Brindisi: una decisione assunta dopo un incontro sollecitato dai sindaci e ben 13 giorni dopo la scoperta del primo dei 102 casi di contagio accertati nella casa di riposo “Il focolare”.
Una scelta effettuata con un ritardo non apparentemente giustificabile, tenuto conto che da settimane le epidemie di coronavirus all’interno delle residenze per anziani sono divenute la coda più preoccupante, e dagli sviluppi imprevedibili, della pandemia e che dunque le contromisure andavano adottate – se non prima che avvenissero quantomeno ai primi segnali.
Sui tempi di reazione della Asl, e sulle eventuali responsabilità avute nella diffusione incontrollata del contagio record registrato nella casa di riposo di Brindisi fornisce chiarimenti che andrebbero approfonditi nelle sedi opportune la nota diffusa dalla direzione del Focolare che ha scandito con precisione i tempi.
Attraverso i suo legali Amilcare Tana e Michele Bonsegna, la società il Focolare Srl ricostruisce questa scansione temporale: l’1 aprile, quando ancora non era stato individuato il primo caso positivo nella struttura, il direttore sanitario della Rssa richiede al Dipartimento di Prevenzione della Asl che tutto il personale sanitario e amministrativo della struttura venga sottoposto a tampone faringeo, così come disposto il 25 marzo dal ministro della Salute. Nel pomeriggio del 2 aprile, intanto, dall’ospedale Perrino arriva la comunicazione che uno degli ospiti della struttura, ricoverato dopo una caduta accidentale, è risultato positivo al coronavirus. A questo punto, all’interno del Focolare scatta la procedura di isolamento degli altri pazienti e della messa in quarantena del personale che era entrato direttamente in contatto con il paziente positivo.
La direzione del Focolare, sarebbe tornata così a farsi sentire con il Dipartimento di prevenzione della Asl, estendendo la richiesta inviata qualche giorno prima affinché si provvedesse con urgenza a sottoporre al tampone non solo il personale ma tutti gli ospiti della struttura.
A partire dal 6 aprile, cinque giorni dopo la prima richiesta, il Dipartimento di prevenzione inizia a effettuare i primi tamponi sugli anziani residenti. Ma solo l’11 aprile, ossia dieci giorni dopo la prima richiesta del Focolare e nove giorni dopo la scoperta del primo caso positivo tutti gli ospiti della Rsa e il relativo personale sono sottoposti a tampone rino-faringeo.
A questo punto però il contagio si è diffuso nella casa di riposo: 43 dipendenti e 59 ospiti risultano positivi. Le due situazioni sono preoccupanti per questioni diverse: la polmonite che colpisce persone anziane e debilitate può portare a evoluzioni gravissime e letali. D’altro canto il contagio di 43 operatori che ovviamente vivono all’esterno della struttura innesca un ulteriore rischio di contagio negli ambienti familiari, dalle proporzioni a questo punto non ancora definibili.
Nella confusione dei dati diffusi negli ultimi giorni, inoltre, non si comprende (o non si è voluto far comprendere) se e quanti anziani del Focolare siano nel frattempo deceduti per coronavirus. Risulterebbe, in maniera non ufficiale, che ci sia almeno un caso, ma sulla questione finora la Asl non ha fornito alcuna comunicazione.
Sarebbe opportuno che la procura di Brindisi, così come la Asl ha deciso di fare (forse tardivamente) dal punto di vista sanitario, aprisse un fascicolo secondo le sue competenze per accertare se ci siano state responsabilità nella diffusione del contagio, e su eventuali decessi, all’interno della struttura di Brindisi (ed eventualmente in altre case per anziani della provincia), così come avvenuto in altre località italiane in cui – in situazioni anche molto meno gravi di quella verificatasi al Focolare – gli inquirenti procedono con ipotesi di lesioni colpose aggravate (relativamente al contagio) e omicidio colposo aggravato (per eventuali morti da coronavirus), oltre che per violazione di norme a tutela dell’igiene sul lavoro. Per non parlare addirittura di epidemia colposa.
Probabilmente esistono anche i presupposti per cui possano effettuare le verifiche previste dalla Legge anche la procura di Bari per quanto concerne le eventuali responsabilità e omissioni a livello regionale, e il ministero della Salute affinché con propri ispettori accerti a cosa sono state dovute queste mancanze.
In questo quadro di sostanziale “vedo non vedo” della Asl e della Regione Puglia, che ha deciso di commissariare con notevole ritardo la casa di riposo di Brindisi (nonostante anche qui le richieste della stessa direzione della struttura), c’è anche il tentativo di spalmare i dati clamorosi del Focolare in più giorni, così da rendere forse meno pesanti le statistiche quotidiane della Regione. Anche questo un fatto gravissimo che di fatto delegittima l’attendibilità dei dati “ufficiali” forniti quotidianamente.
Il presidente della Regione, Michele Emiliano, in un post scritto la notte scorsa, ha tenuto a precisare che le case di riposo non sono gestite dalla Regione, e questo è vero. Ma la nomina del direttore general della Asl e e la Sanità pubblica lo sono.
E se sono stati compiuti errori e omissioni, ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità.