Giovanissimi con la pistola e ‘fatti’ di coca: c’è il rischio di una guerra di mala / REPORTAGE

Ci sono pistole, tante. C’è cocaina, molta. Vige l’ anarchia, troppa. La criminalità brindisina dà inquietanti segnali di risveglio, che vanno ben oltre l’improvviso ritorno alle armi: due ferimenti nel giro di pochi giorni, due ragazzi che hanno rischiato di essere uccisi e che probabilmente sono vivi solo per l’imperizia di chi ha sparato contro di loro, magari strafatto di cocaina. Ma ci sono altri episodi che le cronache non raccontano perché ufficialmente non sono mai avvenuti: come una sparatoria, il 4 novembre scorso, all’altezza del civico 6 di largo Machiavelli, al rione Paradiso. Quattro fori nel muro descrivono il percorso di altrettante pallottole che per fortuna non hanno attraversato corpi, lasciato feriti sul marciapiedi. Ma che documentano un fermento che ha ormai superato lo stadio della semplice conflittualità malavitosa, fatta di avvertimenti e di auto bruciate: quando si passa aiproiettili, si è giunti probabilmente a un livello di non ritorno.
Secondo fonti de “il7 Magazine”, sono almeno tre gli schieramenti criminali che si contendono in questo momento il controllo di Brindisi. Uno con base nella zona popolare del rione Paradiso, un altro nelle case parcheggio del Sant’Angelo e il terzo al rione Sant’Elia. Batterie composte da giovanissimi di età compresa tra i 16 e i 25 anni che si dedicano alle rapine, allo spaccio di droga e ai furti d’auto. Ognuna di loro ha un capo riconosciuto, ma privo di un carisma tale da poter pensare di indossare i galloni del boss assoluto. E così i tre gruppi si fronteggiano, non più solo con minacce o “dispetti”, ma utilizzando le armi.

L’ULTIMO AGGUATO. Impugnava una pistola semiautomatica calibro 9 con la canna corta il killer che ha fatto fuoco contro Samuele Protino, 19 anni, la sera di domenica 18 novembre. Il giovane è formalmente incensurato, ma già noto alle forze dell’ordine. E’ stato lui stesso a chiamare il 112. Non ci sono testimoni, nonostante piazza Osvaldo Licini sia circondata da palazzi e fossero solo le dieci e mezzo di sera. Ovviamente non ci sono telecamere. Vale così solo la sua versione. Ha raccontato che si trovava in auto, quando è stato affiancato da un’altra vettura, un’Alfa Romeo Giulietta. E’ sceso un uomo impugnando una pistola, ha aperto il suo sportello e ha fatto fuoco: due colpi, uno l’ha raggiunto a un gomito e l’altro a una gamba.
Poteva finire peggio, forse il killer ha sbagliato mira: quella pallottola calibro 9 che si è fermata nel braccio poteva essere letale. Forse non doveva essere solo un avvertimento. Il ragazzo per fortuna se l’è cavata con 25 giorni di prognosi.

LA RAPINA. Sempre domenica 18 novembre, poco dopo la sparatoria, un’Alfa Romeo Giulietta con quattro persone a bordo (probabilmente la stessa auto e l’identico commando del tentato omicidio di piazza Licini) si è fermata davanti al bar Rossonero di via Pace Brindisina al rione Commenda: ne sono scesi tre giovani incappucciati e con mascherine bianche in faccia. Spianando una pistola si sono interessati esclusivamente a una macchinetta cambiasoldi che hanno portato via di peso.E’ durata poco più di un minuto e mezzo. Il tutto ripreso dalle telecamere esterne e interne al locale. Compresa la tranquillità con cui i banditi hanno caricato la macchinetta mangiasoldi nel portabagagli dell’auto, al centro della strada.

L’AUTISTA SI COSTITUISCE. Soffermiamoci sull’auto che avrebbero utilizzato i killer prima per il tentato omicidio e poi per la rapina al bar, un’Alfa Romeo Giulietta. E’ una vettura più volte segnalata in azioni criminose avvenute nelle ultime settimane a Brindisi. Il 7 novembre, in corso Roma, quattro banditi in tuta bianca e con maschere di carnevale rapinarono – all’orario di apertura pomeridiana – il titolare della gioielleria Intini di corso Roma, nel centro della città. La prima parte della fuga avvenne con una Fiat Panda rubata che fu poi abbandonata poche centinaia di metri più lontano, in via Cirillo, una traversa di corso Umberto. Lì era ad attenderli, con il motore accesso, un’Alfa Romeo Giulietta condotta da un complice, a volto scoperto. I banditi riuscirono a fare perdere le tracce ma il conducente venne identificato grazie ad alcune telecamere che si trovano in zona. Secondo notizie in possesso de “il7 Magazine”, quell’uomo si è presentato qualche giorno fa accompagnato dal suo legale per costituirsi. Gli investigatori lo avevano cercato a casa e, sentendosi braccato, ha deciso di presentarsi da solo. Ha ammesso di essere stato alla guida di quell’auto, ma ha negato di conoscere gli altri componenti della banda. Ovviamente gli investigatori non gli hanno creduto, ma per il momento è stato denunciato a piede libero: ha 25 anni e fa parte appunto di una delle batterie di giovani malavitosi che si contendono la città. Quindi è assai probabile che anche gli altri autori della rapina siano ragazzi della mala brindisina.

L’ALTRO FERIMENTO. Tra un episodio e l’altro, il 12 novembre, un altro fatto di sangue è avvenuto nei pressi del campo di rugby, poco lontano da piazza Raffaello, sempre al rione Sant’Elia. Stefano Ostuni, 28 anni, è stato raggiunto da colpi di pistola a una mano e al mento. Anche in questo caso il suo nome è già noto alle forze dell’ordine e, così come per l’episodio avvenuto qualche giorno dopo in piazza Licini non esiste un movente chiaro. E’ certa invece l’ipotesi di reato con cui si procede anche in questo caso: tentato omicidio.
LA DROGA. Il business più diffuso, quello che vede in campo il maggior numero di “soldati” è ovviamente lo spaccio di sostanza stupefacente. La zona della stazione ferroviaria di Brindisi resta uno dei punti principali di smercio ma non sono gli extracomunitari a gestire la rete di pusher: la vendita al dettaglio viene svolta da giovanissimi brindisini, ragazzi e ragazze. Le dosi del resto sono a buon mercato: cinque euro a grammo per la marijuana, dieci euro per l’hascisc, dai 70 a i 110 euro (a seconda della qualità) per la cocaina. Di giorno si spaccia in quasi tutti i quartieri della città: case parcheggio di Sant’Angelo, Sant’Elia, Perrino, Centro, Bozzano. La sera l’attività si concentra nei pressi del Nuovo teatro Verdi, dove si trovano la maggior parte dei locali frequentati da giovanissimi.

MARIJUANA E AMMONIACA. Negli ultimi mesi un nuovo cocktail micidiale si è affacciato sul mercato brindisino. Almeno in un paio di occasioni sono state effettuate rapine presso le coltivazioni autorizzate di canapa a fini terapeutici, una nella zona di Giancola e l’altra a Torre Guaceto. La canapa essiccata non ha i princìpi attivi della sostanza stupefacente ma viene utilizzata per “allungare” la marijuana vera in modo tale da abbattere i costi di produzione. Questo mix porterebbe ovviamente a ottenere dosi qualitativamente meno efficaci e così le organizzazioni hanno trovato una soluzione chimica che consente loro di aggirare il problema e mettere in commercio una droga ancora più da sballo: la marijuana autentica e quella terapeutica vengono immerse nell’ammoniaca e fatte seccare nuovamente. Anche se il quantitativo di “THC” (tetraidrocannabinolo) dell’erba fosse molto ridotto, grazie agli effetti dell’ammoniaca il consumatore crederà di consumare una qualità di marijuana migliore. L’ammoniaca utilizzata in questi trattamenti fa malissimo al consumatore, sia per i polmoni che per il sistema nervoso. E induce una vera e propria dipendenza psicologica.

I FURTI D’AUTO. La terza attività illecita portata avanti dalle bande malavitose è quella dei furti d’auto. L’organizzazione è dotata di centraline provenienti dagli stessi circuiti che riforniscono le assistenze ufficiali delle principali case automobilistiche italiane. Grazie a sofisticati sistemi tecnologici i ladri riescono ad annullare i sistemi di protezione delle vetture e a metterle in moto (pare che l’unico antifurto tuttora inviolato resti quello meccanico del block-shaft). Dopo il furto le auto vengono tagliate nei garage fuori da ogni controllo delle case popolari del rione Sant’Elia, un’autentica casbah nella quale periodicamente piombano le forze dell’ordine individuando quasi sempre veicoli di provenienza furtiva. Nell’organizzazione rientrano anche alcune autocarrozzerie i cui titolari si prestano a effettuare lavori per riciclare le vetture rubate.

LE CONDANNE. A determinare, paradossalmente, un ulteriore inasprimento dei conflitti tra i giovani e ambiziosi malavitosi sono state le recenti, pesanti, condanne del Tribunale di Brindisi nei confronti dei dieci brindisini che lo scorso anno si erano fronteggiati a colpi di kalashnikov: quelli appartenenti al clan di Antonio Lagatta (condannato a dieci anni e otto mesi) e quelli che facevano capo ad Antonio Borromeo (condannato a sette anni e quattro mesi). Il vuoto creatosi con quegli arresti e soprattutto dopo le condanne, è stato in fretta riempito dalle nuove batterie. Ragazzi giovanissimi, dal grilletto facile e quasi sempre fatti di cocaina. Una situazione che preoccupa molto, persino alcuni ambienti della malavita meno propensi ad alzare il livello del gioco. Una guerra di mala potrebbe essere quasi inevitabile, ma non conviene a nessuno. Vallo a spiegare però a quelli «fatti» di coca.