Il Bosco di Cerano: l’ultimo lembo di natura su una costa saccheggiata

Questa volta la “visita naturalistica” guidata dalla biologa Paola Pino d’Astore ci ha portato ad esplorare, dedicandogli due diverse giornate in quanto si tratta di un’area boschiva davvero molto estesa, il Bosco di Tramazzone, più noto ai brindisini con il nome di Bosco di Cerano.
Classificato come Riserva Naturale Orientata Regionale, ricade tra i territori di Brindisi e San Pietro Vernotico, confina con la Centrale a carbone Federico II e si spinge fino alla costa, seguendo quello che probabilmente era l’alveo di un antico fiume e rappresenta, oramai, l’ultimo lembo rimasto di macchia-foresta che una volta ricopriva gran parte della costa salentina.
La parte propriamente boschiva copre poco più di cento ettari, è di forma stretta ed allungata e si sviluppa e viene attraversata da un canalone naturale, detto “Li Siedi”, ricco di diramazioni secondarie di chiara origine da falda freatica superficiale.

Iniziamo la passeggiata, in una bellissima giornata di inverno, dopo giorni e giorni di maltempo, introducendoci nel bosco da nord, seguendo il tracciato di quella che era, probabilmente, la vecchia via Traiano-Calabra, la strada romana che collegava Brindisi a Valesium, l’antico nome di Torchiarolo, le cui vestigia sono ancora visibili.
Il primo incontro è con un simpatico vecchietto, sbucato come quasi un elfo dal fitto della vegetazione, che ritornava a casa dopo una mattinata dedicata alla raccolta dei funghi, ben contento ed orgoglioso di mostrarci il suo bottino di monetole e cardellicchi ed a cui la nostra amica biologa ha, doverosamente, suggerito di utilizzare il servizio di consulenza, assolutamente gratuito, che il centro micologico della ASL mette a disposizione dei raccoglitori occasionali di funghi, al fine di verificare la commestibilità dei funghi raccolti; il mezzo sorriso spento, con cui il simpatico vecchietto ci ha salutato, ci ha lasciato intendere che, come purtroppo fan molti, preferisce fidarsi più di se stesso che degli esperti del settore ed il non aver rilevato notizie di intossicazioni da funghi nei giorni immediatamente successivi a questo incontro, fa pensare che, almeno questa volta, gli sia andata bene.

Già nella prima piccola radura, proprio all’ingresso del punto più fitto del bosco, i segni evidenti di gare di mountain bike e passaggi di moto da cross ed enduro, ci fanno inscurire il cuore: segnaletica occasionale divelta ed abbandonata sul posto, nastri di plastica evidentemente utili a segnare il percorso, ma poi abbandonati fra le fronde ed i cespugli, bottigliette e borracce di plastica lasciate per terra da questi “campioni” di cafonaggine e, quelli che dovrebbero essere i sentieri per le passeggiate, erosi da evidenti ed invasive tracce di pneumatici.
Cerchiamo di raccogliere il più possibile di questa mondezza, ma è un’opera troppo titanica per poter essere compiuta da sole due persone, per cui proseguiamo la passeggiata fra i Lecci e le Roverelle, dove si notano le tracce di diversi mammiferi, fra cui Faine, Volpi e Tassi che popolano il bosco e che esigerebbero assai più rispetto dall’uomo.

Alcune radure che intervallano il bosco sono ben coltivate a vigneto ed oliveto anche se, a dirla tutta, alcune tracce indesiderate di queste coltivazioni, come tubazioni di plastica dismesse ed abbandonate o taniche vuote di fitofarmaci lasciate ai margini del bosco, non sono un bel biglietto da visita.
Il volo elegante ed in quota di tre grossi rapaci, probabilmente Poiane, ci fa ritrovare il sorriso che si spegne poco dopo, quando, all’uscita del bosco dal lato nord, ci ritroviamo al cospetto della centrale Enel, il più grande ecomostro mai costruito da mani d’uomo nel nostro territorio.
Nella seconda giornata di visita, ci introduciamo nel bosco dal lato del mare, a poche centinaia di metri dalla centrale a carbone, dove un grosso cartellone mette in guardia i visitatori dalle specie di funghi velenosi presenti: è questa la parte meno selvaggia e più curata del parco dove le staccionate in legno delimitano i percorsi e qualche panchina in legno è a disposizione di tutti lungo il tracciato suggerito: anche qui, purtroppo, sono visibili i danni lasciati dalle ruote dei motociclisti indisciplinati che, violando una gran serie di norme, transitano indisturbati nel fitto della vegetazione di un’area naturale protetta. Nel bosco, infatti, è vietata ogni attività sportiva motorizzata secondo l’art.4 let.”i”della LR26 del 2002, che recita: Sull’intero territorio della Riserva naturale regionale orientata “Bosco di Cerano-Tramazzone” oltre al rispetto delle norme di tutela del territorio e dell’ambiente previste dalle vigenti leggi nazionali e regionali, è fatto divieto di: transitare con mezzi motorizzati fuori dalle strade statali, provinciali, comunali, private e vicinali gravate dai servizi di pubblico passaggio, fatta eccezione per i mezzi di servizio e per le attività agro-silvo-pastorali.

Purtroppo, come abbiamo avuto modo di constatare personalmente passeggiando tra la vegetazione, non si tratta di attività sporadica messa in atto una tantum ed i profondi solchi che si vedono nel terreno, come ci ha confermato anche l’amministratore della pagina Facebook dedicata a questo bosco, sono i segni indelebili di un passaggio continuo di moto da cross, con un percorso non improvvisato, ma perfettamente definito in alcuni tratti anche con segnaletica posta abusivamente, con tanto di dislivelli pericolosi tra gli alberi.
Il terrore che provano gli animali selvatici ad ogni passaggio di queste moto, come anche il rischio di investimenti di chi ci passeggia, m anche i pericoli per gli stessi motociclisti in caso di rovinosa caduta, non devono essere sottovalutati e sarebbe probabilmente opportuno un piano di prevenzione messo in atto dai comandi della polizia urbana di Brindisi e San Pietro Vernotico, competenti per territorio.
La dott.ssa Pino d’Astore cerca anche di bloccare un gruppetto di una mezza dozzina di questi indisciplinati motociclisti, i quali avevano anche provveduto a smontare le targhe dalle moto da enduro per non essere riconosciuti e sanzionati, spiegando i vincoli esistenti ed il divieto di transitare nel bosco, ma inutilmente, in quanto l’allegra brigata, immortalata in una nostra foto, continua imperterrita nel suo percorso, sfiorando anche una viandante che passeggiava a margine del tratturo.

La nostra passeggiata, dopo essere passati vicino alle tenute della Masseria Tormaresca, ben tenute e coltivate a vigneto dalla famiglia Antinori, termina a sud, davanti alla antica Masseria Guarini, facente parte del cospicuo patrimonio che il filantropo Federico Melli lasciò in eredità negli anni trenta dello scorso secolo al Comune di San Pietro Vernotico e che, anche se per le guide turistiche è agibile e visitabile, appare non solo abbandonata ma anche parzialmente crollata e costituisce oltre che un monumento all’incuria umana ed all’indolenza delle Amministrazioni Pubbliche, un altro bruttissimo biglietto da visita per il territorio ed un ulteriore pericolo per chi si avventura nel bosco.
Come di consueto, al termine della passeggiata commentiamo con la dott.ssa Pino d’Astore quanto visto, di bello e di brutto e gli poniamo qualche domanda.
Perché il Bosco di Cerano è così diverso da tanti boschi presenti nel nostro territorio provinciale?
E’ un bosco unico per la interessante geomorfologia, ricca di pendii, avvallamenti, grazie ai quali è sfuggito all’interesse agricolo ed è unico per le particolari condizioni microclimatiche, più umide, che hanno consentito lo sviluppo di numerose nicchie ecologiche e conseguente diversità biologica in specie, elemento che lo distingue da altri boschi.

Il suo cuore, più prezioso, fu inserito nell’elenco dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) con il nome di “Bosco Tramazzone” per la presenza di specie animali e vegetali tutelate rigorosamente da Direttive Comunitarie e dal 2002 questo magnifico ecosistema boschivo è parte integrante della Riserva Naturale Regionale Orientata “Bosco di Cerano”, istituita con Legge Regionale n. 26 del 23 dicembre 2002 ed estesa per circa 1158 ettari in agro di Brindisi e di San Pietro Vernotico.
Il Canale “Li Siedi” e le sue diramazioni, lungo i quali il bosco si sviluppa, accompagnano la varietà vegetazionale di Cerano dal mare verso l’interno, dove è ancora più evidente la sua natura di bosco misto di querce, con dominanza di Leccio e di Roverella e probabile presenza anche di Rovere e Cerro in forme ibride, con sottobosco a macchia mediterranea ricco di Mirto, Lentisco, Asparago, Rosa canina, Ginestra e tante altre specie. In prossimità dei corsi d’acqua, nel fondo valle, le particolari condizioni microclimatiche, più umide, favoriscono la presenza dell’Olmo campestre e del Carpino nero, pianta decisamente rara per il nostro territorio brindisino, a cui si associano Prugnolo, Biancospino e Ligustro.

Morfologia e diversità biologica sono gli elementi che rendono unico il bosco di Cerano: sottobosco con abbondanza di micromammiferi come il topo selvatico; canali e falda idrica superficiale che offrono habitat ad anfibi come la Rana verde minore, la Raganella italica ed il Rospo smeraldino; cespugli, arbusti ed alberi che ospitano passeriformi come il Fringuello, l’Usignolo, la Capinera, il Pettirosso, varie specie di tordi; tra le chiome degli alberi le Cince, il Rigogolo, il Cuculo, la Cicogna bianca e rapaci diurni come la Poiana ed il Gheppio e notturni come il Gufo comune e l’Assiolo, fino alle radure, dove, per quanto concerne i rettili, al più comune Biacco si associano altri serpenti come il Cervone ed il più raro Colubro Leopardino. Tra i grandi mammiferi, il Tasso ha qui il suo rifugio elettivo.
Il Bosco di Cerano giunge fino alla linea di costa, è vicino al Parco Naturale Regionale “Punta della Contessa” ed ogni anno attrae diverse specie di uccelli in migrazione, sia autunnale che primaverile. Il popolo migratore si aggiunge alle specie stanziali, esaltando la magnifica varietà biologica di questo bosco.
Questa oasi di pace, in tanti anni, è stato spesso il luogo più idoneo per il ritorno in libertà di animali selvatici ricoverati ed accuditi nel “Centro di prima accoglienza fauna selvatica in difficoltà” della Provincia di Brindisi e che al termine della loro degenza necessitavano di un luogo speciale dove trovare immediato rifugio e possibilità di alimentazione.

E’, ad esempio, la storia di un Lodolaio, di una Poiana, di un Falco di palude, di un Tasso e di giovani Volpi, accompagnati ed assistiti dal personale del Centro Fauna Selvatica, dalla Polizia Provinciale, dai Vigili del Fuoco e dal Corpo Forestale dello Stato. Accompagnati nel momento più bello, in cui spiccano il volo o corrono tra la vegetazione, finalmente liberi nel loro habitat.
Quali sono gli effetti del passaggio di moto da cross e da enduro, come quelle che, purtroppo, abbiamo avuto modo di vedere dal vivo, all’interno della Riserva Naturale del Bosco di Cerano?
Nel nostro territorio, parchi e riserve naturali si trovano in un contesto urbanizzato, agrario ed industriale e quando ad una striscia di bosco floristicamente diversificato, come è il Bosco di Cerano, l’uomo permette la conservazione della vegetazione spontanea, ai lati di un corso d’acqua e delle sue diramazioni, allora ci stiamo riferendo ad un ambiente naturale che è importante preservare da ogni forma di degrado, a tutela della nostra biodiversità.

Sfrecciare, come sulle montagne russe, lungo i pendii del bosco è motivo di attrazione per alcuni proprietari di moto da cross. Il loro divertimento avviene in ciò che la Riserva intende proteggere integralmente ed è un comportamento espressamente vietato dall’art 4 comma 1, lett. c,h,i della L.R. istitutiva, n. 26 del 23 dicembre 2002.
All’interno del bosco, quella illegale rete di passaggi per il motocross, ammesso che durante l’uso arrechi un disturbo “solo” temporaneo alla macrofauna selvatica presente (uccelli, mammiferi e rettili), in ogni caso altera e modifica lo stato naturale del suolo, sottoponendolo cosi ad erosione di origine antropica per il frequente passaggio di gomme, su cui poi fa il resto l’azione di ruscellamento della pioggia.
Ma non solo: i numerosi solchi causati dalle moto da cross, osservati durante la nostra esplorazione, distruggendo il sottobosco ed alterando la struttura del suolo, modificano le condizioni di vita della pedofauna, ovvero il mondo meno visibile di larve, stadi giovanili ed adulti di una molteplicità di specie appartenenti al vasto gruppo zoologico degli insetti, ragni, vermi come i lombrichi, molluschi come lumache e chiocciole, nonché dei micromammiferi come la talpa, il topo selvatico, il topolino delle case. Si tratta dell’affascinante mondo del microcosmo, ovvero della vita invisibile ai nostri occhi ma pulsante e fondamentale per l’equilibrio ecologico che caratterizza la biodiversità del Bosco di Cerano.