di Gianmarco Di Napoli per IL7 Magazine
Nell’antica Grecia, quando il nemico era troppo forte e pericoloso si arrivava a stringere alleanze di tipo militare, con scopi difensivi e offensivi, tra città storicamente rivali. Questo tipo di alleanza si chiamava “simmachia”. Nell’ambito di tale patto, ognuno dei componenti aveva gli stessi diritti rispetto agli altri ed esso durava soltanto per il periodo necessario: una volta sconfitto il nemico e venute meno le esigenze di mettere insieme forze tra loro antagoniste per far fronte alla comune emergenza, ogni città tornava nella piena autonomia di decidere e agire, spesso riprendendo a combattere in maniera spietata quelli che – seppur per breve tempo – erano stati gli alleati e con i quali poco prima aveva festeggiato la vittoria.
La più famosa, e clamorosa della storia, fu la simmachia tra Ateniesi e Spartani i quali decisero di mettere da parte secoli di sanguinosa rivalità per affrontare il potentissimo e temuto esercito dei Persiani, sottoscrivendo un’intesa circoscritta negli obiettivi e nella durata, che si chiuse subito dopo la battaglia.
Non finirà probabilmente mai nei libri di storia e difficilmente potrà essere raccontato ai posteri il primo, clamoroso, caso di possibile “simmachia” che avrebbe luogo nel cortile della politica brindisina. Esiste un nemico misterioso e apparentemente ben “armato”: il Movimento 5 Stelle, fresco trionfatore delle Elezioni politiche, primo partito italiano e verosimilmente destinato a guidare il prossimo governo nazionale. Pur non essendo stato formalizzato non solo il nome del candidato sindaco, ma neanche quello di un solo aspirante consigliere comunale, il “nemico” M5S proprio per questo ai concorrenti degli altri partiti fa ancora più paura, perché sconosciuto, indefinito, non valutabile.
Così, entità politiche e movimenti, ex consiglieri eletti o mancati, sindaci in pectore o ex sindaci inguaiati, personaggi che negli anni si sono massacrati, verbalmente e non, che hanno trasformato spesso la dialettica politica in becera guerra personale, sembrano aver scelto di sottocrivere una “simmachia”. Un’alleanza per unire diversi eserciti (di votanti) e per tentare di respingere i Persio-grillini che, stanti le clamorose differenze etiche, politiche e culturali dei suoi componenti, rischierebbe di naufragare all’indomani dell’eventuale successo elettorale: intorno a Forza Italia, che indossa il suo vestito delle feste grazie all’elezione nel listino bloccato di Mauro D’Attis, si stringeranno la mano gli ex centristi di Marcello Rollo e Toni Muccio, i fittiani guidati dai Guadalupi, gli ex Pd Loiacono e Colella. In pratica tutti coloro i quali sostennero la giunta Carluccio. Attovagliati con loro i principali avversari della scorsa amministrazione che proprio intorno a una tovaglia ne decretarono la fine: oltre allo stesso D’Attis con Forza Italia, i moderati di Nando Marino, i “coerenti” di Lino Luperti e gli orfani di Carmelo Palazzo, insomma l’intero gruppo che affossò (dopo una manciata di mesi) la giunta Carluccio ritenendo il gruppo politico che la sosteneva incapace sul piano amministrativo e politico. Inoltre potrebbero essere “simmachi” i repubblicani ispirati dall’ex sindaco Giovanni Antonino e i centristi che fanno riferimento all’ex assessore Ermanno Pierri, entrambi evocanti ricordi tutt’altro che felici per questa città.
Ora ci diranno: ma quale “simmachia”, è pronto un programma comune per il rilancio di questa città, sapremo governarla in sinergia, capitalizzando le esperienze e le peculiarità di ognuno di noi. E bla bla, bla, bla.
In verità è assai probabile il contrario, viste le dimensioni della strana coalizione e la personalità dei leader che la guiderebbero. Il rischio di una rottura immediata, quando – in caso di vittoria – si dovesse cominciare a parlare di assessorati, enti di secondo grado e partecipate è forte.
Prima ancora di mettere in piedi un reale progetto politico, ammesso che sia possibile realizzarlo con tante teste pensanti, tanti comandanti e pochi strateghi.
“Il nemico del mio nemico è il mio amico” è pure una frase inebriante, ma Brindisi non ha davvero bisogno di un’altra guerra. Al termine della quale, invece che da un sindaco, rischierebbe di trovarsi guidata da un simmaco.