La casta dei fantasmi: ecco perché tutto inizia e finisce all’ex Sant’Apollinare

Tutto è iniziato da lì, da quell’insediamento preistorico risalente all’Età del Bronzo dal quale avrebbe avuto origine la città di Brindisi. E più di recente, molto ha avuto inizio lì, sulla spiaggia di Sant’Apollinare, dove la vita di tre generazioni di brindisini si è intrecciata in quei trecento metri di spiaggia, all’ingresso del porto, dove oggi si giocano partite economiche e politiche importanti, tra fiume Piccolo e fiume Grande. E ancora una volta sembra essere quello il posto nevralgico della storia di questa città: Punta delle Terrare, la spiaggia che sta per essere cancellata da altre inutili banchine, villa Monticelli, la “casa dei fantasmi”.
L’inchiesta giudiziaria condotta dalla procura di Brindisi, tassello dopo tassello e al di là delle responsabilità penali che dovranno essere accertate e dimostrate, sta restituendo l’immagine di un porto che nell’ultimo quarto di secolo è vissuto di un’autonomia che ricorda quella degli isolotti indiani all’epoca dei maharaja. E il luogo di partenza per un’opera di risanamento è proprio Punta delle Terrare, ossia il luogo in cui è partita anche l’indagine, culminata poi in un’inchiesta più vasta nella quale risultano nelle ultime settimane coinvolti nomi eccellenti, come quello dello stesso presidente dell’Autorità portuale, Ugo Patroni Griffi, e dell’ex vice commissario prefettizio, Maria Angela Danzì.
L’area archeologica è stata posta sotto sequestro in varie tranche dagli investigatori del Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di Finanza di Brindisi e del Nucleo operativo della polizia ambientale (guardia costiera), tra il 6 dicembre 2017 e l’1 marzo 2018. L’inchiesta da quel momento è coordinata dal sostituto procuratore, Raffaele Casto.
Il 12 marzo 2018 l’Amministrazione comunale di Brindisi ha emesso un’ordinanza con la quale è stato disposto tra l’altro che l’Autorità portuale provvedesse al ripristino ambientale dello stato dei luoghi, mediante la rimozione delle decine di tonnellate di rifiuti presenti nelle aree sequestrate. L’Autorità di Sistema portuale ha così dato il via, ormai quasi un anno fa, al percorso di bonifica. Il primo passo è stato il conferimento a un’ati composta da “Giuseppe Vetrugno Ambiente” e “Ecocleaning Italia” per l’esecuzione dell’attività di diserbatura dell’area, attività per la quale sono stati stanziati poco meno di 13 mila euro, oltre a quasi altri 70 mila per il trasferimento in discarica dei materiali di risulta, ossia dell’erba. Il tempo previsto per l’attività di diserbatura (affidato con determina del dell’11 maggio 2018) era indicato in meno di tre settimane. Il 29 giugno successivo, con una nuova determina, l’Autorità di sistema portuale ha concesso alla stessa “ati” altri 2.900 euro per procedere a un ulteriore trattamento di diserbante (quello chimico Glifosate) in quando le piogge cadute dopo le operazioni di diserbatura meccanica avevano accelerato il processo di ricrescita della vegetazione prima che cominciassero i rilievi tecnici.
Due gli incarichi tecnici decisi, sempre in vista della bonifica dell’area. Con determina dell’8 giugno 2018, firmata dal presidente Ugo Patroni Griffi, è stato affidata l’esecuzione dell’attività di rilievo plano-altimetrico e con drone alla «Società di Topografia» per l’importo di 5.800 euro. Secondo il contratto sottoscritto, le attività di rilievo dovevano essere avviate nelle 48 ore successive alla notifica dell’incarico e i relativi risultati grafici sarebbero stati consegnati entro cinque giorni successivi.
Nel mese di luglio 2018, sempre con determina del presidente Patroni Griffi, è stato affidato un servizio di consulenza al dottore chimico Damiano Antonio Manigrassi per la redazione del Piano di indagine preliminare (costo 2.700 euro) e per l’assistenza e il supporto consulenziale (costo 2.100 euro) ai lavori di bonifica.
Nel frattempo la posizione dell’Autorità portuale relativamente all’acquisizione dell’area acquisita dagli eredi Monticelli (compresa la cosidetta «villa dei fantasmi») sembra essersi ammorbidita nel corso dei mesi, dopo le dure parole pronunciate da Patroni Griffi lo scorso anno quando si disse convinto che il tombamento dei rifiuti fosse precedente al 2009, ovvero l’anno in cui l’area archeologica era entrata in possesso dell’Autorità portuale: “Da quando è passata all’Autorità portuale – aveva detto -non c’è stato sversamento di rifiuti perché io mi sono preso la briga di andare a controllare su Google earth le immagini degli ultimi anni e i luoghi non sono cambiati. Io non so se sotto quell’area archeologica ci siano davvero questi quintali di rifiuti interrati così come ha lasciato intendere il pubblico ministero, ma se dovesse essere così, si tratterebbe di un truffa bella e buona ai danni dell’ente”.
L’Autorità Portuale ha dunque avviato le attività ordinate dal Comune. Ma a un anno e mezzo dal sequestro la zona è ancora sottoposta a sigilli e i rifiuti sono ancora lì, né si sa che uso sarà fatto di villa Monticelli, se la spiaggia di Sant’Apollinare sarà davvero cancellata con delle nuove, inutili banchine, e in che modo verrà tutelata l’area archeologica.
Ma si ha la sensazione netta che, ancora una volta, per riscrivere la storia della città bisognerà partire da quel piccolo promontorio che si affaccia sul porto, da dove tutto ebbe inizio.