L’arcivescovo “proteggeva” Catanzaro: “Paolo è sotto la mia guida”

Da “Il7” della scorsa settimana.

Paolo Catanzaro, alias Sveva Cardinale, “coltiva una bella spiritualità ed è ora che venga lasciato tranquillo”. Chi lo accusa di averle sottratto denaro (300 mila euro) dietro la promessa di far guarire il padre gravemente malato e poi morto “è alimentata non da senso di Chiesa ma da risentimento non giustificato”: tali valutazioni sono state messe nero su bianco, con due lettere con tanto di sigillo, dall’arcivescovo emerito di Brindisi-Ostuni Rocco Talucci e sono allegate agli atti del processo in cui Catanzaro, insieme a presunti complici, è accusato di truffa.

La singolarità della vicenda non è solo nella difesa di Talucci nei confronti dell’ex mistico di Brindisi, ma nel fatto che a depositarne copia sia stato lo stesso imputato principale, Paolo Catanzaro, venutone non si sa come in possesso, con lo scopo di screditare la sua accusatrice, nel corso dell’interrogatorio svoltosi presso la procura di Bari. Sono due le lettere che comprovano come Talucci, ignorando l’atto formale con il quale il suo precedessore Settimio Todisco avesse bollato come false le “visioni” di Paolo Catanzaro (ordinando ai parroci di tenere lontano il “mistico” e vietando a chi continuasse a frequentare la chiesetta di Uggio di accostarsi ai sacramenti), rinnova la sua fiducia a Catanzaro, anche davanti alla giustizia terrena. La prima lettera, data 24 dicembre 2012, è indirizzata ai carabinieri di Brindisi: “Non esiste a Brindisi nessuna comunità religiosa denominata ‘Il mistico di Brindisi’ – scrive Talucci – e quindi non si pone il discorso della legittimazione ecclesiastica. Devo aggiungere che conosco la posizione della famiglia D.B. (le presunte vittime della truffa, ndr) e il risentimento, e insieme l’accusa, di uno di loro, al quale ho chiarito personalmente tutto da tempo. E’ anche ora che il signor Paolo Catanzaro venga lasciato tranquillo perché la sua posizione è stata definita da anni. Opera nella sua parrocchia con il beneplacito del parroco per la direzione del coro”.

La lettera, depositata in procura da Catanzaro, ha un appunto scritto a penna sotto la firma di Talucci. C’è scritto: “Per conoscenza a don Francesco Caramia”. Caramia, per cinque anni segretario particolare di Talucci, è l’ex parroco del rione Bozzano, arrestato lo scorso anno per presunti abusi sessuali nei confronti di un chierichetto. Proprio nella chiesa di San Giustino de Jacobis, Paolo Catanzaro e la sua cerchia di fedelissimi si erano trasferiti dopo aver abbandonato la chiesetta di Uggio. Catanzaro, cominciando ad alimentare il suo sogno di entrare nel mondo dello spettacolo, era stato nominato direttore del coro dei ragazzi e aveva fondato un gruppo musicale, i Signum, con il quale aveva iniziato a tenere concerti di musica sacra. In diverse occasioni, ospite di queste esibizioni era stato lo stesso Talucci (la foto di questa pagina li ritrae in una di quelle manifestazioni). La seconda lettera con il sigillo arcivescovile, anch’essa in possesso di Catanzaro e depositata in procura, è datata 10 marzo 2013 ed è indirizzata all’arcivescovo Luis Ladaria, segretario della Congregazione per la dottrina della fede della Città del Vaticano.

La Congregazione ben due mesi prima aveva chiesto a Talucci delucidazioni su Paolo Catanzaro, alla luce dell’inchiesta per truffa avviata dalla procura di Bari e delle segnalazioni sulla frenetica attività condotta da Catanzaro. Ecco quello che scrive Talucci al Vaticano, certificando di fatto che segue personalmente Catanzaro: “In riferimento alla Sua del 21 gennaio 2013 dichiaro quanto segue: la situazione relativa al signor Paolo Catanzaro è risolta da anni, con obbedienza da parte del giovane, il quale conserva nel cuore il frutto spirituale della sua esperienza e, guidato personalmente dall’Arcivescovo, coltiva una bella spiritualità al servizio della parrocchia. La denuncia del dottor De Bellis è alimentata non da senso di Chiesa, ma da risentimento non giustificato. Ha avuto diversi colloqui con me. Sembrava essersi tranquillizzato. Gli ho posto delle condizioni cui non ha risposto”.

Poi Talucci, rispondendo evidentemente alla disponibilità espressa dalla Congregazione di inviare propri emissari per verificare la situazione, aggiunge: “Non ha proprio motivo di intervenire. Sono pronto a ogni chiarimento doveroso. Negli anni scorsi il caso è stato seguito nel rispetto delle norme canoniche. La chiesetta dove anticamente si riunivano è chiusa da anni, è passata sotto la giurisdizione del parroco del paese vicino che provvede alla sua ristrutturazione con cautela e prudenza”. Infine Talucci giustifica il ritardo di due mesi con cui risponde al Vaticano: “Mi scuso per il ritardo della risposta perché in gennaio sono diventato emerito di Brindisi-Ostuni e di conseguenza mi sono trasferito nella diocesi di origine con tutto quello che comporta. Eccellenza, più volte l’ho incontrata nella sua sede in Roma per altri problemi, le avrei parlato anche di questo se fosse stato ancora aperto”.

La famiglia che Talucci bolla come “non alimentata da senso della chiesa ma da risentimento” è quella di una professionista di Conversano che dal 2007 al 2011 avrebbe versato a Paolo Catanzaro circa 300 mila euro con la promessa di intercedere con la Madonna per salvare la vita al padre, gravemente malato. La disperazione della donna l’aveva portata ad aggrapparsi al “mistico di Brindisi” che, approfittando della fervida e devota devozione dell’intera famiglia, sarebbe riuscito a sottrarle una grande quantità di denaro, inducendola persino a sposare un uomo che a dire di Catanzaro, le era stato designato dal Cielo. In effetti, cominciando a sospettare che Catanzaro fosse solo interessato ai soldi, la professionista raccontò tutto al fratello che decise di chiedere chiarimenti all’arcivescovo: “Riuscì ad avere udienza da Talucci, nel palazzo vescovile, quello stesso pomeriggio”, ricorda la presunta vittima.

“La sera, sulla strada del ritorno, mi raccontò che il vescovo parlava molto bene di Paolo, dicendo che era sotto la sua protezione e ne garantiva personalmente l’autenticità, quale davvero persona carismatica e mistica. Così continuai a pagare”. La Procura di Bari invece non è stata dello stesso parere dell’arcivescovo emerito e ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio di Paolo Catanzaro e di una commerciante di Conversano, Lucia Borrelli, con l’accusa di truffa. Il processo inizierà a settembre ma nel frattempo la situazione si è ulteriormente aggravata, perché lo stesso pm Larissa Catella – dopo aver chiesto la proroga delle indagini – potrebbe ottenere il rinvio a giudizio per gli stessi reati anche nei confronti di Francesco Rizzo, brindisino di 40 anni, marito di Paolo Catanzaro (divenuta nel frattempo Paola, con il nome d’arte di Sveva Cardinale) e di Giuseppe Conte, anch’egli di 40 anni, nativo di Poggiardo (Lecce) e militare dell’Aeronautica, quest’ultimo ex marito della vittima. I due procedimenti potrebbero essere unificati. Talucci avrebbe più volte pubblicamente testimoniato la sua totale stima nei confronti di Catanzaro, al punto di nominarlo “diacono”, ossia una sorta di prete laico in grado di somministrare anche la comunione. Una delle altre presunte vittime di Catanzaro, che ha sporto denuncia presso la procura di Brindisi dove si sta incardinando una grande inchiesta nella quale stanno lentamente convergendo tutte le testimonianze di chi avrebbe pagato decine di migliaia (se non centinaia di migliaia) di euro all’ex mistico. Una donna, moglie di un imprenditore, racconta che Catanzaro veniva seguito in ogni sua attività da monsignor Talucci, tanto da aver assistito personalmente alla consacrazione di Paolo da laico officiata con la presenza e la benedizione dello stesso vescovo.

Questo semplice mandato ecclesiastico sarebbe stato successivamente millantato da Catanzaro come uno speciale mandato vescovile (inesistente) atto a poter disporre del sacramento della confessione. Mentre Talucci, anche di fronte alla denuncia nei confronti di Catanzaro, continuava a sostenere Paolo divenuta Paola, il nuovo arcivescovo Domenico Caliandro, proprio alla luce dell’inchiesta barese, dichiarò ufficialmente il giovane “un falso mistico” mettendo al bando tutte le attività svolte nelle parrocchie di Brindisi e dintorni in cui, con i suoi adepti, continuava a operare. Ma nel frattempo Paola si era trasformata in Sveva e la storia era tutt’altro che chiusa.

Gianmarco Di Napoli