di Gianmarco Di Napoli
Prendete un calderone di 200 dipendenti, quasi tutti padri di famiglia, al lavoro in un’azienda precaria nella quale a fine mese non si sa mai se arriverà lo stipendio. E’ la Brindisi Multiservizi, la società partecipata del Comune che si occupa tra l’altro di manutenzione delle strade e del verde pubblici. Prendete un politico che ne assume il controllo, Pasquale Luperti, l’assessore più potente della giunta dell’ex sindaco Mimmo Consales. Luperti ripesca il suo amico Daniele Pietanza, licenziato dalla precedente amministrazione, e lo mette di fatto al timone della Multiservizi, pur non avendone egli la qualifica né per titoli né per competenza tecnica, e assegnando poi il ruolo di amministratore formale al legale del Comune di Brindisi, l’avvocato Francesco Trane.
Sarebbe stata questa la cassaforte di voti a disposizione di Luperti, eletto poi alle amministrative 2016 con poco meno di mille preferenze, una specie di enfant prodige della politica brindisina. Chi non si adeguava alle indicazioni di voto fornite da Pietanza e amplificate da un altro dipendente con importanti precedenti penali alle spalle, a fine mese poteva – per punzione – non incassare lo stipendio. Così i voti fluttuavano nella direzione voluta, a seconda degli interessi di Luperti.
Una massa di persone da spostare a proprio piacimento, probabilmente anche da pilotare nel caso in cui fosse necessario creare apprensione alle amministrazioni, come quando finita la brevissima liaison con la sindaca Angela Carluccio, per la quale Luperti si era speso con l’obiettivo di tornare con un ruolo determinante a Palazzo di Città, si moltiplicarono all’improvviso con cadenza quasi quotidiana le manifestazioni di protesta degli operai della Bms.
Il pentolone è stato scoperchiato dagli investigatori della Digos della questura di Brindisi diretti dal vicequestore Antonio Caliò che hanno sottoposto agli arresti domiciliari Daniele Pietanza, con l’accusa di concussione elettorale, per aver condizionato la libertà di voto, con minaccia aggravata. Era stata chiesta la cattura anche per Carlo Zuccaro, dipendente della Multiservizi con vari precedenti penali, e di Carlo Sirio, cognato di Pietanza. Ma il gip Tea Verderosa ha accolto la richiesta del pm Giuseppe De Nozza solo nei confronti di Pietanza.
Luperti, che sarebbe ispiratore di tutto il sistema, non risulta indagato per questi reati perché anche se (come sostiene il magistrato) ha beneficiato del lavoro di coercizione svolto dai suoi uomini ottenendo che fossero canalizzati prima i voti per lui e poi al ballottaggio i voti per la Carluccio, non esiste alcuna prova di causa-effetto, ossia che sia stato eletto davvero con quei voti. La Carluccio – hanno sottolineato gli investigatori – non era assolutamente al corrente di queste manovre. Del resto Luperti, poco tempo dopo l’affermazione elettorale, era stato il vero regista dell’affondamento di quell’amministrazione che aveva contribuito a fare affermare. Stringendo un’alleanza con il candidato perdente Nando Marino (i cui sostenitori all’interno della Multiservizi erano stati precedentemente sanzionati sino a non percepire lo stipendio) e con quel Riccardo Rossi che oggi, candidato sindaco su un fronte opposto, si è affrettato a dire che “non si può aspettare sempre la magistratura”. Eppure erano lui e Nando Marino in auto con Luperti per cercare di convincerlo a firmare la sfiducia alla Carluccio, quella sera in via Sicilia. E’ probabile che nella giunta Carluccio Luperti non avesse trovato lo spazio che sperava di ottenere durante la campagna elettorale. E ne decise l’affossamento.
Secondo gli accertamenti effettuati dalla Digos e le testimonianze raccolte dagli stessi dipendenti, Pietanza dal suo cellulare inviava via whatsapp agli smartphone di servizio degli operai messaggi audio preregistrati con la voce di Zuccaro (una scelta questa, secondo gli investigatori, finalizzata a intimorire visti i precedenti penali dell’uomo) con i quali si “invitava” a votare i candidati consiglieri Pasquale Luperti e Maria Rollo e la candidata sindaco Angela Carluccio.
Nei confronti di Pietanza (perché – secondo le indagini – forte della copertura politica di Luperti) esisteva una vera e propria sudditanza da parte anche di chi avrebbe dovuto rivestire, per qualifica, un ruolo gerarchicamente superiore: come lo stesso amministratore della Bms, Francesco Trane, o il comandante della polizia municipale, Teodoro Nigro. E persino alcuni consiglieri comunali che interloquivano con Pietanza sperando che egli potesse spendere una parola con Luperti. Tutti intercettati, ognuno di loro quasi prono ai voleri del piccolo re della Multiservizi.
Luperti (che ha annunciato la sua candidatura a sostegno del candidato Roberto Cavalera) risulta comunque indagato nel procedimento e ha subìto nella mattinata di giovedì ben tre perquisizioni: una a casa, una nell’azienda in cui lavora e una nel bar che viene considerato nella sua disponibilità. Potendo contare sul controllo totale su Pietanza, avrebbe ottenuto che venissero inviati operai della Multiservizi, distraendoli dai loro compiti alle dipendenze del Comune, per effettuare interventi privati, uno dei quali per riparare il muro di cinta dell’abitazione del pediatra che ha in cura la figlia dello stesso Luperti. E altri episodi analoghi.
Il reato ipotizzato è il peculato, ma al di là di questo, agli inquirenti gli interventi pretesi da Luperti e documentati con le intercettazioni servono a confermare il suo ruolo di vero “capo” della Multiservizi, in grado di rimproverare duramente al telefono lo stesso Pietanza e di pretendere da lui interventi immediati per risolvere problemi privati di suoi amici.
Ma Daniele Pietanza non è stato arrestato per le pressioni politiche esercitate sui dipendenti. La cattura è scattata per lui per qualcosa – se possibile – di ancora più grave: il furto di sei computer ancora imballati di proprietà del Comune e custoditi all’interno del Palazzo Guerrieri. Un furto documentato – sostengono gli inquirenti – in maniera inequivocabile, nonostante i tentativi di costruirsi alibi e confondere le acque. Approfittando del fatto di avere a sua disposizione, nelle sue vesti lavorative, le chiavi d’accesso al deposito.
L’operazione della Digos sembra comunque andare oltre la semplice vicenda giudiziaria: serve a capire un po’ meglio i motivi che hanno portato questa città a collassare in maniera così fragorosa con le ultime amministrazioni e a sperare che si possa davvero voltar pagina. Ancora una volta grazie alla magistratura, si spera l’ultima.
(Nella foto, da sinistra, Pasquale Luperti e Daniele Pietanza)