di Daniela Napoletano per IL7 Magazine
Il 7 novembre avrebbe compiuto 51 anni Roberto Maruccia, da gennaio in pensione dal Battaglione San Marco a causa della sua patologia e impegnato sui campi di basket brindisini sino a due mesi fa quando poi la malattia si è aggravata: dopo un anno e mezzo di dure lotte con il male che non perdona il suo cuore ha gettato la spugna, nella notte tra l’1 e il 2 novembre.
Prima di allora mai una parola di sconforto, mai un lamento, mai un segno di cedimento: Roberto Maruccia ha vinto, se l’è goduta fino in fondo, si è preso gioco del suo terribile destino bruciando tutte le tappe, e continuando le sue sfide, come l’acquisto della moto Suzuki nel luglio scorso il giorno dopo che l’oncologo gli ebbe assicurato che la malattia era stabile; l’esame superato brillantemente con addosso 40 di febbre lo scorso settembre e quindi il conseguimento del tesserino di preparatore atletico. E ancora: a novembre 30 anni di servizio nel Battaglione San Marco; a ottobre il 23esimo anniversario di matrimonio con la sua Rossella Bovo, e poi tante vittorie in missione per il mondo e sui campi da basket.
“Due passioni per lui che viaggiano sullo stesso binario, sono state entrambe la sua vita, per le quali mancava spesso e per lunghi periodi da casa. E adesso per me è come se lui stesse in una delle sue missioni, o delle sue trasferte, da un momento all’altro mi aspetto che Roberto riapra quella porta e sia di nuovo qui con me”: è così che la moglie di Roberto Maruccia, Rossella Bovo, sta vivendo questi primi giorni senza di lui.
Il “gigante buono” del Reggimento San Marco è originario di Taranto, lì ha lasciato il papà, costruttore edile, la mamma, casalinga, e il fratello più piccolo di lui di sei anni, skipper. Rossella Bovo invece è di Brindisi, lei e Roberto si sono conosciuti nel febbraio 1988 a Brindisi, lei lavorava nel bar del fratello, nei pressi di piazza Cairoli, dove c’era il telefono a scatti: “Roberto veniva lì con i suoi compagni del Battaglione per telefonare a casa. In verità mi aveva già adocchiata qualche giorno prima all’altezza della Prenatal, e i suoi amici lo sfidarono, gli dissero che lui non avrebbe mai potuto avere una come me. Sono stata una scommessa per lui, ci fidanzammo e da allora siamo rimasti per sempre insieme”.
Si sono sposati nell’ottobre del 1994, non hanno avuto figli, inizialmente abitavano al Casale, nelle abitazioni degli uomini della Marina, poi hanno acquistato la casa a Mesagne, ed è lì, nella chiesa di San Pio, la loro parrocchia, che è stato celebrato il funerale di Roberto Maruccia, dove sabato 11 novembre, alle 18.30, verrà ricordata una settimana senza di lui: “Anche se la mia famiglia è a Brindisi, rimarrò qui a Mesagne, nella nostra casa, dove ogni dettaglio mi ricorda lui. E poi Roberto è qui, nel cimitero di Mesagne e io lavoro qui, al Punto Luce Enel, oramai la mia vita è a Mesagne”, è comprensibilmente molto provata e stanca Rossella Bovo, ma è ferma nelle sue decisioni. Del resto non poteva essere diversa una donna che è vissuta al fianco di un uomo così forte e che ha lasciato il segno in tutti coloro che lo hanno conosciuto.
“Il suo 50esimo compleanno lo abbiamo festeggiato, questo 7 novembre sono stata a Taranto dai miei suoceri, sono rientrata a Mesagne nel pomeriggio prima che chiudesse il cimitero. Per strada mi ha presa un violentissimo temporale, per fortuna sono arrivata al cimitero ed ha smesso. Sono stata da lui, neppure una goccia, appena rientrata in macchina, di nuovo il diluvio. Per me è un segno”.
In questo momento una grande fede, e l’affetto dei familiari e degli amici sorreggono Rossella Bovo: “Nonostante tutto quando parliamo di Roberto, e ricordiamo tanti aneddoti, riusciamo a ridere, anche in questi giorni così dolorosi”.
Dopo qualche tempo che si fidanzarono Rossella andò a lavorare nell’agenzia automobilistica alla Commenda di Sandro Guadalupi, ed è grazie a lui che Roberto conobbe Gianvito Guadalupi, al cui fianco ebbe inizio l’avventura nel mondo del basket: “Roberto non ha mai giocato a pallacanestro, a Taranto da ragazzino faceva football americano. Con Gianvito invece portarono avanti la Nuova Libertas, Roberto era preparatore atletico. Poi fondò l’Asteryx: lui presidente, Rosaria Balsamo coach. Roberto ha tantissime conoscenze nel mondo del basket ma Gianvito e Rosaria sono i suoi amici più grandi, li conosce da una vita. Nel 2009 formarono anche la squadra femminile dell’Asteryx, ma ci fu il terremoto ad Haiti, lui dovette partire in missione, io presi il suo posto come presidente, mi improvvisai in questo mondo per me fino ad allora sconosciuto. Roberto telefonava da Haiti per sapere come andassero le partite di campionato. Dopo due mesi tornò, la sua squadra era prima in classifica e ottenne la promozione nella categoria superiore”.
Da allora non si è mai fermato. “Nonostante la malattia sia nell’estate scorsa che quest’anno ha continuato a organizzare camp con Gianvito, non ha mai mollato. Quest’estate ha seguito un corso per preparatori atletici a Massafra, per una settimana si è trasferito a casa dei suoi a Taranto e andava a Massafra in moto. Aveva appena finito il primo ciclo di chemioterapia, ha superato gli esami teorici, a settembre aveva l’esame pratico a Bari, non aveva le forze per guidare, il giorno dell’esame aveva 40 di febbre, gli dissi di lasciar perdere ma lui mi rispose che se non lo avessi accompagnato sarebbe andato solo. Lo assecondai, arrivammo lì, chiese di poter fare subito l’esame perché aveva la febbre, non parlò affatto della sua malattia, superò l’esame brillantemente”.
Roberto Maruccia se l’è prese, per fortuna, le sue soddisfazioni dalla vita. Anche nel lavoro: “La Marina ha investito tanto su lui – prosegue orgogliosa la moglie – ha fatto tanti corsi, anche a livello internazionale, Roberto era esperto di armi nucleari batteriologiche. Per questo era impegnato in tante missioni e così fu costretto a mettere da parte l’avventura con l’Asteryx”.
Per lui è arrivata in netto anticipo un’onorificenza italiana che si dà per dieci lustri di carriera militare, cioè 50 anni: Roberto Maruccia ha ottenuto la Medaglia Mauriziana da parte del Ministro della Difesa Roberta Pinotti.
“Non perché fosse mio marito ma Roberto era un uomo a 360 gradi. Non ha mai mollato. Ha sempre amato ciò che ha fatto. E’ stato stimato tanto sia nella Marina che nel mondo del basket. E anche nella malattia non si è mai lamentato. Per l’intervento abbiamo scelto l’ospedale epatobiliare per eccellenza, quello di Padova. Non abbiamo rimpianti. Solo tre giorni prima di andarsene, ormai aveva capito, ha espresso la volontà che i suoi funerali fossero celebrati in una grande chiesa immaginava che ci sarebbe stata tanta gente. E così è stato. E un giorno al fratello che lo aveva rimproverato perché aveva comprato la moto rispose ‘ non preoccuparti presto questa moto sarà tua’”.
E’ l’eredità più importante che Roberto Maruccia ha voluto lasciare: non arrendersi mai, combattere fino in fondo, amare ogni attimo la vita. E amare lo sport: oltre al basket è stato un gran tifoso del Taranto Calcio e della Juventus.
“A settembre è stato ricoverato per un mese in ospedale, sono andata a trovarlo ma lui continuava a ripetere che andava tutto bene e che i valori pian piano si stavano mettendo a posto”, lo ricorda col sorriso sulle labbra la sua amica del cuore Rosaria Balsamo. Finiti i tempi dell’Asteryx infatti Roberto e Rosaria si sono ritrovati nella Polisportiva Bozzano, grazie anche al presidente della società di pallacanestro femminile Cristina Carone, che ha voluto questa collaborazione. “Da un annetto Roberto era con noi – prosegue Rosaria Balsamo – non gli potevi togliere il basket, e quindi nel periodo della malattia lui non ha mollato di una virgola. Sdrammatizzava sempre, a maggio è stato con noi a un torneo a Parma, poi a San Severo, a settembre invece aveva iniziato a collaborare con Gianfranco Patera con l’Aurora. Con noi era diventato troppo faticoso, negli ultimi tempi era un po’ debilitato, e i ritmi per lui dovevano essere più lenti”.