di Gianmarco Di Napoli per IL7 Magazine
Come se non bastassero le notizie false che circolano sul web, da qualche tempo sembra che persino gli enti e le istituzioni (incluse le forze dell’ordine) stiano cadendo nella tentazione di allargare un po’ le maglie della prudenza, sbilanciandosi nella diffusione di notizie che (ovviamente) non sono false. Ma che non sono neanche del tutto vere. E che entrano però nell’affamato circuito tritatutto dell’informazione 3.0 la quale non si ferma spesso già di suo a verificare la fondatezza o meno di una notizia, a maggior ragione evita di farlo se essa giunge da una fonte primaria e irreprensibile.
Nei giorni scorsi è saltata fuori (anzi balzata, viste le caratteristiche del protagonista) la notizia di un felino che si aggirerebbe nelle campagne tra Mesagne e Torre Santa Susanna sbranando cani. Quella della belva in libertà è una notizia che ha più o meno la stessa periodicità degli avvistamenti degli Ufo. Il copione è sempre identico: un animale domestico orrendamente sbranato, orme misteriose rilevate da improvvisati zoologi sul terreno, il testimone di turno che ha visto un’ombra e magari era soltanto la sua.
Chi scrive, una trentina d’anni fa, fu spedito dal suo caposervizio nelle campagne di San Pancrazio dove giuravano si aggirasse un orso fuggito da chissà quale circo. Se c’era, è rimasto ben nascosto fino ad oggi. Come la tigre che qualche anno fa un uomo giurò di aver visto addirittura al Villaggio pescatori, con tanto di chiamata al 113 e descrizione minuziosa fornita agli increduli poliziotti.
Ora, sono anche storie divertenti e avventurose. Ma se arriva il comunicato stampa ufficiale delle forze dell’ordine, in questo caso dei carabinieri, allora no. Ci preoccupiamo. Soprattutto se il titolo è “Proseguono le ricerche da parte degli uomini dell’Arma dopo l’avvistamento di un presunto grosso felide”.
E ci spaventiamo di più se i carabinieri ci informano che “le ricerche finalizzate al rintraccio dell’animale si avvalgono anche dell’ausilio di un elicottero del 6° Elinucleo Carabinieri di Bari».
Nello stesso comunicato i militari forniscono persino le istruzioni sul come comportarsi nel caso un cittadino si dovesse ritrovare a tu per tu con il felino, tra gli ulivi o in un carciofeto. Allora ecco le regole enunciate: 1) Procedere con sicurezza (e qua già si passerebbe direttamente al punto due). 2) Contattare telefonicamente il 112 (con mano ferma). 3) Non avvicinarsi assolutamente alla belva (nel caso in cui qualcuno volesse appurare se trattasi di esemplare maschio o femmina). 4) Scattare una fotografia qualora le condizioni lo consentano, rimanendo comunque in sicurezza (quindi sconsigliati assolutamente i selfie). 5) Recarsi quanto prima presso un comando dei carabinieri per “dettagliare” le modalità di avvistamento (a piedi e di corsa vale lo stesso?).
Nelle ultime righe del comunicato, dopo le ricerche con elicottero e le modalità per evitare di essere sbranati, i carabinieri precisano però che non ci sono stati altri presunti avvistamenti e che le orme trovate nelle adiacenze dei punti in cui sono stati uccisi i cani non appaiono compatibili con quelle di un “presunto” (tra virgolette) grosso felide. Quindi la conclusione della nota: “In assenza di ulteriori elementi obiettivi riguardo il presunto avvistamento, si invita la popolazione a mantenere il giusto equilibrio senza inutili allarmismi”. E certo, tutti tranquillissimi.
Perché ovviamente nel vortice dell’informazione 3.0 le ultime righe non contano nulla, non le legge nessuno. Così le ricerche del felino da parte dei carabinieri, con l’ausilio degli elicotteri e di ex forestali, hanno conquistato titoli in tv, paginate sui giornali e ampio spazio sui siti internet. Un ottimo risultato mediatico e qualche caso di presunta dissenteria tra gli agricoltori.
Fa niente che anche in questo caso il ghepardo probabilmente non lo vedrà nessuno: le “gazzelle” stavolta sono state più furbe e veloci di lui.