Padre-padrone per 20 anni: botte a moglie e figli. E intorno il silenzio

di Gianmarco Di Napoli per il7 Magazine

Un padre ubriacone e violento che per vent’anni (20!) ha massacrato di botte la moglie e i tre figli, lasciando loro cicatrici nel cuore, nella mente e anche sul corpo. Sembra una storia d’altri tempi e invece è datata 28 settembre 2021, quando i carabinieri hanno fatto finalmente irruzione in quella casa, dopo l’ennesima folle sfuriata di un uomo di 47 anni, notificandogli un ordinanza di custodia cautelare in carcere. Accade nelle palazzine popolari di Latiano dove l’energumeno vive dal 2001 con la moglie e i tre figli, due femmine e un maschio, di 20, 19 e 17 anni. E per vent’anni nessuno dei vicini, nel cuore del paese, sembra essersi accorto di nulla. Neanche gli insegnanti dei tre ragazzi e i loro amici. Nessuno.
L’arresto è stato effettuato dai carabinieri della stazione di Mesagne e della compagnia di San Vito dei Normanni: la donna, incoraggiata dai figli, si è recata in caserma per raccontare una storia incredibile iniziata sin dal loro matrimonio, nel 2001, e proseguita per vent’anni mentre i figli nascevano e crescevano in un incubo quotidiano fatto di violenze e intimidazioni che per loro rappresentavano una sorta di normalità.
Il padre-padrone picchiava tutti, non solo la moglie, anche con l’uso di cinture, bastoni, suppellettili lanciati contro i congiunti e in una occasione persino con una pala con cui ha sfregiato al volto il figlio maschio.
Rientrava a casa sempre ubriaco, hanno denunciato i congiunti, e quasi ogni sera picchiava la moglie con schiaffi al volto e calci alle gambe, lanciandole addosso piatti, pentole, bicchieri. E insultandola sistematicamente. “Tu sei una puttana, zoccola, i tuoi figli sono bastardi”. Inoltre sperperava tutti i soldi da lui guadagnati per far fronte al vizio dell’alcol e del gioco, non contribuendo alle esigenze della famiglia.
Le mazzate quotidiane toccavano anche ai figli, sin da quando erano piccolissimi: con la cintura dei pantaloni, con bastoni e lanciando contro di loro piatti e bicchieri. Sino alla sera dell’11 settembre quando, rientrando a casa per l’ennesima volta ubriaco, ha aggredito la moglie lanciandole contro un piatto e colpendo la figlia con una coppa di plastica, scaraventando il televisore sul pavimento. E come se non bastasse cacciando tutti da casa minacciandoli che “se mi andate a denunciare vi ammazzo tutti”. Infine buttando fuori dall’appartamento vestiti e oggetti della moglie e dei figli. I quattro erano stati così costretti a trovare riparo nell’abitazione di alcuni parenti.
Da qui la decisione, coraggiosa, di mettere fine a quella schiavitù durata vent’anni: la donna si è presentata presso la stazione dei carabinieri di Mesagne e ha raccontato tutto.
La sua ricostruzione è stata subito dopo confermata dalla figlia maggiorenne che ha spiegato di essere nata e cresciuta insieme ai fratelli in quel clima in cui essere picchiati era la quotidiana normalità. La mamma le prendeva più di tutti, ma poi il padre passava ai tre figli, scatenando la sua violenza alimentata dallo stato di ubriachezza cronico. E dalla rabbia per aver perso le scommesse al gioco d’azzardo del quale era altrettanto schiavo incattivito. “A volte ce le dava a mani nude, a volte con la cintura dei pantaloni o con un bastone”. La ragazzina ha ricordato le confidenze ricevute dalla madre sin da piccola: le aveva detto di essere stata picchiata sin dai tempi del matrimonio. E non era cambiato nulla neanche quando aveva messo al mondo quelle creature.
Poi è toccato al fratello. Anche lui ha confermato che “papà si ubriaca tutti i giorni”, le violenze quotidiane, compreso l’ultimo episodio in cui erano stati buttati tutti letteralmente fuori di casa. A lui era toccato da bambino di essere colpito con una pala al volto e la cicatrice su un sopracciglio è il ricordo di quella terribile serata. C’è una foto terribile di quella ferita, allegata alla denuncia presentata ai carabinieri.
In più ha raccontato, come se non bastasse, che il padre in diverse occasioni aveva preso a calci anche il loro cane: “Mio padre è ogni giorno più violento, non è più in grado di controllarsi, temiamo per la nostra incolumità”.
La denuncia della famiglia nei confronti dell’energumeno è stata poi avvalorata dalle indagini condotte dai carabinieri che sono alla base dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip Maurizio Saso perché “con condotte reiterate di violenza, minaccia e aggressività, maltrattava la moglie e i tre figli conviventi in modo tale da rendere la convivenza afflittiva, intollerabile e fonte di costanti paure e umiliazioni per i suoi familiari”.
La moglie e quei figli nati in un clima in cui essere picchiati sembra essere una cosa normale, hanno avuto il coraggio di interrompere il loro calvario. Ma ci si chiede come sia possibile nel 2021, nel cuore di un paese, per vent’anni nessuno abbia segnalato i rumori, le urla, le suppellettili che si rompevano. Nessuno abbia pensato di intervenire o di segnalare. Non è possibile che nessuno degli insegnanti dei tre ragazzi si sia accorto di nulla alla scuola materna, alle elementari, alle medie e alle scuole superiori.
Non è possibile che una simile storia di violenza sia avvenuta per vent’anni in maniera così drammatica e anche rumorosa, e si siano voltati tutti dall’altra parte, tappandosi le orecchie e gli occhi. Facendo finta di nulla.