Sono stati assolti con la formula «per non aver commesso il fatto», al termine dell’appello bis, i due manager Enel imputati nel processo sulla dispersione di polveri di carbone dalla centrale Enel di Brindisi sui raccolti dei contadini proprietari di terreni vicini. Lo ha stabilito in serata la Corte d’Appello di Lecce, chiamata a decidere dopo un rinvio della Cassazione, che ha anche revocato tutte le statuizioni civili per gli agricoltori di Cerano, la zona in cui si trova l’impianto, e gli enti che si erano costituiti parte civile. Non vi saranno quindi, salvo ulteriori colpi di scena in passaggi successivi, risarcimenti del danno. La Provincia di Brindisi aveva chiesto 500 milioni di euro, sostenendo che la mancata copertura dei carbonili avesse provocato la fuoriuscita di carbone dal deposito e dal nastro trasportatore. Aveva rivendicato anche il danno ambientale. Al termine del primo processo di secondo grado per due manager Enel, Antonino Ascione e Calogero Sanfilippo, era stata stabilita e confermata una condanna alla pena di 9 mesi di reclusione, con la sospensione condizionale. I reati contestati sono getto pericoloso di cose e danneggiamento aggravato. Per altri due manager era scattato il proscioglimento per prescrizione, non impugnato. Altri 11 imputati erano stati assolti in primo grado. Soddisfazione è stata espressa dopo la lettura del dispositivo dalle difese degli imputati Enel e della società Enel Produzione, che nel processo era responsabile civile.