
Tutto si concluse con una bella stretta di mano e una dichiarazione di non belligeranza: il Comune di Brindisi rinunciava alla battaglia legale contro l’Autorità portuale per la recinzione di via del Mare e quest’ultima interrompeva le battaglie legali avviate contro l’ente di piazza Matteotti. La “transazione” avveniva con la trasformazione di 40 metri di quel reticolato in corten in altrettanti di vetrate in plexiglas, ossia lo stesso materiale che originariamente avrebbe dovuto tracciare l’intero waterfront di via del Mare.
Ma a quasi due anni da quell’accordo, non solo i pannelli trasparenti non sono mai stati collocati dove era previsto, ma la procura sostiene che nel retrobottega di quella riunione furono compiute scelte per le quali vengono ipotizzati reati penali.
Si apre un nuovo filone d’inchiesta nel voluminoso fascicolo processuale che riguarda la gestione del porto di Brindisi e questa volta ci finiscono nomi eccellenti: il presidente dell’Autorità di sistema portuale, Ugo Patroni Griffi, e l’ex sub commissario prefettizio Mariangela Danzì, attualmente capolista del Movimento Cinquestelle alle Elezioni europee nella circoscrizione Nord – Ovest.
Secondo il sostituto procuratore Raffaele Casto, titolare dell’indagine, nel corso di una delle riunioni svolte nell’estate 2017 (quando il Comune di Brindisi era retto dal commissario prefettizio Santi Giuffrè) sarebbe stato avallato l’utilizzo di terreni in realtà di proprietà del Comune per la realizzazione del nuovo varco doganale di via Spalato, nell’estremo seno di Levante del porto di Brindisi. Per questo motivo, Patroni Griffi e la Danzì sono indagati per invasione di terreni pubblici.
Con loro nel fascicolo d’inchiesta sono finiti i nomi di Francesco Di Leverano, dirigente dell’Autorità portuale, del direttore dei lavori Gianluca Fischetto, del dirigente comunale Fabio Lacinio, e dei funzionari comunali Antonio Iaia e Teodoro Indini.
Il 2 agosto 2017 l’Autorità portuale, per ufficializzare la fine delle ostilità, diffuse un comunicato in cui si chiariva che quei 40 metri di plexiglas cancellavano ogni pretesa del Comune che, con la decaduta sindaca Angela Carluccio, aveva invece aborrito una recinzione così diversa dal progetto originario e invocando il blocco dei lavori: “Questa soluzione ha fatto venir meno l’interesse del Comune a mantenere l’ordinanza di sospensione dei lavori”, annunciò soddisfatto Patroni Griffi. “Il provvedimento pertanto è stato revocato. A fronte di ciò l’Autorità portuale ha rinunciato al giudizio dinanzi al Tar di Lecce”.
Patroni Griffi promise anche che una volta completata l’installazione dei 40 metri in plexiglas sarebbe stato avviato un concorso di idee rivolto ai giovani per rendere via Del Mare attrattiva, con installazioni luminose e pannelli artistici.
Nulla da allora è stato realizzato. Ma evidentemente negli incontri bilaterali di quei giorni riguardanti il piano di security si discusse anche dei varchi doganali, in particolare di quello di via Spalato, un tempo tracciato solo da una sbarra e da una guardiola. Il Comune di Brindisi avrebbe concesso all’Autorità portuale (illecitamente secondo la procura) di avanzare di alcune decine di metri verso il parcheggio, creando una nuova struttura di controllo. Per altro, tale struttura è una di quelle poste sotto sequestro perché considerate abusive.
Nel nuovo fascicolo d’inchiesta, datato 2019 e dunque stralcio dell’inchiesta principale sul porto, l’unico a ricevere formale invito a comparire da parte del pm Castoè stato il dirigente comunale Fabio Lacinio. Comparso lunedì davanti al magistrato, si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere. Gli approfondimenti riguardano la proprietà di alcune “particelle” attigue all’area portuale su cui sono state recentemente edificate strutture per la sicurezza. Per alcune di esse, finite sotto sequestro preventivo. Nello scorso mese di gennaio, il pm Casto aveva chiesto e ottenuto dal gip Stefania De Angelis un ordine di demolizione di una parte delle strutture per pericolo di inondazione colposa. Alla richiesta si è opposta attraverso i suoi legali l’Autorità portuale, ottenendo che il provvedimento non venisse eseguito. Sulla questione si esprimerà definitivamente la Cassazione. Nel frattempo l’Authority aveva già provveduto ad abbattere una cancellata realizzata all’interno del circuito portuale, sempre nell’area di via Spalato, che insisteva pericolosamente sul canale Patri, già notoriamente a rischio esondazioni.
L’inchiesta sul porto è molto articolata, pur essendo partita quasi casualmente per effetto del sequestro di un tratturo realizzato poco lontano dalla spiaggia di Sant’Apollinare, nei pressi di villa Monticelli. Da quel momento, gli investigatori del Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Brindisi, coordinati dal pm Raffaele Casto, hanno ampliato le verifiche appurando – secondo il teorema accusatorio – che una parte rilevante di opere realizzate negli ultimi anni con denaro pubblico nell’area di competenza dell’Authority non avevano seguito i percorsi di autorizzazione previsti dalla legge. Nell’estate del 2018 le fiamme gialle avevano apposto i sigilli alla nuova strada che porta alla spiaggia di Sant’Apollinare, ma anche a un ponte sul Fiume Piccolo e ad alcuni manufatti, tutti realizzati in area sottoposta a vincoli archeologici.
Nel mese di novembre, dopo il dissequestro disposto dal Tribunale del Riesame, sottopose a nuovo sequestro preventivo non solo le opere già precedentemente bloccate, ma anche i dodici varchi doganali e la famigerata recinzione di via del Mare.
“Una tecnica costruttiva gravemente lesiva del paesaggio”, la “destinazione urbanistica di un’area di rilevante interesse archeologico” e “l’assenza di attestata agibilità delle opere”, in particolare i varchi: si legge in alcuni passaggi del provvedimento.
La posizione del Comune di Brindisi era stata per qualche tempo molto dura: l’allora sindaca Angela Carluccio aveva tentato in tutti i modi di bloccare la realizzazione di una recinzione che (è sotto gli occhi di tutti) rappresenta un orrore sul nuovo lungomare e soprattutto è del tutto differente da ciò che era stato previsto nel progetto originario. Il tentativo di Palazzo di Città di interrompere i lavori e tentare di raggiungere un accordo diverso con l’Autorità portuale, anche a costo di portarla davanti ai giudici, si è bloccato con la caduta della giunta Carluccio e l’arrivo del commissario prefettizio. Pochi mesi dopo l’insediamento e qualche riunione, il Comune si accontentò di quei 40 metri di plexiglas che per altro non sono mai stati realizzati. Ora però l’inchiesta della procura va a scavare anche in quelle riunioni, in ciò che è stato scritto nei verbali e in quello che è stato solo detto.
E sul perché, nonostante gli accordi non siano stati rispettati, dal Palazzo di città nessuno si sia mosso in maniera formale.