Prima la telefonata, poi la visita a casa: ecco come truffavano i pensionati brindisini

Si presentavano di volta in volta come avvocato difensore di un parente trattenuto dai carabinieri dopo aver provocato un incidente stradale, o come un figlio o un nipote della vittima, chiedendo di versare un importo per saldare in contrassegno un corriere che avrebbe dovuto consegnare un pacco: in questo modo riuscivano a truffare decine di pensionati sottraendo loro spesso anche ingenti somme di denaro e oggetti preziosi. L’operazione scattata all’alba e condotta dai carabinieri della compagnia di San Vito dei Normanni è la prima del genere nel meridione e la seconda in Italia. In manette è finita l’intera banda di giovani truffatori, tutti originari della provincia di Napoli.
Due le ordinanze di custodia cautelare in carcere e quattro ai domiciliari emesse dal gip del Tribunale di Brindisi su richiesta del pm Alfredo Manca.
Gli arrestati sono Fortunato Rivieccio, Alessio Scialò, Emanuele Vitulli, Emanuele Limatola, Vincenzo Siano e Arnaldo Abete, tutti di Napoli.

Il capitano Antonio Corvino, comandante della compagnia carabinieri di San Vito dei Normanni

Le indagini, coordinate dal pm Alfredo Manca della procura di Brindisi, sono state condotte attraverso l’analisi delle celle telefoniche e dei tabulatiLe accuse sono di associazione per delinquere finalizzata alla truffa. La banda si era mossa tra San Vito dei Normanni, Ceglie Messapica, Fasano, San Pancrazio Salentino, Ostuni e Latiano. Dieci le truffe portate a termine, altre 14 sfumate grazie all’intuito delle anziane vittime, evidentemente al corrente dei potenziali raggiri.
La tecnica utilizzata dalla banda era molto sofisticata: alcuni telefonisti restavano a Napoli, mentre le squadre di trasfertisti raggiungevano i comuni della provincia di Brindisi scelti e inviavano la posizione della strada ai complici. Attraverso il sito delle pagine bianche i basiisti individuavano numeri di telefono relativi alla strada indicata e cominciavano a chiamare sino a quando dall’altra parte non sentivano la voce di un anziano. A quel punto scattava la seconda parte del piano che prevedeva la circuizione della vittima e l’invito a fare entrare nella sua abitazione i complici che attendevano per strada.
Per alcuni giorni i componenti della banda rimanevano in paese affittando stanze in bed and breakfast. Per poi fuggire una volta raggiunto l’obiettivo programmato. Un sistema blindato da un uso di sim card intestate a extracomunitari e usate solo per effettuare poche telefonate.
A far saltare tutto l’errore compiuto da un telefonista che in un’occasione aveva utilizzato una sim non protetta, consentendo ai carabinieri di avviare le indagini risalendo al suo cellulare e a quello dei complici. A quel punto il lavoro investigativo è stato lento e complesso ma ha portato all’identificazione dei malviventi, effettuata dalle stesse vittime delle truffe.
Venticinquemila euro complessivamente il bottino accumulato dai criminali, tutti giovanissimi. In una occasione erano riusciti addirittura a portare via dodicimila euro a una pensionata. Le lacrime della donna, portata in caserma e invitata a riconoscere chi l’aveva raggirata in maniera così crudele, hanno messo la parola fine alle indagini e spalancato le porte del carcere alla banda di giovanissimi, autori di uno dei reati più spregevoli