«Quelle scritte omofobe mi hanno fatto sentire più libero»

di Lucia Portolano per il7 Magazine

Ha la sfrontatezza tipica di un ragazzo di 18 anni. È molto sicuro di se, e finisce ogni frase sorridendo. Quel sorriso gli è stampato sul volto come se facesse parte dei suoi tratti somatici. Come ti senti? “Sto benissimo- dice – anzi, forse mi sento anche meglio”. Francesco ha 18 anni, viene da un paese della provincia di Brindisi, frequenta l’ultima classe all’istituto Alberghiero Pertini, giovedì scorso qualcuno ha riempito le scale della scuola e le pareti esterne con scritte omofobe contro di lui. La reazione dei compagni di scuola è stata esemplare: le scritte sono state immediatamente rimosse e la scuola è stata tappezzata da striscioni e lenzuola con frasi a sostegno dell’amore senza distinzione, coniando l’hashtag #siamotuttifroci. Il giorno successivo nel parco Cesare Braico gli studenti, anche delle altre scuole cittadine, hanno organizzato un flash mob a sostegno del loro compagno e delle libertà delle scelte sessuali. Lui con gran coraggio ha preso la parola ed ha ringraziato tutti pubblicamente. Dopo di lui anche altri studenti hanno fatto coming out ed hanno raccontato le loro storie, le loro esperienze e alcuni anche il loro dolore.
Cosa hai provato davanti a quelle scritte dove c’erano anche il tuo nome e cognome?
“Ho sentito un po’di rabbia, ma non mi sono lasciato scalfire. Ho un carattere forte io e non mi faccio abbattere facilmente. Per me non erano degli insulti, chi ha fatto questo si è offeso da solo. Questa gente è stata isolata dalla reazione di tutti miei compagni, dagli studenti delle altre scuole e dai professori”.
Ma ti aspettavi una simile reazione?
“Dalla mia scuola sinceramente si, perché già altre volte i ragazzi hanno dimostrato di essere contro l’omofobia e di non aver alcun problema. I problemi a volte, ce li hanno più gli adulti. Sono invece rimasto piacevolmente sorpreso da tutti gli altri studenti provenienti dagli altri istituti. Sono felice di questo. Al sud purtroppo ancora non è maturata l’idea del rispetto delle scelte personali in ambito sessuale. Questa è stata una bellissima risposta”.
Cosa ti senti dire all’autore di quelle scritte?
“ Io francamente non so chi sia stato. Mai nessuno mi aveva offeso prima di giovedì, anche perché solo i miei amici più stretti e la mia famiglia sapevano sino a quel giorno che sono omosessuale. Certo ora lo sanno tutti (sorride), ma francamente mi sento molto sereno e libero di essere me stesso, chi ha scritto quelle frasi mi ha fatto quasi “cortesia”. Da giovedì non ho più nessun problema. Non ho nessun rancore nei loro confronti. Sono persone inutili per la società, incapaci di confrontarsi e di rispettare chi è diverso da loro”.
È cambiato qualcosa dopo l’episodio di giovedì?
“A parte che i miei follower su Instagram sono passati da 600 a 900 in poche ore, ovviamente scherzo, devo dire che oggi mi sento più sereno. Ho ricevuto decine di messaggi da ragazzi che non conosco che mi ringraziano per il coraggio che ho avuto, qualcuno ha detto che al mio posto si sarebbe suicidato. Sono felice se con la mia reazione sono riuscito a dare coraggio ad altri ragazzi. Sono fiero di questo. Fortunatamente sono stato preso di mira io che ho un carattere forte (lo ha detto anche mia madre), altri al mio posto forse non sarebbero più tornati a scuola. Ma io non mi vergogno, io non cambierei nulla di me stesso. Certo, forse vorrei essere più “figo”- scherzo. Sono contento così, sono anche fortunato, ho miei genitori accanto e da qualche tempo mi sono anche fidanzato. E poi c’è l’affetto dei mei amici”.
Quando hai capito di essere omosessuale?
“In realtà dentro di me l’ho sempre saputo, ma avevo paura di essere giudicato. Quando mi piaceva un ragazzo mi dicevo che non potevo farlo per non deludere i miei genitori. All’inizio ho tentato di reprimere tutto, ho avuto delle ragazze, ma poi a 16 anni ho detto basta con le donne, perché proprio non ce la facevo. Da allora sono stato me stesso”.
Come l’hanno presa i tuoi genitori?
“La prima a saperlo è stata mia madre (42 anni), lo ha scoperto la scorsa estate. All’inizio è rimasta un po’ delusa all’idea di non avere dei nipoti, ma poi è stata fantastica: mi ha detto che ero suo figlio e che avrebbe rispettato le mie scelte. Per me è stato un sospiro di sollievo, perché non dovevo più nasconderlo, potevo essere vero. A mio padre (47 anni) lo ha detto mia madre, lui non ha mai proferito parola sull’argomento ma il suo atteggiamento nei miei confronti non è mai cambiato”.
Temi che ci possano essere in futuro, anche nel mondo del lavoro, delle discriminazioni?
“Penso proprio di no. Mi sento sereno, non sono diverso dagli altri, amo solo una persona del mio stesso sesso. Voglio andare all’Università e studiare Scienze motorie, ho provato a fare lo chef, ma la vita in cucina non mi è piaciuta. Invece amo lo sport, gioco in una squadra di pallavolo”.
Sulla scorta di questa tua esperienza vorresti lanciare un messaggio ai tuoi coetanei?
“Venerdì mattina durante la manifestazione in tanti hanno raccontato le proprie storie, difficoltà e sentimenti simili. Io posso solo consigliare di essere se stessi e di non temere dei giudizi degli altri perché le persone che ci vogliono veramente bene lo faranno a prescindere, senza alcuna distinzione. Ditelo liberamente, solo così potrete essere davvero felici”.