
“Grazie ragazzi, a tutti. Ci avete salvato la vita e non esagero. Grazie ancora”. Il messaggio Whatsapp arriva sui telefonini del gruppo “Anonymus”, sette giovani (tre brindisini, un carovignese, un barese e due rutiglianesi) che praticano per divertimento e senza alcuna velleità di competizione il “softair”, il gioco che simula azioni militari con armi finte in spazi aperti. La squadra, di ritorno da una di quelle nottate che loro amano definire di goliardia e cazzeggio allo stato puro, si è trovata a compiere molto più di un’azione vera di guerra e senza armi: ha salvato la vita a un giovane ciclista che era stato circondato da tre pitbull e, ormai sfinito e già morso più volte, stava per cedere dopo essersi fatto scudo con la bicicletta, anch’essa ormai devastata dai morsi degli animali inferociti.
Protagonisti del salvataggio sono stati Edoardo Caliandro, Mirko Pinzi, Gianfranco De Filippo, tutti e tre di Brindisi, il carovignese Daniele Sisto, il barese Amedeo Sollazzo e i rutiglianesi Marco Gasparini e Antonio Milillo. Il gruppo partecipava nei pressi di Surbo a un memorial di softair dedicato a un ragazzo morto in un incidente stradale e stava per fare rientro a Brindisi a bordo di un furgone.
“Mentre eravamo sul furgone in una stradina di campagna”, racconta Amedeo Sollazzo, abbiamo incrociato un ciclista che si dirigeva frettolosamente verso di noi, trascinando quasi di peso la sua bici. Appena ci ha raggiunto, ci ha fatto segno di volerci parlare. Ci siamo ritrovati di fronte una faccia disperata, in lacrime, agitatissimo che ci chiede aiuto. Noi stavamo già iniziando a prenderlo in giro quando comprendiamo che qualcosa di grave era successo o stava accadendo. “Ragazzi vi prego, aiutatemi. Fatemi salire, vi prego. Andiamo andiamo, ho lasciato più in là un mio amico. Tre pitbull lo stanno aggredendo ferocemente. Io ho fatto in tempo a scappare. Vi prego aiutatemi.
“Lo abbiamo fatto salire sul furgone – continua Sollazzo – e abbiamo ripreso la strada velocemente e dopo un paio di curve ci siamo trovati davanti a uno scenario agghiacciante. Tre pitbull inferociti, indemoniati che avevano accerchiato un altro ciclista e che volevano azzannarlo, saltandogli addosso. Questo ragazzo, con le poche forze che gli erano rimaste, cercava di farsi scudo con la sua bici ormai distrutta dai morsi dei cani. Il ragazzo, già insanguinato, era allo stremo delle forze. Se avessimo ritardato un solo minuto ancora non ce l’avrebbe fatta a resistere più. Gli abbiamo fatto segno di portarsi sul retro del furgone e lui, sempre facendosi scudo con la bici, è riuscito ad avvicinarsi al portellone e a salire.
“Siamo scappati a tutta velocità mentre i pitbull ci inseguivano cercando di mordere gli pneumatici del furgone. Arrivati sulla strada asfaltata abbiamo chiamato prima i carabinieri, poi i ragazzi che erano ancora sull’obj per avvisarli del pericolo e infine ci siamo diretti al pronto soccorso dove il nostro torneo è finito tra abbracci e lacrime”.
Quel ragazzo è salvo per una serie di circostanze favorevoli. Quando il team «Anonymus», alla fine della gara stava per lasciare il campo di gioco nel cuore della notte è stata convinta a rimanere perché un altro concorrente ha voluto offrire birre e cibo. «E così il nostro amico, senza immaginarlo, ci ha “obbligati” a continuare il torneo», racconta ancora Sollazzo.
«Noi abbiamo scelto di non essere inseriti nelle classifiche perché per noi è solo divertimento, la possibilità di stare insieme. Comunque siamo rimasti e questo è stata una circostanza che poi ha inciso su quello che è successo dopo. La seconda coincidenza è stata che quando la mattina dopo stavamo per andare via. Alle 10.30 di mattina. Ci troviamo nelle campagne di Lec in mezzo al nulla. Ritorniamo al furgone e iniziamo a sfotterci come solo noi sappiamo fare. Decidiamo di sparare un razzo di segnalazione per fare l’ennesima cazzata di gruppo. Parte ‘sto razzo che sembrava volesse raggiungere la galassia. Ad un certo punto capiamo che forse non dovevamo spararlo e così decidiamo di ripartire».
Pochi minuti dopo sono sulla stradina e incrociano il primo ciclista terrorizzato, lo caricano a bordo e raggiungono il secondo. Salvandogli la vita. Qualche secondo di ritardo e forse non ci sarebbe stato più nulla da fare.
E così il team «Anonymus», specializzato in battaglie simulate, compie un’azione di salvataggio vera, verissima. Le lacrime e la gratitudine del ragazzo salvato, gli abbracci. Un’avventura da ricordare.