Spy-story dei vini: «Maci mi chiese in segreto i video di una cantina concorrente»

Antonio Carrozzo, l’ex poliziotto arrestato con le accuse di violazione della privacy e di esercizio abusivo dell’attività di investigatore privato, nega di aver tradito il patto fiduciario con la cantina “Megale Hellas” di San Pietro Vernotico vendendo informazioni su questa a una diretta concorrente, ossia la Cantine Due Palme di Cellino San Marco amministrata da Angelo Maci. E di aver solo finto di accettare la richiesta quest’ultimo, dopo aver informato il proprietario della «Megale’. Si infittisce dunque il mistero sulla presunta “spy-story” all’ombra del negroamaro «brandizzato» che emerge a margine dell’inchiesta condotta dalla polizia amministrativa della questura di Brindisi e coordinata dal sostituto procuratore Raffaele Casto, concentrata soprattutto sulla presunta effettuazione di intercettazioni ambientali non autorizzate, con microspie piazzate nelle abitazioni di mogli sospettate di tradimento.
Sequestrando 77 clip audio che facevano parte dell’archivio di registrazioni custodite a Carrozzo (circa sei ore e 40 minuti), gli investigatori hanno scoperto alcune conversazioni registrate dall’ex poliziotto con Maci, all’insaputa di quest’ultimo, nel corso delle quali l’imprenditore vinicolo (uno dei più noti della Puglia) avrebbe chiesto di fornirgli materiale audiovisivo sull’azienda concorrente per la quale gestiva il servizio di sorveglianza esterno.
Nell’interrogatorio di garanzia dopo l’arresto, il 30 aprile scorso, parlando in videoconferenza, ha fornito la propria versione dei fatti su quelle conversazioni. Carrozzo racconta che l’avvocato Mauro Calisi, genero di Maci nonché colui che lo aveva contattato come “mediatore” per gli incarichi di una nota azienda multinazionale, avrebbe chiamato l’ex poliziotto informandolo che Maci voleva un incontro. “Visto che l’agenzia di mia moglie, la Global Service, fornisce servizi di portierato alla Megale Hellas, pensavo che Maci fosse interessato a un servizio analogo per la Due Palme”, ha dichiarato Carrozzo. Nel corso dell’incontro invece, sempre secondo quanto dichiarato dall’arrestato. Maci palesava la necessità di effettuare indagini per una dipendente infedele: in quella occasione Carrozzo avrebbe così messo in contatto l’imprenditore con la Rode Investigazioni. Successivamente Maci avrebbe ricontattato Carrozzo, sempre tramite l’avvocato Calisi, e nel corso di un nuovo incontro, conscio dell’attività di portierato svolto dalla Global Service di De Giorgi Enza per la Megale Hellas, avrebbe chiesto i filmati di sorveglianza della cantina Megale Hellas in modo da individuare ogni movimento di mezzi in entrata e in uscita.
Carrozzo ha dichiarato che, comprese le intenzioni di Maci, circa mezzora dopo informò l’imprenditore Giuseppe Caragnulo, legale rappresentante della Megale Hellas, consigliandogli di sporgere denuncia contro Maci. Ma Caragnulo (sempre secondo Carrozzo il cui difensore Rolando Manuel Marchionna ha già chiesto al pm Raffaele Casto di sentirlo a sommarie informazioni sul punto) avrebbe chiesto a Carrozzo di assecondare il Maci per capire dove volesse arrivare. Sarebbe per questa ragione (è la giustificazione fornita ai magistrati da Carrozzo) che nel corso del secondo incontro registrò la conversazione con Maci, «fingendo di assecondarlo», per precostituirsi prova del tentativo del legale rappresentante della Due Palme di corrompere lui e “spiare” la concorrente Megale Hellas.
Nel terzo e ultimo incontro, anche questo registrato da Carrozzo, quest’ultimo consegna a Maci dieci copie di hard disk contenenti i filmati delle videocamere di sorveglianza Megale Hellas, riguardanti le attività svolte all’interno della cantina nel periodo della vendemmia ma soprattutto dei mezzi in entrata ed uscita dalla Megale, in particolare i camion che conferiscono uva.
Dal mese di luglio dello scorso anno lo stabilimento vinicolo di San Pietro Vernotico finì in amministrazione giudiziale dopo l’operazione “Ghost Wine” per una presunta sofisticazione di vino che portò all’arresto dello stesso Giuseppe Caragnulo. Successivamente la Cantina sampietrana ha ripreso a funzionare regolarmente, tutti i vincoli giudiziali sarebbero decaduti e il vino inizialmente posto sotto sequestro sarebbe stato venduto senza interrompere il filo con i fornitori. La Megale Hellas ha un fatturato importante, compreso tra i 70 e gli 80 milioni di euro all’anno.
Carrozzo, nel corso dello stesso interrogatorio di garanzia, ha ammesso di aver effettuato investigazioni per documentare l’infedeltà coniugale di una moglie, non avendone titolo, ma ha negato di aver utilizzato intercettazioni ambientali, collocando microspie nell’abitazione della donna.
Ed è su questa linea difensiva che si fonda il ricorso presentato al Tribunale del Riesame dall’avvocato Rolando Manuel Marchionna, difensore di Carrozzo, di D’Alò e di altri due indagati a piede libero, e con il quale viene richiesto l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare.
Sul tema delle intercettazioni ambientali e della presunta violazione della privacy, nonché di quella del domicilio per la collocazione delle microspie, si gioca una partita decisiva nell’indagine che intreccia storie di vini e di donne perché sono stati proprio questi i motivi che hanno determinato le esigenze cautelari e dunque l’arresto. La difesa ha sottolineato che su sei ore e 40 minuti di registrazioni sequestrate dalla polizia, solo i due brevi clip di pochi secondi si ipotizzano intercettazioni ambientali che non sarebbero dimostrate.
Carrozzo è indagato, ma a piede libero, anche per aver compiuto investigazioni private senza averne titolo e per aver fornito false dichiarazioni ai poliziotti del commissariato di Mesagne che lo avevano fermato, durante un pedinamento.
Intanto Angelo D’Alò, l’altro indagato finito agli arresti domiciliari, dopo aver inviato un certificato medico nel giorno dell’interrogatorio di garanzia chiedendone il rinvio, ha comunicato di rinunciarvi tenuto conto del fatto che aveva già sostenuto due interrogatori davanti al magistrato inquirente. Gli altri tre indagati a piede libero, tra cui la compagna di Carrozzo chiederanno al pm di essere interrogati subito dopo la decisione del Tribunale del Riesame la cui udienza sarà fissata nei prossimi giorni.